«Indecente». Non ci sono altre parole per definire l’evasione fiscale che in Italia si attesta a ben 119 miliardi di euro. Una «somma enorme» che se recuperata potrebbe servire ad «aumentare pensioni e stipendi e di abbassare le tasse per chi le paga». Lo sdegno del presidente della Repubblica si manifesta improvvisamente dal Quirinale attraverso un’aggettivo dirompente, «indecente». Sergio Mattarella, parlando a un gruppo di studenti ricevuti al Quirinale, che con il candore dell’adolescenza gli chiedevano come mai in Italia fosse così difficile combattere l’evasione, tenta di squarciare il velo di ipocrisia che circonda il concetto stesso di evasione in Italia, derubricato da anni a peccato veniale, associato quasi sempre alla furbizia e raramente al codice penale. Un richiamo «urbi et orbi», quello del presidente, che non fa distinzione tra piccoli e grandi evasori, che investe la responsabilità della politica tanto come quella personale. Il capo dello Stato sembra anche voler incrinare un comune sentire degli italiani - spesso inconsapevole ma certamente deviato - i quali assolvono e si autoassolvono per condotte che oltre all’etica e la giustizia violano i principi base dell’economia occidentale. Non a caso Mattarella, attraverso gli studenti, spiega al cittadino che il problema è «di cultura e di mentalità, di capire che in un’associazione, in una società, in una convivenza, tutti devono contribuire allo sforzo comune. C'è chi lo fa con onestà e c'è chi lo fa sfruttando quanto gli altri fanno: e questo non è giusto». Naturalmente il presidente parte dai dati impressionanti dell’elusione che in Italia si stimano intorno ai 119 miliardi l'anno. Una cifra mostruosa se paragonata alla legge di Bilancio in costruzione tra mille difficoltà che si assesta intorno ai 30 miliardi di euro. «Una somma enorme che, se scomparisse, permetterebbe - sottolinea - di aumentare le pensioni, di aumentare gli stipendi, e anche di abbassare le tasse per chi le paga». Non poco per il sistema Italia. Ecco perchè, e in questo passaggio Mattarella si rivolge al governo e alla politica tutta, bisogna affrontare con decisione la complessa giungla normativa ed aumentare gli «interventi, i controlli, e le verifiche». Concetti semplici che in Italia non riescono ad essere metabolizzato. E allora il presidente si sforza di essere ancora più semplice: «chi evade cerca di sottrarsi a un dovere, di sfruttare le tasse che pagano gli altri per i servizi di cui si avvale. È una cosa, a rifletterci, davvero indecente, perché i servizi comuni, la vita comune è regolata dalle spese pubbliche. Se io mi sottraggo al mio dovere di contribuire sto sfruttando quello che gli altri pagano, con le tasse che pagano. E questa è una cosa di particolare gravità». Un’ingiustizia profonda, oltre che, spesso, un reato. Se il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede definisce le parole di Mattarella «un faro» per tutti, Matteo Salvini commenta così: «l'evasione fiscale è indecente, ma anche indecente che lo Stato debba ancora pagare 53 miliardi di rimborsi alle famiglie».