Calano le vittime tra i migranti nel Mediterraneo, ma crescono esponenzialmente i rischi di morire durante la traversata verso l’Italia, secondo i dati diffusi dall’Unhcr. Intanto, il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli bacchetta il collega Matteo Salvini: «i porti restano aperti a chi ha diritto di entrarvi».
E Sea Watch mostra una e-mail della guardia costiera che lo scorso 17 maggio offriva disponibilità alla nave della ong per urgenze sanitarie. Mentre negli ultimi giorni si sono susseguito in Sicilia e Sardegna gli arrivi di diversi barchini dalle coste nordafricane. Sono 500 i migranti morti o dispersi nel Mediterraneo nel 2019 a fronte di 18.408 sbarchi secondo le stime dell’Unhcr aggiornate al 20 maggio.
Tra gennaio ed aprile i morti e dispersi sono 406 (in calo rispetto ai 612 degli stessi mesi del 2018): 255 nel Mediterraneo Centrale, lungo la rotta che porta verso l’Italia (erano stati 367 nel 2018); 137 nel Mediterraneo occidentale e 14 nel Mediterraneo orientale. Sempre nel primo quadrimestre del 2019, si registrano in media 327 morti e dispersi ogni mille arrivi in Italia, contro i 39 dei primi quattro mesi dello scorso anno.
Significa che, pur essendo calato il numero assoluto di vittime per la netta flessione delle partenze, la rotta Africa-Italia è diventata molto più pericolosa nel 2019 per chi si mette in viaggio. Nettamente più bassi i dati sulla mortalità per Spagna (20 vittime ogni mille arrivi) e Grecia (2). Sea Watch, dopo l’interrogatorio di ieri del comandante Arturo Centore da parte dei pm di Agrigento, oggi ha diffuso un’e-mail che alle 13.04 dello scorso 17 maggio la Guardia Costiera ha inviato allo stesso Centore che aveva chiesto di poter sbarcare a Lampedusa.
Nella comunicazione si offriva «immediata disponibilità» in relazione «ad eventuali urgenti necessità di carattere sanitario o comunque afferenti alla salvaguardia delle vite umane in mare e che dovessero interessare le persone presenti a bordo». Con questa mail, secondo la ong tedesca, la guardia costiera «offre assistenza nonostante la direttiva del Viminale» che disponeva il divieto di sbarco.
Toninelli, da parte sua, sottolinea che «bisogna rispettare le convenzioni internazionali e il diritto del mare. Chi non lo fa non potrà ovviamente sbarcare in Italia se non prima di aver condiviso insieme con gli altri Paesi europei la destinazione di questi naufraghi». E poi ancora una frecciata a Salvini: «l'altra attività che deve essere incentivata è quella dei rimpatri. Aspettiamo dal ministro dell’Interno che ci siano a partire da settembre dei miglioramenti in questo ambito».
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