«Si apre oggi una settimana molto importante per l’Italia». Lo dice il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci. «Quello che sembra ormai certo è che siamo all’epilogo di una esperienza di governo innaturale e, per questa ragione, inevitabilmente destinata alla sua conclusione. Da presidente della Regione, da uomo delle istituzioni che ha profondo rispetto per i ruoli e per le regole della democrazia, auspico soltanto che si riesca ad avere presto un governo autorevole con il quale trattare e definire i contenziosi enormi ancora aperti tra il Sud (quindi la Sicilia) e lo Stato». «Sembra che tutti si siano scordati del quadro desolante presentato dalla Svimez. Mi chiedo: può un governo fondato su un altro contratto, ma sempre e comunque tra opposte visioni della vita e della società, determinare quella autorevolezza indispensabile e quella forza politica necessaria? Dubito». Anche perchè il rischio, per Musumeci, è dare vita a un governo di scopo, «dove l’unico scopo è non restituire la parola al popolo sovrano. Il che è sempre un male se si considera che il popolo si è espresso a favore del centrodestra dal 2017, quando vincemmo in Sicilia, fino a pochi mesi fa. E ad ogni turno (regionali, nazionali, amministrative ed europee) ha sempre dato una indicazione netta». Prosegue Musumeci: «Non invidio il presidente Mattarella, ma appare fin troppo comodo lo sport con cui tutte le forze politiche si appellano proprio a lui, per evitare di assumere posizioni nette. È vero, siamo una Repubblica con forma di governo parlamentare. Ma nel 2018 c'è stata una coalizione che è arrivata prima e due altre che sono arrivate seconda e terza. Sarebbe cosa difficile da spiegare che all’opposizione va chi ha vinto le elezioni e al governo chi le ha perse. Peggio delle elezioni, che sono sempre motore della democrazia, è mettere in campo un governo contro il popolo. Anche perchè quando i governi nascono solo dentro il Palazzo, alla fine durano poco e realizzano anche meno».