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Migranti, Salvini chiude il Cara di Mineo: "Riqualificheremo l'area"

Matteo Salvini

«Il Cara di Mineo chiude, ed è una bellissima mattinata...». Così da Caltagirone, all’inaugurazione della nuova sede del commissariato di polizia, il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ufficializza quella che definisce «una promessa mantenuta», che «farà risparmiare 100mila euro al giorno» e «permetterà il recupero di 145 esponenti delle forze dell’ordine».

Il futuro dell’accoglienza, "ma soltanto a chi ne ha veramente diritto», annuncia, sarà «in centri più più piccoli e più controllati». E, avverte il ministro, «chi pensa di fare business sull'immigrazione di massa cambi ragione sociale».

Alle contestazioni di dipendenti ed ex lavoratori del Cara, che dava impiego a 500 persone più oltre un migliaio nell’indotto, che lo accolgono con lo striscione 'lasciati in mutande' risponde durante un incontro: «Ci sono progetti per riqualificare e rivalorizzare quest’area» e «si farà il possibile per aiutare il maggior numero di lavoratori del Cara». La cui chiusura, a 8 anni dall’apertura decisa dal governo Berlusconi, il ministro dedica alle vittime del duplice omicidio per rapina commesso il 30 agosto 2015 a Palagonia: Vincenzo Solano e sua moglie Mercedes Ibanez. Per i delitti è stato condannato all’ergastolo un 18enne ivoriano ospite del Cara.

Sulla gestione dei flussi migratori Salvini ribadisce: «la situazione in Libia non dipende da me, spero che le forze in campo riescano a dialogare, ma nell’ottica che prevenire è meglio che curare stiamo approntando tutti gli interventi possibili». E non esclude i presidi dei porti: «se ce ne sarà la necessità useremo tutti i mezzi democratici per difendere il nostro territorio».

Poi passa alle cifre: «I numeri dicono che gli sbarchi sono calati dell’85% rispetto all’anno scorso, però non bisogna mai abbassare la guardia: né via mare, né via terra», sottolinea il ministro ricordando che «il 40% di partenze avviene dalle coste tunisine. E, ricorda, «siccome lì c'è un governo e un parlamento che ricevono contributi per centinaia di miglia di euro da anni dall’Europa, allora occorre che ciascuno faccia il proprio...». E in una lettera al ministro dell’Interno tunisino sollecita per le procedure di rimpatrio «il ricorso a navi di linea" sottolineando la necessità di rafforzare, anche «con il sostegno europeo», le capacità di sorveglianza marittima, attraverso un sistema integrato basato «su postazioni radar e strutture operative».

I primi rimpatri potrebbero avvenire domani da Pozzallo con l’accompagnamento alla frontiera di 19 tunisini del gruppo di 47 migranti sbarcati nel porto del Ragusano. Altri due sono stati arrestati perché già espulsi con l’accusa di essere spacciatori e un altro fermato come scafista. Intanto proseguono i salvataggi in mare, con 44 migranti soccorsi dalla nave Alan Kurdi in cooperazione con le autorità maltesi, 71 soccorsi da autorità tunisine al largo delle coste delle isole Kerkennah e 50 che stanno per essere recuperati dalla guardia costiera libica e riportati a terra, con Salvini che commenta: «cosi si combattono gli scafisti».

In Italia si continuano a registrare mini sbarchi: 57 la notte scorsa tra Pozzallo e Lampedusa e 27 oggi nel sud della Sardegna con due diversi arrivi. Ma il ministro contesta la definizione 'fantasmà: «Non esistono sbarchi fantasma, sono tutti censiti. Il Viminale li censisce tutti: siamo a 3.020, 'fantasmì compresi. Siamo un Paese serio e chi arriva viene censito». Il ministro afferma di «non avercela con le Ong», perché, spiega «ce ne sono che fanno il loro lavoro in maniera positiva e trasparente», ma «se qualcuno invece trasporta immigrati clandestini non fa un buon servizio». E sulla decisione della Procura di Agrigento di indagare il comandante della barca, Tommaso Stella, e il capo missione, nonché deputato di Leu, Erasmo Palazzotto e di convalidare il sequestro eseguito dalla guardia di finanza della Alex della Ong Mediterranea, Salvini usa l’ironia: «Magari utilizzeranno un deltaplano, un dirigibile, un bimotore...».

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