Matteo Salvini potrà essere rinviato a giudizio per il presunto sequestro dei 131 migranti trattenuti alla fine di luglio per quattro giorni a bordo della nave Gregoretti. Il Senato ha accolto la richiesta del Tribunale dei ministri di Catania che accusa l’ex ministro dell’Interno. La decisione presa il 20 gennaio scorso dalla Giunta per le immunità, ha sancito il via libera all’autorizzazione a procedere. E’ quello il voto che conta, perchè oggi l’Aula di Palazzo Madama si è limitata a respingere l’ordine del giorno con cui Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno cercato di ribaltare il primo verdetto. Servivano 160 voti, la maggioranza assoluta dei componenti dell’Assemblea, ne sono arrivati 76, anche perchè i sessanta senatori della Lega hanno rispettato il volere del loro leader e non hanno partecipato al voto.
Per il Senato il caso è chiuso. Ora saranno i magistrati - se lo riterranno necessario - a decidere se andare avanti o archiviare la vicenda, come già fece la Procura di Catania prima che il fascicolo passasse al Tribunale dei ministri, e come è convinto che accadrà lo stesso Salvini, che oggi in Aula ha ribadito la volontà di essere processato, anche contro il parere dell’avvocato e collega di partito Giulia Bongiorno. «Chiariamolo una volta per tutte davanti a un giudice se ho fatto il mio dovere», ha detto l’ex ministro nel suo intervento ricordando che per la Costituzione «la difesa della Patria è un sacro dovere del cittadino: io ritengo di aver difeso la mia Patria. Ora non chiedo un premio, ma dico che se ci deve essere un processo, che ci sia. Non andrò a difendermi ma a rivendicare quello che, non da solo ma collegialmente, abbiamo fatto». E’ stata questa la prima stoccata che ha riservato al precedente governo. La seconda è arrivata quando - parlando di se stesso - ha affermato che Conte «avrebbe potuto fermare un pericoloso delinquente» ma non lo ha fatto. «Non chiamerò nessuno in correo - ha puntualizzato - ma credo che in tribunale qualcuno sarà chiamato a rispondere».
L’intervento di Salvini è stato più volte interrotto dai senatori della maggioranza. In particolare quando il segretario leghista ha evidenziato l’assenza dei rappresentanti dell’esecutivo. «Se c'è qualcuno che scappa è fra i banchi del governo», ha tuonato suscitando la reazione degli avversari e dello stesso presidente Casellati, costretto a precisare che la presenza del governo non era prevista. Un’altra bagarre si è accesa quando ha citato i suoi figli: «Voglio andare a processo per raccontare al mondo e ai miei figli che queste politiche sull'immigrazione, condivise da noi e dai 5s, hanno salvato decine di migliaia di vite umane». Ai riproveri giunti dal resto dell’emiciclo, ha risposto con fermezza: «Chi borbotta forse non ha un figlio come il mio che prima di andare a scuola stamattina mi ha mandato un messaggio per dirmi 'forza papa». Se non portate rispetto a me, portatelo a due ragazzi che non sono colpevoli degli eventuali errori del padre».
In Aula è stata anche sfiorata la rissa tra un esponente del Movimento e uno del Carroccio, il senatore Questore De Poli è intervenuto per sedarla.
A favore dell’odg che proponeva di negare l’autorizzazione hanno votato i senatori di FI e FdI, due ex M5s (De Bonis e Martelli) e tre delle Autonomie (Pier Ferdinando Casini, Minhard Durnwlader e Dieter Steger). Contro si sono espressi Movimento 5 stelle, Pd, Italia viva e Leu. Nel corso delle dichiarazioni di voto, Gianluca Perilli, capogruppo del Movimento, ha invitato Salvini ad andare «dai giudici non come una vittima ma per rispondere del proprio operato. La smetta - ha insistito - di avere condotte e comportamenti che ci costringono a occuparci di lui». Per Anna Rossomando la «difesa dei confini» evocata dal numero uno della Lega «è una fake news», mentre Pietro Grasso di Liberi e uguali ha sostenuto che «unico obiettivo di Salvini era quello di spaventare l’Europa con un ricatto» e «per farlo era disposto anche a negare i diritti fondamentali di 131 esseri umani».
Chiuso il capitolo Gregoretti, dalla prossima settimana il Senato riprenderà a occuparsi del caso Open Arms, la nave della Ong spagnola lasciata ad agosto fuori dai porti italiani con 107 migranti a bordo. Salvini - che è accusato di sequestro di persona plurimo e aggravato - non ha ancora annunciato se lunedì prossimo si presentarà davanti alla Giunta per le immunità o se consegnerà una memoria scritta. Il voto dei 23 senatori è in programma il 27 febbraio.
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