«Sono disposto a fare un patto con Di Maio, io gli consegno i miei computer e lui in cambio permette agli italiani di andare a votare subito. Così Armando Siri su Affaritaliani dopo che il vicepremir M5s ha accusato la Lega di far cadere il governo per evitare che il Senato votasse l'autorizzazione al sequestro del computer dell’ex sottosegretario della Lega. «I miei computer sono a disposizione anche domani mattina. Non ho niente da nascondere. Non ho niente a che fare con la mafia, con i rubli, con pseudo complotti sovranisti e altre scemenze di questo tipo. Siamo al ridicolo di chi non ha argomenti seri da utilizzare e cerca del becero gossip» afferma l’ex sottosegretario accusato di corruzione. "Chi fa le indagini è giusto che abbia tutti gli strumenti per fare chiarezza su qualunque genere di sospetto, in tempi i più veloci possibili. Perché fino adesso tutta questa campagna diffamatoria, che purtroppo dura da mesi, si regge solo su congetture prive di ogni connessione con la realtà. Siamo in un Paese in cui si può inventare una storia, anche la più infamante, appiccicarla addosso all’avversario politico di turno e il gioco è fatto. Se poi non è vero nulla, tutti rimarranno impuniti. È questo un Paese civile?» si lamenta Siri che poi attacca: «quelli che calunniano e diffamano sia nella pubblica piazza sia a mezzo stampa, sono quelli che invocano il rispetto per la magistratura. Ma questo modo di agire non rispetta affatto la magistratura perché queste persone dovrebbero sapere che i processi si fanno in tribunale dinnanzi ai giudici, e non in piazza o sui giornali. Quella è solo gogna preventiva. Una volta funzionava. Tra quelli che sono stati presi di mira in passato qualcuno si è ucciso o si è ammalato. Vite distrutte di persone innocenti messe sulla graticola nel tentativo di invalidare l’avversario e con il solo gusto di provocare dolore e sofferenza». «Io sono tranquillo, ho sempre agito nel rispetto della legge, delle istituzioni e del mio ruolo. L’unica colpa che ho per i miei detrattori è essere al fianco di Matteo Salvini in una battaglia giusta per la crescita, lo sviluppo e il progresso economico, sociale e civile del Paese. Una battaglia che ha tra le sue bandiere principali l’introduzione di una Flat Tax al 15% che darebbe una spinta ai consumi, alla produzione e al lavoro, facendo tornare l’Italia tra i protagonisti industriali del mondo» si difende l’ex sottosegretario che ripete: «Non ho nulla da temere da un processo giusto qualora si decidesse di farlo, ma trovo assolutamente ingiusta e disgustosa questa campagna strumentale di delegittimazione preventiva».