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Regionali, Umbria al voto: un test dopo il Conte-bis

Un test locale, poco più di 703.000 elettori, ma di grande peso politico: il voto regionale che si terrà oggi dalle 7 alle 23 in Umbria dopo le dimissioni della presidente Pd Catiuscia Marini infatti è il primo banco di prova per la maggioranza M5s-Pd-Leu (senza Iv) che sostiene il civico Vincenzo Bianconi e il primo banco di prova per il centrodestra riunito dopo la fine del governo giallo-verde che sostiene la senatrice leghista Donatella Tesei.

Otto, in realtà, gli aspiranti governatori: oltre a Bianconi e Tesei anche Emiliano Camuzzi, di Potere al Popolo, Claudio Ricci sostenuto da tre liste civiche e che nel 2015 era il candidato di centrodestra, Rossano Rubicondi, del Partito comunista, Martina Carletti per Riconquistare l’Italia, Giuseppe Cirillo per il Partito delle buone maniere e Antonio Pappalardo dei Gilet arancioni. Italia Viva non presenta una propria lista. Il turno è unico e vince chi ottiene un voto in più dell’avversario, guadagnandosi anche un premio di maggioranza; non è ammesso il voto disgiunto.

Pochi ritengono che l’esito del voto potrà avere effetti immediati sulla tenuta del governo e quindi della legislatura, ma tutti ritengono che potrà orientare i prossimi passaggi che avranno un indubbio influsso su esecutivo e Parlamento.

Il giorno dopo la foto di Narni, che per la prima volta ha visto uniti gli alleati Luigi Di Maio, Nicola Zingaretti, Roberto Speranza accanto al premier Giuseppe Conte, nella maggioranza non si nasconde la speranza di un risultato non deludente. E si fa notare che, a fronte della guida Pd della Regione, molte amministrazioni cittadine erano da tempo saldamente in mano al centrodestra. Ma per molti, al di là del risultato di domani, si dovrà capire se l’esperimento della trasposizione a livello locale della maggioranza giallorossa avrà un futuro.

«Siamo diversi, ma tutti uniti dall’amore dall’Italia. Abbiamo bisogno di ricostruire fiducia» ha detto Nicola Zingaretti. Entusiasta Speranza per il quale si tratta di una «alternativa per il futuro». Più cauto Luigi Di Maio che ha parlato della possibile alleanza come di una terza via basata sul civismo.

«Ora l’Umbria, poi l’Emilia Romagna, in primavera la Toscana, poi il voto nazionale e torniamo al governo!» ha annunciato Matteo Salvini. Anche per Silvio Berlusconi, impegnato in prima persona nella campagna elettorale sul territorio: «Il voto ha significato a livello nazionale» perchè «dopo mezzo secolo cadrà il fortino rosso». Anche per Giorgia meloni, oltre che un voto importante per gli umbri, si tratterà di «un importante test per il governo nazionale».

Tutti sono però ben consapevoli che difficilmente anche una sconfitta del candidato giallo-rosso provocherà una crisi del governo nazionale, tanto più che tra pochissimi giorni comincerà la sessione di bilancio, durante la quale si approva la manovra, che tutte le istituzioni considerano una finestra temporale durante la quale non si devono creare terremoti politici.

Dal primo di gennaio il discorso cambia, anche se fino a metà-fine mese si dovrà attendere l’entrata in vigore della nuova riforma del taglio dei parlamentari (se non si celebrerà il referendum) e delle modifiche minime necessarie per rendere la legge elettorale attuale applicabile (delega per il disegno dei collegi). L’attesa si sposta dunque sul voto regionale in Emilia-Romagna, indicato da molti come vero termometro per la durata della legislatura. Se infatti il Pd perdesse la guida della Regione la maggioranza subirebbe un duro colpo politico e non tutti sono pronti a scommettere che non ci sarebbero ripercussioni sul governo. A quel punto la segreteria Pd, come ha confermato Dario Franceschini, ha già fatto capire che un cambio di premier in corsa non sarebbe proponibile, meglio andare al voto. E del resto dal Colle hanno già fatto trapelare nelle scorse settimane a tutti i partiti che le maggioranze possibili con gli attuali numeri parlamentari erano solo due: caduta ad agosto la prima maggioranza, quella giallo-verde, se cadesse anche quella giallo-rossa non ci sarebbero altre soluzioni possibili che tornare a chiedere agli italiani di esprimersi nelle urne. Ma gli scenari possono variare in base agli eventi, dunque il primo passaggio da verificare sarà il risultato del voto in Umbria, soprattutto i numeri dei singoli partiti e l’esito dell’esperimento dell’alleanza M5s-Pd-Leu anche alle amministrative.

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