Economia stagnante, spread che vola, con i titoli a breve termine che quasi fanno peggio della Grecia, borse in tensione anche per l’annuncio di Donald Trump di una nuova 'guerra dei dazi', stavolta con il Messico. E’ in questa cornice già di per sé preoccupante che in Italia si consuma un vero e proprio 'giallo' sulla risposta da dare ai rilievi di Bruxelles sul debito pubblico. Aprendo un nuovo fronte di fibrillazione tra i gialloverdi, che costringe prima il ministero dell’Economia a smentire i contenuti di una bozza circolata nel pomeriggio e poi Palazzo Chigi a fare sapere che si ricorrerà anche alla via giudiziaria contro la diffusione di testi 'fake'.
La mattinata di una nuova giornata di 'passione' per il governo si apre con la revisione dell’andamento del Pil da parte dell’Istat: il primo trimestre è andato un po' peggio di quanto si stimava, segnando un +0,1% anziché +0,2% indicato in precedenza. E soprattutto, sull'anno la proiezione al momento non è più di un +0,1% ma ha il segno meno. Anche se di un solo decimale si tratta di un calo su base annua che non si registrava da fine 2013, quando l’Italia era ancora nella morsa della recessione.
«Andamento stagnante» lo definisce senza mezzi termini l’istituto di statistica, mentre il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, mette in guardia sui rischi di rialzi dello spread che potrebbero 'fagocitarè rapidamente anche l’utilizzo del deficit. Nella notte intanto l’amministrazione Usa ha lanciato un nuovo affondo contro il Messico, minacciando nuovi dazi se non si fermerà il flusso dei migranti. Quanto basta a investire le borse di una nuova, forte turbolenza, che si riflette anche sull'andamento dei rendimenti dei nostri titoli di Stato. Lo spread sale fino a 294 punti (per chiudere poi a 287 con tassi sul decennale in crescita al 2,66%) mentre il Bund scende al minimo storico e il Belpaese che viene considerato a breve termine rischioso quasi quanto la Grecia.
Intanto a Roma e a Bruxelles si attende l’arrivo della lettera di Giovanni Tria con i 'fattori rilevanti' che dovrebbero servire a sventare l’apertura di una procedura di infrazione e la richiesta di manovre correttive, giustificando lo scostamento dei conti rispetto agli obiettivi concordati con la Ue. Nel pomeriggio viene fatto circolare un testo nel quale si riconoscono diverse delle argomentazioni che il governo italiano ha già illustrato nel Def ad aprile, e che il ministro dell’Economia ha ripetuto da ultimo anche ieri al Festival di Trento. L’Italia, i concetti espressi in quella missiva smentita poi dal Tesoro, ha assorbito peggio di altri l’imprevista battuta d’arresto che ha colpito tutta Europa, ha fatto comunque sforzi «significativi» di riduzione del deficit. E anche sul fronte del disavanzo strutturale non ci sono «deviazioni significative» che la Ue vede sulla base di un metodo di calcolo che è ancora penalizzante per Roma, nonostante la revisione dell’output gap. Non solo, c'è la fiducia sulla possibilità nel 2019 di fare anche meglio di quanto previsto e l’impegno a rispettare i target per il 2020. Anche perché, e qui la nota 'stonata' e che ha mandato su tutte le furie l’M5S Luigi Di Maio, è pronto un piano di risparmi al welfare, cioè a reddito di cittadinanza e quota 100.
Non erano questi evidentemente gli accordi, che volevano sì una spending review ma senza toccare le misure di bandiera gialloverdi. La bozza smentita conteneva anche uno stop all’ipotesi, circolata in mattinata e sostenuta da entrambi i partiti di maggioranza, di andare avanti «in deficit» con il progetto della flat tax. Una strada preclusa nelle parole del ministro contenute della bozza, che dicevano chiaramente che il taglio delle tasse si può fare ma «fatti salvi gli obiettivi di riduzione del disavanzo». Difficile immaginare che Tria non condivida almeno questa ultima affermazione. Ma per verificarlo bisognerà attendere la lettera ufficiale, il cui invio è stato annunciato «stasera entro i tempi previsti».
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