È un duplice stallo quello che si registra sul commissario italiano dopo il primo faccia a faccia tra Giuseppe Conte e Ursula von der Leyen. Un incontro che, di fatto, si risolve in una fumata nera sull'individuazione del profilo da inserire nell’esecutivo europeo registrando, e allo stesso tempo, con la crescita della tensione tra Conte e Salvini. Con il primo via via più preoccupato che, nonostante in mattinata il leader leghista gli comunichi l’attesa rosa di nomi, Salvini stia giocando sul dossier del europeo una partita tutta sua, remando quasi contro alla trattativa di Palazzo Chigi. E con il titolare del Viminale che, invece, non sembra credere assolutamente nel successo della trattativa stessa. Conte contava di ricevere von der Leyen presentandogli un nome secco, di valore indiscusso, e adeguato a vestire i panni del commissario alla Concorrenza. Ma Salvini fornisce a Conte solo una rosa di nomi, tutti a trazione politica e fortemente leghista. È una rosa su cui, sia a Palazzo Chigi sia nella war room leghista di Milano Marittima vige il più assoluto riserbo. Rumors parlamentari individuano in Massimo Garavaglia, Giulia Bongiorno e Lorenzo Fontana il possibile trittico che Salvini avrebbe comunicato. Nomi che, secondo fonti di governo ufficiali, Conte non avrebbe neanche fatto a von der Leyen, fermandosi ad una prima valutazione personale. Ma fonti parlamentari ben informate raccontano che il premier avrebbe indicato alla sua interlocutrice il nome di Garavaglia, ricevendo tuttavia un rifiuto. La partita non è solo bloccata sui nomi. Sono le strategie di Conte e Salvini a divergere nettamente. Il premier, nel faccia a faccia (senza delegazioni) di un’ora con von der Leyen ribadisce la volontà dell’Italia ad avere il portafoglio della Concorrenza chiedendo espressamente (usa il verbo inglese "to split") che quel portafoglio non sia spacchettato e quindi depauperato. Il leader della Lega non nasconde con i suoi lo scetticismo per la trattativa di Conte per la Concorrenza. E, più in generale, non crede ad alcun cambio di passo, su nodi chiave come quello dei migranti, da parte una commissione che considera a trazione italo-tedesca e che la Lega non ha votato. E, sebbene fonti ufficiali di partito neghino tensioni tra Conte e Salvini, più di un leghista non fa fatica a disegnare la strategia del leader: fare dei nomi appositamente per farseli bruciare e impostare la sua campagna tutta in chiave anti-Ue. Strategia che, con un leghista membro dell’esecutivo, sarebbe di certo più complicata. E Von der Leyen? Sembra prendere tempo a testimonianza del fatto che un certo scetticismo da parte dell’ex ministra della Difesa per un profilo leghista c'è. Soprattutto se si tratta di porlo a capo di una commissione chiave come quella della Concorrenza. Conte, a quanto si apprende, la saluta assicurandole che le sarà fatto un nome di «chiara caratura politica». Von der Leyen assicura al premier la volontà di lavorare assieme all’Italia, sul commissario e, in generale, sull'Europa. Ma il tempo stringe. Il 26 agosto quel nome dovrà essere formalmente comunicato all’Ue. E, si ragiona nel governo, con il passare del tempo aumentano i paletti da rispettare - come quello del genere - e si riducono le possibilità di avere la Concorrenza. Il M5S per ora non entra nella partita. «Il nome spetta alla Lega e se fosse stato indicato un nome del governo di cui facciamo parte non potrebbe che andarci bene», spiegano. Ma il vicepresidente M5S del Parlamento Ue Fabio Massimo Castaldo, oggi al Messaggero ammetteva la necessità di un profilo tecnico per non perdere l’occasione di un portafoglio di peso. Ed è una possibilità che, ad oggi, sembra tutt'altro che improbabile.