Un 'bollino nero' per quattro candidati di Forza Italia e uno di Casapound. Il Codice di autoregolamentazione sulle liste delle candidature, strumento della Commissione parlamentare Antimafia, boccia nomi illustri, come quello di Silvio Berlusconi, e quello di Pietro Tatarella, recentemente alla ribalta perché coinvolto nell’inchiesta sullo scandalo tangenti a Milano.
Secondo il codice di autoregolamentazione le candidature non conformi, in merito a soggetti rinviati a giudizio o con
dibattimento in corso, riguardano - per Forza Italia - quella di Silvio Berlusconi (candidato in tutte le circoscrizioni tranne quella Centro), imputato per corruzione in atti giudiziari e con dibattimento in corso al tribunale di Roma e Milano; Giovanni Paolo Bernini (circoscrizione Centro) condannato a marzo dal tribunale di Bologna per corruzione e per atto contrario a doveri ufficio e prescrizione per induzione indebita a dare o promettere utilità; Salvatore Cicu (circoscrizione Isole), imputato per riciclaggio e con dibattimento in corso.
Diversa è la situazione di Pietro Tatarella (circoscrizione Nord Ovest), in carcere e coinvolto nell’inchiesta sulle
tangenti a Milano. Quest’ultimo ha fatto ricorso al tribunale del Riesame ed è in attesa dell’esito. Per questo è definito 'sub iudice' dalla commissione Antimafia. Emanuela Florino, di Casapound Italia (Circoscrizione Sud), è invece imputata per associazioni sovversive e banda armata e con dibattimento in corso.
È nelle liste della Lega, invece, l’unico candidato 'impresentabile' alle elezioni regionali in Piemonte di domenica prossima: si tratta di Riccardo Lanzo, rinviato a giudizio per corruzione e per atto contrario a doveri di ufficio. Nel Comune di Bari, il bollino nero - in particolare anche secondo la legge Severino - è per Francesco Lezzi, della lista Dirella Sindaco, si cui pende una condanna per detenzione di sostanze stupefacenti, e Annunziata Mega della lista Pensionati, che ha due condanne per ricettazione continuata.
«Alcuni italiani hanno un’idea di legalità da correggere. Ci stiamo provando, anche attraverso la sensibilizzazione
dell’opinione pubblica», ha commentato il presidente della commissione parlamentare Antimafia, Nicola Morra. Le candidature dichiarate «non conformi» riguardano comunque il codice varato dalla scorsa legislatura e a distanza di quasi cinque anni dalla sua prima introduzione nel 2014. E nei prossimi mesi, se approvato dal Parlamento, potrebbe far capolino il nuovo codice, che con il nuovo governo giallo-verde seguirebbe la scia della norma 'spazzacorrotti', contenuta nella nuova legge anticorruzione.
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