Lunedì 25 Novembre 2024

Migranti, scontro tra Salvini e le Ong: il ministro annuncia la chiusura dei porti italiani a Nave Alex

E’ di nuovo scontro tra Matteo Salvini e le ong. Il ministro dell’Interno ribadisce la linea dura e preannuncia la chiusura dei porti italiani a Nave Alex, della rete Mediterranea Saving Humans, che ha salvato 55 migranti in difficoltà a bordo di un gommone in zona Sar libica. «Gli immigrati presi a bordo da Mediterranea sono in acque libiche, e attualmente sono più vicini di decine di miglia nautiche alla Tunisia rispetto a Lampedusa. Se questa ong ha davvero a cuore la salvezza degli immigrati - afferma il titolare del Viminale - faccia rotta nel porto sicuro più vicino, altrimenti sappia che attiveremo tutte le procedure per evitare che il traffico di esseri umani abbia l’Italia come punto di arrivo». La notizia dell’avvistamento e del successivo salvataggio dei naufraghi, tra i quali donne e bambini, era stata data dalla stessa ong, che con Nave Alex ha iniziato a monitorare il Mediterraneo centrale e con un tweet aveva informato che a una sua segnalazione il comando generale delle Capitanerie di porto di Roma «ha appena risposto che la Guardia Costiera libica coordina l’evento e sta mandando una motovedetta». I migranti sono poi stati salvati e portati a Lampedusa. «Devono essere salvati, non riportati in Libia», aveva sottolineato l'organizzazione, aggiungendo che «nel corso del nostro pattugliamento abbiamo incontrato il relitto di un gommone. Quasi sicuramente un naufragio. Quanti morti non lo sapremo mai». Ma già prima delle dichiarazioni di Salvini, da Nave Alex era arrivata una bordata verso l’Italia attraverso la portavoce Alessandra Sciurba. «Nel giorno in cui un centro di detenzione con migliaia di persone, di donne bambini e giovani veniva bombardato in Libia, e i migranti in fuga dal disastro venivano falciati dai colpi dei loro carcerieri, il governo italiano ha rinnovato gli accordi con le milizie colluse con i trafficanti e stanzia per finanziarle 6 milioni di euro». Linea dura, quindi, anche da parte di Mediterranea, che difficilmente farà marcia indietro sull'attracco in Italia, soprattutto dopo la vicenda di Carola Rackete e della Sea Watch 3. Difficile considerare un porto sicuro la Tunisia, dove non esiste una legge sul diritto di asilo. Il Paese nordafricano ha sempre detto no alla creazione di centri per l’accoglienza sul proprio territorio come avevano chiesto sia l’Unione europea sia l'Unhcr e il rischio, per chi dovesse riuscire ad entrare, è di rimanere senza uno status e senza alcun diritto. Intanto è finita ancora una volta in tragedia l’odissea di un gruppo di migranti che tentava di raggiungere le coste italiane. Sono 82, secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (l'Oim), i dispersi nel naufragio di un gommone avvenuto ieri sera al largo di Zarzis, in Tunisia. Il gommone sul quale si trovavano era partito lunedì dalle coste libiche di Zwara, 120 chilometri ad ovest di Tripoli, quando si è rovesciato. I primi a prestare soccorso sono stati pescatori tunisini che hanno salvato 4 persone, 3 provenienti dal Mali e uno dalla Costa d’Avorio: quest’ultimo è poi morto in ospedale mentre uno dei migranti maliani è in rianimazione. Le ricerche in mare continuano, coordinate dalle autorità tunisine in collaborazione con la Mezzaluna Rossa e l’Oim, ma le speranze di trovare qualcuno ancora in vita sono di fatto nulle.

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