Sale la tensione tra Lega e M5s e adesso lo scontro si sposta sui rifiuti, in particolare sulla realizzazione dei termovalorizzatori. A far scattare la scintilla è il vicepremier Matteo Salvini che al termine del G7 di Parigi ha detto che «i no ai termovalorizzatori sono assolutamente senza senso, siamo l’unico Paese occidentale che invece di valorizzare i rifiuti e trasformarli in energia spende dei soldi per mandarli in Germania, in Francia, in Olanda, in giro per il mondo...Mi sembra fuori dal mondo. In Italia c'è bisogno di sì». Al G7, dice Salvini, si è parlato di «crimini ambientali: è chiaro che lo smaltimento illecito dei rifiuti ce l’hai se i rifiuti non li valorizzi». Ha quindi ricordato l’emergenza in Sicilia e il rischio di nuove crisi in Campania e a Roma. «I rifiuti – ha concluso - o li differenzi, o li valorizzi o li mangi. Ma siccome mangiarli non ci piace...».
Ma il ministro dell’Ambiente Sergio Costa risponde prontamente: «Se Salvini insiste, insisto anch’io. Il mio no agli inceneritori non è ideologico, ma tecnico economico. Andando verso la differenziata spinta - aggiunge Costa - come ci chiede l’Europa, non c'è motivo di avere i termovalorizzatori, che richiedono un minimo di 7 anni per la realizzazione e altri 20 anni per l’ammortamento».
Ma il botta e riposta non finisce: «Macchè venti anni - replica Salvini - ma se tutta Europa ha i termovalorizzatori, sono scemi tutti gli altri e siamo furbi noi?. C'è il ministro dell’ambiente che dice che i termovalorizzatori non convengono - aggiunge - non vorrei che mezza Italia ritornasse in emergenza rifiuti perché qualcuno pregiudizialmente dice no a valorizzare i rifiuti e trasformarli in energia. E’ una posizione preconcetta, pregiudiziale».
Stamattina, dalle pagine del Corriere della Sera, il nuovo affondo di Costa: «Salvini non sa di che cosa parla. Prima di criticarmi deve studiare», «sui temi ambientali sbaglia e se mi attacca vuol dire che lavoro bene. Prendiamo i termovalorizzatori - spiega ad esempio - Volerne costruire di nuovi è antistorico, soprattutto quando alcune regioni, Lombardia e Veneto tra queste, stanno pianificando di chiuderli. È una questione di buon senso che si spiega con i numeri. Secondo gli obiettivi europei – prosegue - gli inceneritori bruciano rifiuti indifferenziati non riciclabili e non compostabili, e noi abbiamo un accordo con l'Europa per cui entro il 2030 dobbiamo arrivare al 70% di raccolta differenziata. Cosa ci mettiamo quindi in quegli ipotetici impianti che nel 2030 avremmo appena finito di costruire? Non è un caso che nel contratto di governo che anche la Lega ha siglato c'è scritto di superare gradualmente gli inceneritori. Io non voglio che si costruiscano impianti che non servono - aggiunge il ministro dell’Ambiente - . Ma gli impianti di compostaggio sì, sono loro il futuro visto che smaltiscono il materiale organico, ovvero il 40% dei nostri rifiuti. È questo il problema di Salvini», aggiunge, «ragiona con i vecchi paradigmi produttivi, il cambiamento climatico ci impone una svolta radicale nel nostro modo di pensare».
Intanto, sullo sfondo rimane il rischio emergenza in Sicilia, dove è stato bocciato il piano della Regione e in Calabria dove il 30 giugno chiuderà la discarica di Columbra, l’unica ancora attiva in tutta la regione.
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