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Due ragazze e quel bacio davanti al Ministro dei Selfie Matteo Salvini

Gaia e Matilde immortalate mentre si baciano in un selfie con Matteo Salvini

Battere il Ministro dei Selfie con le sue stesse armi? Fatto. Manifestare nel modo più e poetico per i diritti civili? Fatto. Trasformare la solita galleria autocelebrativa a mezzo social del Ministro dell'Egocentrismo in ondata virale d'opposizione? Fatto.

In un Paese in cui la lotta politica ormai si svolge quasi esclusivamente sulla ribalta del web, i porti vengono “chiusi” con un tweet, i colleghi ministri sono contestati con un post, le idee sul Def si cambiano a mezzo social, i ministri si defollowano tra loro e la cosa viene commentata né più né meno che come una crisi politica (tra poco ci aspettiamo che invece di un partito si crei un gruppone Facebook, o meglio Whatsapp...), il gesto di Gaia e Matilde, le due ragazze che a Caltanissetta, dove il Ministro della Gastronomia era in tour elettorale, hanno chiesto un selfie per poi darsi un bacio sulla bocca, ha un bellissimo valore politico.

Non è la prima volta che un “sostenitore” chiede al Ministro della Nutella un selfie, e poi ne approfitta per un gesto di dissenso che immediatamente si diffonde dappertutto, in obbedienza alla natura della Rete (natura che il Ministro delle Divise conosce benissimo, e sfrutta egregiamente per la sua propaganda). Gaia e Matilde (due giovanissime nissene che studiano a Torino e non sono “una coppia”, ma solo amiche, e quel giorno erano lì per manifestare assieme al Circolo Arci, proprio perché il Ministro dei Social - hanno detto - «gioca coi diritti delle persone») si sono baciate - davanti allo sguardo attonito del Ministro delle Sagre - dando la risposta più tenera, allegra e pacifica agli attacchi pieni di livore che le “famiglie arcobaleno” e in generale chiunque lotti per i diritti delle persone Lgbt ricevono spessissimo (con un picco nei giorni del convegno di Verona) proprio dalla parte politica del Ministro delle Degustazioni, che, dopo l'episodio, ha commentato - ovviamente - «Auguri e figli maschi», sostenendo che la cosa non gli ha dato fastidio. «A me fa piacere; anzi - ha detto - basta che non si faccia finta che non esistono le mamme e i papà». Come se le rivendicazioni sui diritti civili e la lotta all'omofobia fossero una crociata contro i ruoli genitoriali.

D'altronde, tutta la narrazione tossica del Ministro di Instagram è basata su questi fraintendimenti: le “famiglie arcobaleno” minacciano le famiglie tradizionali; i migranti minacciano la nostra cultura; gli “aggressori” sono sempre qualcosa di esterno, individuato come Altro e Nemico, contro cui bisogna, letteralmente, armarsi. Bene, Gaia e Matilde lo hanno mostrato con chiarezza: noi non ci armiamo. Noi ci amiamo.

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