Lunedì 23 Dicembre 2024

Conte prova a mediare fra Pd e M5S: passi avanti dopo l'incontro, Di Maio riunisce lo stato maggiore

AGGIORNAMENTO DELLE 19.38. Gli italiani avranno diritto ad esercitare democraticamente e pacificamente la legittima difesa contro questo Governo truffa». Lo ha detto il ministro dell’Interno Matteo Salvini in conferenza stampa, spiegando che «vogliono smontare quello che abbiamo costruito, ma ci saranno le elezioni regionali, almeno queste non potranno sospenderle». AGGIORNAMENTO DELLE 19.29. «Da giorni le interlocuzioni sul programma del #Governodisvolta sono esclusivamente tra Pd e M5S. A questo si aggiungono le ultime polemiche, e i dubbi aumentano. Evidentemente l’intenzione è fare da soli, sia al Governo che in Senato: altro che svolta! Auguri e buon lavoro!». Lo scrive in un tweet il senatore di Leu Pietro Grasso. AGGIORNAMENTO DELLE 19.20. «Trovo sacrosanto provare a cambiare la maggioranza anche se non è escluso, come dice Calenda qui, che ci possa essere un effetto boomerang». Lo dice Pierluigi Bersani durante al dibattito alla Festa de Il Fatto Quotidiano in Versiliana commentando il tentativo di Conte di far nascere un Governo con Pd e M5s. AGGIORNAMENTO DELLE 18.50. «Nell’incontro di oggi tra la delegazione Pd, quella M5S e il Premier incaricato Conte sono state accolte gran parte delle proposte del Partito Democratico a partire dal taglio del cuneo fiscale a favore dei lavoratori, da una nuova legge sull'immigrazione, dal blocco dell’aumento dell’Iva e dallo sblocco immediato delle infrastrutture». Lo riferiscono fonti del Pd. AGGIORNAMENTO DELLE 18.33. È terminata la riunione dello stato maggiore M5S. A lasciare la casa che ospitava l’incontro sono stati i capigruppo Stefano Patuanelli e Francesco D’Uva e il senatore Nicolla Morra. Subito dopo è uscito Luigi Di Maio che si è limitato a salutare i cronisti. Pochi minuti prima aveva lasciato l’incontro anche Riccardo Fraccaro. AGGIORNAMENTO DELLE 18.30. «Siamo all’inizio di una legislatura e naturalmente l’Europa per cambiare ha bisogno dell’Italia. Abbiamo bisogno della stabilità e della forza italiana». Così il presidente del parlamento europeo David Sassoli, a margine della festa nazionale del Pd a Ravenna. «Sentiamo che ci sono passi in avanti nella trattativa, questo è molto positivo. Certo abbiamo bisogno di un governo Pd-M5s ed altri con un nuovo programma. Credo che questo serva all’Italia», ha aggiunto. AGGIORNAMENTO DELLE 18.25. «Da incontro della delegazione M5S con Conte passi avanti nella direzione giusta. Il M5S ha ottenuto: basta nuovi inceneritori, stop a nuove concessioni sulle trivelle, revisione delle concessioni autostradali, taglio parlamentari nel primo calendario utile alla Camera, lotta all’immigrazione clandestina alla criminalità e all’evasione fiscale». È quanto si apprende da fonti M5S. AGGIORNAMENTO DELLE 17.23. Il capo politico M5S Luigi Di Maio ha riunito lo stato maggiore del Movimento per fare il punto sulla situazione della formazione del governo. La riunione è in corso in un appartamento privato del centro di Roma e vi prendono parte i "big" del M5S, inclusi i capigruppo alla Camera e al Senato che hanno incontrato, questa mattina, la delegazione Pd e il premier incaricato Giuseppe Conte. AGGIORNAMENTO DELLE 17.12. «Ora Conte ha una grande responsabilità: deve procedere senza strappi, e portare al Colle, nel più breve tempo possibile, una squadra di governo che sia realmente di qualità anche nei nomi scelti». Lo scrive su Fb il capogruppo Pd al Senato Andrea Marcucci. «Quando si parla, quando gli ultimatum vengono messi a tacere è naturale fare tanti passi avanti. È quello che è successo oggi durante l'incontro» con Conte e i capigruppo M5s. «Un incontro sul programma», che «è la cosa che più interessa al Pd». «Andiamo avanti con fiducia e coraggio», conclude. AGGIORNAMENTO DELLE 15.25. «Non mi risultano mal di pancia» nel M5S, «è chiaro che stiamo tenendo il punto sul programma, sull'agenda politica». Lo dice il capogruppo M5S Francesco D’Uva al termine dell’incontro con la delegazione Pd e il premier incaricato Giuseppe Conte. AGGIORNAMENTO DELLE 15.23. Il presidente del consiglio Giuseppe Conte ha da poco lasciato Palazzo Chigi, dopo l'incontro con le delegazioni del Pd e del M5S. AGGIORNAMENTO DELLE 15.18. «Sul fronte politico c'è bisogno di un chiarimento, ci aspettiamo che avvenga da qui a breve, ma non era sul tavolo» dell’incontro di Palazzo Chigi. «Abbiamo lavorato sui punti». Lo dice il capogruppo Pd al Senato Andrea Marucci ai cronisti dopo la riunione sul programma con la delegazione M5S e il premier incaricato Giuseppe Conte. AGGIORNAMENTO DELLE 15.17. «Abbiamo fatto ulteriori passi avanti, e il presidente si incaricherà di fare una sintesi quasi definitiva». Lo afferma il capogruppo Pd alla Camera Graziando Delrio al termine dell’incontro con la delegazione M5S e il premier incaricato Giuseppe Conte. AGGIORNAMENTO DELLE 12.37. E' iniziato il vertice a Palazzo Chigi, coordinato dal premier incaricato Giuseppe Conte, tra le delegazioni Pd e M5S formate dai capigruppo al Senato e alla Camera.

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Governo ancora in alto mare. Il premier incaricato, Giuseppe Conte, tenta di mediare tra Pd e M5S per tentare di ricucire un nuovo strappo che è nato ieri dopo le dichiarazioni di Luigi Di Maio al termine delle seconde consultazioni. Per oggi, alle 12, era previsto un incontro con i due partiti sul programma a Palazzo Chigi per cercare di sanare la frattura. La riunione, prevista inizialmente alle 9,30 è slittata ancora. Il discorso, dai toni ultimativi, con cui il capo politico dei pentastellati torna a minacciare la via del mancato accordo e del voto anticipato fa riavvolgere bruscamente il film della trattativa e riporta il confronto "al via", come detto, in un paragone efficace, dalla vice segretaria del Pd, Paola De Micheli. Nella partita tra Pd e M5S è il momento dell’ufficiale ingresso in campo di Giuseppe Conte. Il premier incaricato, sin dalle consultazioni, fa capire subito che nel governo giallo-rosso ha tutta l’intenzione di giocare da protagonista, proponendo, secondo fonti parlamentari, a Pd e M5S di inoltrargli una rosa di nomi «credibili» per i ministri chiave nei confronti della quale Conte farà poi le sue scelte, confrontandosi alla fine con il presidente Mattarella che su quei nomi deve metterci la firma. Con un nodo che resta irrisolto e che sta condizionando anche la composizione del programma comune: quello di Luigi Di Maio come vicepremier. Ruolo che, per il capo politico, è funzionale anche a rafforzare la sua leadership. Da qui l’estremo tatticismo di una partita che oscilla tra semi-ultimatum, incontri annullati, e successive ricuciture. L'incontro della mattina del premier con il Pd, in termini diplomatici, si definirebbe interlocutorio. Mentre la nota di Palazzo Chigi, dopo il vertice tra le delegazioni, serve a blindare un percorso indebolito dallo scontro tra Di Maio e il Pd. Il capo politico, infatti, sceglie di alzare la posta. E c'è una frase che Di Maio sottolinea subito: Conte è un premier "super partes». È questo il concetto che, nella strategia del M5S, fa da viatico al mantenimento di due vicepremier. "Mica Conte è iscritto al Movimento?", è, non a caso, l’osservazione che ribadiscono, in queste ore, i pentastellati. Ma i Dem restano sulla sponda opposta: Conte, per il Nazareno, è espressione del Movimento. Il premier da parte sua sembra volersi conquistare spazi di autonomia decisionale. Spetterà comunque proprio a Conte trovare una soluzione. Con una possibilità che si fa via via più concreta: che alla fine non ci siano vice e che il premier scelga un suo uomo di fiducia - non del Pd - come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Soluzione, quest’ultima, che secondo alcune fonti parlamentari potrebbe non essere osteggiata dal Quirinale, rispetto alla riproposizione dello schema giallo-verde dei due vicepremier. Del resto c'è un asse "istituzionale" che potrebbe far sentire il suo peso sulla squadra di governo, con particolare attenzione a Economia, Interno, Esteri. Caselle dove cresce la possibilità di ministri tecnici. Giovanni Tria non ha perso tutte le sue chance di restare ministro. Ma per il Mef si fanno anche i nomi di Lucrezia Reichlin, Marco Buti (direttore generale per gli Affari economici della commossione Ue), Dario Scannapieco. Senza dimenticare Daniele Franco, Salvatore Rossi e Carlo Cottarelli, l’uomo prescelto dal Colle come premier se fosse naufragato l’accordo tra M5S e Lega. Al Viminale va in qualche modo «accontentata» la voglia del Pd di cancellare l’era Salvini. Ma ciò non vuol dire che il ministro sia politico. Si pensa, più che altro, a un profilo alla Franco Gabrielli e il nome che circola è quello di Alessandro Pansa. Un tecnico potrebbe finire anche agli Esteri, che vedono scendere le quotazioni di Paolo Gentiloni. Nel Pd tra i ministri in pole restano Paola De Micheli e Dario Franceschini (tentato dalla Farnesina) oltre a quello di Andrea Orlando (in corsa per essere vicepremier, come Franceschini). Outsider potrebbe essere Vincendo Amendola che ha già maturato una certa esperienza agli Esteri come sottosegretario. Tra i renziani Ettore Rosato correrebbe per la Difesa e in pole ci sono anche Lorenzo Guerini e Tommaso Nannicini. Tra le donne spuntano i nomi di Debora Serracchiani (Mit o Pari Opportunità), Lia Quartapelle e Marina Sereni. Teresa Bellanova è in quota per il ministero del Lavoromentre per il dicastero per il Sud si fa il nome di Francesco Boccia. E nella squadra c'è da tener conto di Leu, quasi decisivo al Senato. In queste ore il premier sarà comunque chiamato a stringere. E, anche nel M5S, si accelera. Stefano Patuanelli dovrebbe entrare nel governo (Mit) così come Francesco D’Uva. Laura Castelli potrebbe ricevere un upgrade. Tra i nomi che circolano anche quelli di Nicola Morra e Lorenzo Fioramonti mentre Di Maio punta a confermare Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro. E il leader M5S? Oscilla tra il vicepremierato e un ministero "pesante"oltre che a mostrare, a base e eletti, che il M5S non si piegherà al Pd, né sui temi - dove i nodi sul decreto sicurezza sono comunque superabili - né sulla squadra. E mettendo così sul tavolo la sua leadership di fronte a un premier via via più ingombrante.

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