Un governo vero o si va alle elezioni. E' questa la nuova linea al Quirinale dove il premier Giuseppe Conte è stato chiaro nelle sue comunicazioni: le forze politiche portino rapidamente e con chiarezza le proprie determinazioni sull'interruzione della legislatura. O, viceversa, sulla volontà di tentare la strada di un nuovo governo. E proprio oggi, dopo le dimissioni del presidente del Consiglio, Mattarella ha aperto sul colle un rapido giro di consultazioni, sentendo in un paio di giorni il suo predecessore Giorgio Napolitano, i presidenti di Senato e Camera e le delegazioni delle forze politiche. Nell'assoluto riserbo del Quirinale di queste ore si possono identificare alcune certezze: Sergio Mattarella accetta le dimissioni di Conte pregandolo di rimanere per gli affari correnti. Verificherà in fretta se tra le forze parlamentari è maggioritario il partito del ritorno al voto o del non voto. Immediatamente dopo il capo dello Stato chiederà alle principali forze politiche se sono disponibili (portando nero su bianco una maggioranza parlamentare) a tentare un nuovo governo. Quindi sarà essenziale che i partiti (Pd e Cinque stelle) esprimano il nome di un premier da incaricare per dare corpo all'accordo. Al di là della legge di Bilancio che grava sul timing, le condizioni di questa fase politica sono molto diverse da quelle della primavera 2018. Allora si trattava di costruire un governo sulla spinta delle elezioni. Oggi si affronta una crisi agostana di un esecutivo che aveva un'ampia maggioranza parlamentare e che è caduto per la determinazione di una delle due forze dell'alleanza. Chiarezza e rigore, quindi. Mattarella, da sempre, ha fatto sapere che il presidente della Repubblica non costruisce maggioranze e tantomeno esegue operazioni di sartoria per cucire insieme forze politiche che si respingono. Da oggi chiederà, incalzerà, e ascolterà quanti saliranno allo studio "alla vetrata". Se Pd e M5s gli confermeranno che vogliono tentare il matrimonio dovranno a stretto giro di posta indicargli un nome che abbia chance di dare vita all'accordo. Poi, certo, Mattarella non negherà tempo a chi mostra rigore e chiarezza. Ma sullo sfondo restano, visibili, le elezioni. Già a novembre o a inizio 2020. Naturalmente se il candidato premier dovesse fallire l'operazione di un governo giallo-rosso il presidente formerebbe un governo di garanzia per guidare il Paese al voto. Non sarà il governo giallo-verde a gestire la delicatissima fase elettorale. Intanto, il presidente Mattarella avrebbe già deciso a chi affidare l’incarico di formare un nuovo governo. In particolare sarebbero tre le opzioni che il Capo dello Stato avrebbe in mente per cercare di superare la crisi e trovare una soluzione alternativa alle urne. L’intenzione di Mattarella sarebbe quella di coinvolgere il più possibile il Parlamento, tentando la formazione di un governo di larghe intese, che includa, per l’appunto, il maggior numero di partiti possibile, non solo M5S e PD, dunque. Per riuscirci potrebbe giocarsi la carta del premier terzo, o tecnico che dir si voglia, ovvero una personalità che non sia iscritta ad alcun partito e che dunque sia equidistante dalle forze politiche in campo. Tra i nomi che si rincorrono, c'è quello di Raffaele Cantone, il magistrato napoletano che sino al 23 luglio scorso è stato alla guida dell’Autorità nazionale anticorruzione.