Passi il primo 'tradimento' un anno fa, quando la Lega preferì i Cinque stelle come alleati di governo. Ma non un secondo, scegliendo stavolta l’autarchia e quasi silurando il partito di Silvio Berlusconi, paragonato al nemico storico. «Non abbiamo bisogno di niente e di nessuno», è il messaggio che Matteo Salvini manda apertamente agli azzurri in un comizio nel padovano. E spiega: «Se siamo usciti da un’alleanza perché non ci facevano fare le cose, non è che entriamo in un’altra..». Per Forza Italia è troppo. «Salvini sbaglia nemico», denuncia e tira fuori le unghie, ricordando i patti che legano il centrodestra in molti territori e quelli che potrebbero saltare alle prossime regionali, complice il 'pericolo giallo-rosso'. «È inaccettabile che Salvini ci paragoni ai 5S», tuona la capogruppo al Senato Anna Maria Bernini, anche perché FI è «il partito del fare, altro che no», rimarca. L’altra capogruppo Mariastella Gelmini ricorda che i leali sono loro, tanto che «abbiamo votato perfino alcuni provvedimenti del governo giallo-verde». Non risparmia critiche a Salvini nemmeno Mara Carfagna, che però guarda avanti: se nascerà un’alleanza giallorossa «noi dobbiamo costruire l’alternativa», annuncia in un’intervista alla Stampa, e immagina nuovi schieramenti politici con M5s-Pd da un lato e centrodestra dall’altro, per cui «vedrà la luce un nuovo bipolarismo». Ma finora di unità nel centrodestra se n'è vista poca, e nonostante le schermaglie in corso tra il Nazareno e il Movimento di Di Maio, alle prese con una trattativa di governo ancora ballerina. Anzi, le crepe tra Lega e FI si fanno più profonde. Del resto la sensazione che il leader leghista stia correndo da solo, per uscire dalla crisi, è diffusa. L’ultimo esempio è l’appello lanciato al presidente Mattarella: «Metta fine a questo vergognoso mercato delle poltrone, convochi le elezioni e restituisca la parola e la dignità agli italiani», chiede l’ex vicepremier. Ma perché, in questa richiesta, non coinvolge il resto del centrodestra?, si chiedono molti forzisti. «Non esiste il centrodestra dei buoni e quello dei cattivi», ironizza Giorgio Mulè, convinto che in questo momento non servano né le «pretese di autosufficienza» della Lega né le «patenti di coerenza» rivendicate da Fratelli d’Italia. E conclude: «Solo se unito, il centrodestra ha vinto e può tornare a vincere». A proposito di prossime vittorie o sconfitte, è la Gelmini ad ammonire il segretario della Lega: «Salvini dovrebbe essere lungimirante, da soli non si va da nessuna parte. A cominciare dalle imminenti regionali - sottolinea la deputata - dove potrebbero profilarsi accordi o accordicchi in salsa giallo-rossa». Il caso dell’Umbria è il più vicino - si vota a ottobre - e il più rischioso.