Assicura che non c'è guerra con Luigi Di Maio né con il Movimento 5 stelle perché «ce l’ho tatuato addosso». Al punto che è pronto a ricandidarsi in Parlamento se l’alleanza con la Lega non dovesse reggere più. Alessandro Di Battista è sceso ormai in trincea e, a Otto e mezzo, mostra le sue carte nella prima tappa dell’offensiva Tv messa in campo dopo l’uscita del suo libro. «Sì, al 100%», è la risposta secca che dà alla giornalista quando lo incalza sul suo futuro politico, in particolare per sapere se intende fare il bis parlamentare, in caso di voto anticipato.
Poi, fa un passo in più suggerendo un’eccezione: «Se il governo dovesse cadere, da qui diciamo al 15 luglio, chiederei di non considerare questa legislatura». Insomma, Dibba vorrebbe una deroga nel computo del limite dei due mandati che è sancito nelle regole del Movimento. Ed è un’opinione che, con lo spettro della crisi mai così concreto, non può che fare breccia tra i parlamentari del Movimento. L’ex deputato scalda quindi i muscoli e, dopo le critiche (non velate) mosse nel suo libro "Politicamente scorretto» ai «suoi» passati in un anno dall’opposizione alla stanza dei bottoni, sembra mandare un messaggio che forse non piacerà a tutti.
Nel frattempo semina pace e amore per il sogno che fu di Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo: «Chi ha letto questo libro, sa che è un atto di amore nei confronti del Movimento. E' a sostegno del Movimento e di Luigi». E il più movimentista tra i Cinque Stelle ripete che con Di Maio «c'è un buon rapporto» e che di sicuro per lui vede altri anni da leader politico del Movimento. E sulle chance del governo con la Lega, che pronostici fa? «Mi auguro da cittadino che il governo non cada», rimarca messo alle strette da Lilli Gruber. Ma chiarisce: «Se Salvini vuole fa cadere il governo per ragioni elettorali sonoaffari suoi». Sul vicepremier della Lega che fa le prove da premier non aggiunge molto di più, pur riconoscendo che la sua strategia, mediatica e politica, «sta pagando nel breve termine». Ma la leader leghista non risparmia una stoccata: "Salvini non è un fascista, è diventato conformista. Prima di "prima gli italiani" ha scelto Radio radicale...».
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