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Renzi: "Italia Viva fedele al Governo. In Calabria e Sicilia strategie diverse"

Senatore Matteo Renzi, a volte il suo attivismo viene interpretato come un tentativo di mettere in difficoltà il Governo. Cosa non le piace di questo esecutivo che pure ha contribuito in maniera determinante a far nascere?

«Noi stiamo aiutando il Governo. E soprattutto stiamo aiutando gli italiani. Perché lottiamo per evitare l'aumento dell'Iva, per evitare i microbalzelli, per evitare il blocco dei cantieri. Basta con le fake news: noi lavoriamo per salvare il Governo. Chi vuole aumentare le tasse fa il male del Governo, chi lotta per evitarlo, aiuta gli italiani».

Matteo Renzi è reduce da una giornata densa di impegni. E da Torino, dove ha lanciato il “piano shock” di Italia Viva, accetta di rispondere alle domande del nostro giornale.

Secondo lei questa legislatura riuscirà ad eleggere il successore del presidente Mattarella?

«Secondo me sì. Sarà un presidente europeista, garante supremo dei valori costituzionali. Non un presidente espressione di chi vuole i pieni poteri per uscite dall'euro. O per avvicinarsi alla Russia».

La spallata definitiva al Governo può arrivare da una sconfitta del centrosinistra alle Regionali in Emilia Romagna e Calabria?

«No, per due motivi. Il primo è perché le Regionali sono Regionali. Bisogna smettere di considerare tutto come un sondaggio nazionale. Il secondo è perché in Emilia Romagna vincerà Stefano Bonaccini. L'importante è lasciar fare agli emiliano romagnoli, loro sanno come fare».

Italia Viva è soddisfatta della legge di bilancio presentata?

«Se guardo il bicchiere mezzo pieno: bene aver evitato aumenti Iva e tasse su cellulare e gasolio. Bene anche fondi su famiglia e sanità. Bicchiere mezzo vuoto: ancora troppi microbalzelli. Ma diciamo la verità: come abbiamo raccontato ieri a Torino la vera sfida adesso è sbloccare le opere pubbliche. Ci sono 120 miliardi di euro di infrastrutture bloccati da burocrazia e ricorsi: sblocchiamoli! Anche perché molti sono al Sud, dalle strade alle ferrovie, dai depuratori al dissesto. Sbloccandoli avremo un Paese più civile, un Pil più solido e soprattutto vedremo le persone avere un lavoro anziché un reddito di cittadinanza».

L'ultimo rapporto Svimez mostra come nelle regioni meridionali il Pil del 2018 sia dieci punti percentuali più bassi di quello del 2008. Non credo che sia il segno del fallimento di tutti i Governi che si sono succeduti?

«Non farei di tutta l'erba un fascio. Noi abbiamo messo tanti miliardi sul sud, forse persino troppi visti la incapacità di spenderli che larga parte della classe dirigente delle Regioni ha dimostrato. Continuo a pensare che il mio errore più grande - al Sud - non sia stata la rottamazione, ma aver rottamato troppo poco. E se guardiamo i dati vediamo che nel triennio del nostro governo qualcosa si è mosso. La scelta di portare il G7 a Taormina o la capitale della cultura a Matera sono stati segni di attenzione che hanno conseguenze anche economiche. Ma non c'è dubbio che non basti: il vero dramma è la burocrazia, abbiamo dimostrato che si possono realizzare le grandi opere evitando le infiltrazioni magione, come avvenuto per Expo e ponte Morandi. Non è possibile che ad esempio il viadotto delle Palermo Catania, franato più di 4 anni fa, non sia stato ancora ricostruito».

Passiamo alla politica: perché continua a ritenere impossibile un'alleanza strutturale col M5S?

«Perché li ho visti all'opera. Perché noi non siamo la Casaleggio Associati. Perché noi vogliamo lavoro e non reddito di cittadinanza. Può bastare? Una cosa è fare un governo per salvare il Paese dal rischio pieni poteri evocato da Salvini, una cosa è diventare noi la sesta stella di Beppe Grillo. Noi siamo un'altra cosa».

Il suo partito ha come riferimento En Marche di Macron. Non vede all'orizzonte il rischo di rimanere schiacciato al centro tra Lega e Pd?

«Al contrario. C'è una prateria che si apre al centro. Vedrà che la riempiremo noi. Altri resteranno schiacciati, non Italia Viva».

Qual è la posizione del suo partito sulla situazione regionale in Calabria e in Sicilia?

«In Calabria si voterà troppo presto per consentirci di presentarsi. Vedremo il quadro e decideremo le formule della nostra partecipazione. Sulla Sicilia posso dire fin da subito che se lavoreremo bene insieme come abbiamo iniziato a fare, con un minimo di tempo, saremo noi a esprimere la classe dirigente per la guida della Regione, al posto di Musumeci».

Ora che Mario Oliverio ha rotto con il Pd, contrario alla sua ricandidatura, ci sono margini per aprire un dialogo con lui?

«No. Il nostro obiettivo è un forte rinnovamento. Anche in Calabria, soprattutto in Calabria».

In Sicilia avete conosciuto vittorie e sconfitte. Come si sta radicando Italia Viva?

«Stiamo andando forte. Davvero molto forte. Un bel gruppo all'Ars, il primo partito in città di Palermo, una presenza di amministratori in continua crescita. Saremo la sorpresa delle Regionali 2022. Per il momento ci limitiamo a incalzare il Governo regionale facendo una opposizione tosta ma leale».

Che messaggio dà al governatore siciliano Nello Musumeci?

«Spenda i soldi che abbiamo dato alla Sicilia, governatore, li spenda velocemente. Questo Paese ha bisogno di amministratori capaci di non tenere le risorse bloccate nel cassetto. Il mio esecutivo ha messo più soldi per la Sicilia di tutti gli altri. Saperli fermati per pasticci burocratici mi sembra un insulto ai siciliani e soprattutto ai siciliani disoccupati. I denari ci sono, la Sicilia ha tutto per fare il salto di qualità, questi soldi siano spesi».

La prima battaglia di Italia Viva per la Sicilia?

«Quella per la continuità territoriale. Non è giusto che da Torino dove sono oggi un biglietto per Catania costi così tanto di più di uno per Londra. È una battaglia che spero venga condotta in maniera seria e civile da parte di tutti e che i nostri Davide Faraone e Valeria Sudano hanno già iniziato al Senato».

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