Duello Conte-Renzi, il premier va da Mattarella e prepara una maggioranza senza Italia Viva
Nel giorno del silenzio dei duellanti, Giuseppe Conte e Matteo Renzi, arriva il faccia a faccia più importante, quello tra il presidente del Consiglio e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Conte si reca in mattinata al Quirinale per un incontro a tutto tondo, che spazia dalla politica interna ai principali dossier internazionali. Ma è la tenuta della maggioranza il fulcro delle attenzioni del premier e anche del Colle. Una tenuta sulla quale il capo dell’esecutivo, con la sponda del Pd, sta lavorando con grande discrezione, per blindare la maggioranza a Palazzo Madama. Per Conte, infatti, la parziale tregua a cui si è acconciato Renzi non basterebbe. Il premier si sarebbe convinto che l'obiettivo del leader di Iv è logorarlo e che a prescindere dai temi, lo scontro si riproporrà. L’obiettivo è rendere numericamente irrilevante la «forza» di Iv a Palazzo Madama. E le strade sono due: puntare a convincere qualche renziano "pentito" e assicurarsi il drappello di responsabili che, secondo fonti di maggioranza, sarebbe pronto ad emergere al momento opportuno. Il tema, tuttavia, è che il Quirinale vuole numeri visibili. Nel marzo 2018, tanto per fare un esempio, fu detto no a Berlusconi che assicurava che il centrodestra avrebbe trovato i numeri per fare la maggioranza. Se Conte portasse numeri certi, non ci sarebbe bisogno di aprire una crisi formale per un cambio numericamente non elevato all’interno della maggioranza. Ma sarebbe chiaramente necessario che il premier tornasse alle Camere per chiedere la fiducia. Magari portando in Aula quell'agenda 2023 alla quale lavora alacremente in questi giorni. E’ in questo contesto, si ragiona sempre in ambienti parlamentari, che Conte si è recato al Quirinale. Dove si guarda con preoccupazione allo strappo interno alla maggioranza. Uno strappo che, si sottolineava già nei giorni scorsi, di fatto paralizza l’attività del governo. L’incontro non porta ad un automatico cambio nella maggioranza. Ma i prossimi giorni saranno decisivi. FI, ad esempio, ha intenzione di ripresentare in Aula al Senato l’emendamento sulla prescrizione che venerdì è stato votato anche da Iv. E, sullo sfondo, c'è la mozione di sfiducia al ministro Bonafede, vero e proprio punto di non ritorno. «Ci torneremo quando affronteremo il nodo giustizia», sottolinea Maria Elena Boschi. Per questo Conte sta tentando di anticipare i tempi, in attesa che almeno una parte dei responsabili emerga alla luce del sole. Se ne conterebbero in totale dieci-undici, provenienti dall’ala più centrista di FI, dal Misto, dall’Udc. Con un’appendice: la sponda di qualche renziano pentito. A Palazzo Chigi si valuta anche la possibilità che non tutta Iv, al Senato, segua la corsa allo scontro di Renzi. E non a caso fioccano da quel fronte smentite e precisazioni, non solo dei possibili dissidenti (da Silvia Vono a Eugenio Comincini) ma anche del capogruppo Davide Faraone, che attacca: «non siamo in vendita». Forte, invece, arriva la sponda M5S. «Non ci sono alternative al Conte bis», assicura Vito Crimi. E anche Luigi Di Maio - i cui rapporti con il premier non hanno certo brillato negli ultimi tempi - si mantiene prudente. Su un punto, però, il M5S non transige: «prescrizione, spazzacorrotti, reddito di cittadinanza, vitalizi, le nostre riforme non si toccano», sottolineano i big pentastellati dal palco di Santi Apostoli. E sono tutte leggi contro cui Iv si scaglia da tempo.