Domenica 17 Novembre 2024

Crisi di governo, il premier Conte si dimette e attacca Salvini: "Irresponsabile"

«L'azione del governo si arresta qui». E’ quasi a metà del suo intervento nell’aula di palazzo Madama che il premier Giuseppe Conte mette la parola fine ai 14 mesi di governo gialloverde aprendo ufficialmente la crisi. Un intervento in cui il presidente del Consiglio difende quanto fatto - «abbiamo lavorato fino all’ultimo giorno» -, ricorda ancora il lavoro da fare, ma soprattutto ne approfitta per lanciare un duro affondo contro Matteo Salvini. Il premier è una furia e non usa giri di parole nel bollare Salvini come «irresponsabile» per aver aperto una crisi solo per «interessi personali e di partito». Un crescendo di accuse che arriva dopo mesi passati a dosare e mediare ogni parola. Conte ora è senza filtri. Ripercorre i mesi del governo elencando tutti i problemi creati dal leader della Lega, ultimo appunto la decisione di aprire una crisi con il rischio, ricorda Conte, che senza un nuovo esecutivo il Paese andrà in esercizio provvisorio e ci sarà l’aumento dell’Iva: «I comportamenti del ministro dell’Interno rivelano scarsa sensibilità istituzionale e una grave carenza di cultura costituzionale». Il capo del governo che in diverse occasioni si rivolge a Salvini chiamandolo Matteo (Conte è seduto in mezzo ai due vicepremier) lo accusa di aver oscurato quanto fatto dall’esecutivo: «hai macchiato 14 mesi di attività mettendo in dubbio anche quanto fatto dai tuoi ministri». Ma ad un certo punto, il capo del governo arriva a definirsi «preoccupato» da chi «invoca piazze e pieni poteri». L'affondo non si ferma solo alla decisione di mettere fine all’esperienza gialloverde ma tocca anche dossier delicati come il Russiagate. Conte gli imputa di non essere andato in Aula e di aver creato problemi allo stesso presidente del Consiglio. Il capo del governo non tiene fuori nulla dal suo intervento nemmeno il ricorso che Salvini all’uso di simboli religiosi. Si tratta per Conte di «uso incosciente di simboli religiosi». Il premier non sarà l’unico a rimproverare a Salvini l’uso del rosario nei comizi. Insomma parole dure quelle del capo del governo che hanno l’effetto di trasformare l’aula del Senato in uno stadio in cui Lega e Movimento si urlano offese a vicenda replicando quanto accade fuori palazzo Madama dove sostenitori di Lega e pentastellati, si danno battaglia suon di cori ed insulti. Ma la tensione non si placa nemmeno per un minuto perchè il premier non fa nemmeno in tempo a concludere il suo intervento che Salvini, lascia gli scranni del governo per prendere posto in quelli della Lega per lanciare il suo affondo: «Rifarei tutto quello che ho fatto», premette il vicepremier spiegando che se l'esperienza di governo si è interrotta è a causa «dei signor No che da mesi in consiglio dei ministri ed in Parlamento bloccavano tutto. E poi - ricorda - due settimane fa la forza di maggioranza ha votato la sfiducia sulla Tav quindi ci cosa stiamo parlando». Il leader della Lega chiede con insistenza il ritorno alle urne, fa ironicamente gli auguri ai pentastellati in caso di governo con il Pd: «Buon lavoro con il partito di Bibbiano» ma poi con una delle solite giravolte tende di nuovo la mano agli ormai ex alleati: «Se volete fare una manovra coraggiosa, tagliare i parlamentare e completare le riforme noi ci siamo». E’ l’ultima apertura a un ritorno al passato. E'infatti lo spettro di un governo Dem Cinque-Stelle a tenere banco. Un’ipotesi invocata senza giri di parole dall’ex segretario del Pd Matteo Renzi «Non sarebbe un colpo di Stato, serve un nuovo esecutivo per evitare l’aumento dell’Iva». Più cauto il leader Dem Nicola Zingaretti che dice di «apprezzare" le parole di Conte ma chiede che il capo del governo riconosca gli errori perchè solo così si può parlare di una nuova fase politica. Un’ipotesi che vedrebbe l’appoggio di Liberi e Uguali mentre il resto dell’opposizione è sul piede di guerra. Fratelli d’Italia fa eco alla Lega e chiede le elezioni così come Forza Italia: «Conte pensa al bis - dice la capogruppo Anna Maria Bernini - ma l’unico antidoto alla crisi sono nuove elezioni». Con le dimissioni di Conte, le redini della crisi passano nelle mani del presidente della Repubblica che avvierà le consultazioni per verificare la possibilità di un nuovo governo prima di sciogliere le Camere.

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