L’80% delle preferenze. Il record dei votanti nella storia della piattaforma Rousseau. Luigi Di Maio ottiene quello che cercava e incassa la fiducia degli iscritti: in 44.849, su 56.127 votanti dicono sì alla conferma del capo politico. Anche se in tanti tra gli ortodossi, a partire da Roberto Fico, si dicono contrari alla scelta del leader e non votano.
«Ora ripartiamo più forti ma non mi monto la testa, è il momento dell’umiltà», esulta Di Maio su facebook confermando quanto già ieri, nel corso della lunga assemblea notturna dei parlamentari, era già emerso: la sconfitta alle Europee è destinata ad innescare una vera e propria rivoluzione nell’organizzazione interna del Movimento. Non sarà, tuttavia, una riforma accettata di buon grado da tutti.
Già ieri, nel corso dell’assemblea, quando è emerso il tema della costituzione di una sorta di segreteria politica (o comitato dei saggi, o cabina di regia) in tanti hanno chiesto al capo politico che si trattasse di persone elette dai gruppi e non nominate dall’alto. Saranno, tuttavia, accontentati a metà. «Domani avrete già novità sul rinnovo di alcuni ruoli e procedure interne», preannuncia Di Maio facendo capire, che i sommovimenti che potrebbero avere luogo nelle prossime ore saranno frutto della strategia sua e del suo inner circle, che il vicepremier vede peraltro a pranzo.
Ma, assicura Di Maio, nelle prossime settimane si avrà una nuova struttura organizzativa che deve prevedere «compiti precisi» in capo a persone «individuate dal M5S». Probabile, quindi, il nuovo ricorso alla piattaforma Rousseau. La nuova struttura, nella strategia di Di Maio, avrà deleghe ben precise sui temi, sui territori e sulle liste civiche, vero e proprio trampolino con cui il Movimento proverà a risalire la china. Le novità che Di Maio annuncerà domani non sono note: è un fatto, tuttavia, che i vertici siano in questi giorni al lavoro sulla costituzione di una sorta di segreteria.
Il tema è scegliere i componenti, rispettando le diverse «anime» dei Cinque Stelle. I nomi di Alessandro Di Battista (il cui intervento ieri non è stato esente dalle critiche), Roberto Fico, o Chiara Appendino sono alcuni dei profili che circolano in queste ore. E la disfatta delle Europee sortisce anche altri effetti: nei prossimi giorni Di Maio si dedicherà al Movimento incontrando consiglieri regionali, sindaci, consiglieri regionali e partecipando in prima persona alle assemblee regionali. Una rivoluzione per coloro che si professavano un «non partito».
«Il nostro è un processo di evoluzione appena iniziato», assicura il leader chiamato, nonostante la riconferma, a sminare malumori e tensioni interne emerse già ieri nell’assemblea. Tensioni che hanno messo nel mirino anche la «tanto discussa» (come ammette lo stesso Di Maio) comunicazione. «Abbiamo bisogno di anteporre alla parola comunicazione, la parola etica», è stata, ad esempio, la stoccata di Fico. Servirà, inoltre, un raccordo più stretto tra governo e Parlamento. Perché ieri, nella congiunta dei gruppi, a finire nel mirino sono stati anche i membri M5S dell’esecutivo.
E oggi, invece, a scoppiare è il caso Angelo Tofalo. Il sottosegretario alla Difesa, su Fb, attacca infatti il suo ministro Elisabetta Trenta. «Le ho spiegato che il nemico non è Salvini, ma le scelte del ministero sono influenzate da capi e capetti del passato», scrive Tofalo innescando l’ira dei vertici e anche di tanti parlamentari. «Parole gravi, prendiamo le distanze», si affrettano a dire fonti del M5S. Ma la querelle non sembra finita e, in serata il M5S è costretto a smentire i rumors delle dimissioni di Tofalo. Del resto, il momento delicato, complice un Salvini debordante e un Di Maio che, per ora, ha il difficile compito frenare qualsiasi risposta alle provocazioni leghiste. Ma non si sa per quanto riuscirà a farlo.
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