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Coronavirus, faccia a faccia Conte-Regioni: regole uguali per tutti dal 14 aprile

È durato quasi tre ore a Palazzo Chigi l'incontro tra il premier Giuseppe Conte e i presidenti di Regioni sull'emergenza Coronavirus. Con il premier c'erano il sottosegretario Riccardo Fraccaro e i ministri Francesco Boccia e Roberto Speranza.

«Il governo sta facendo tanto per le Regioni». Giuseppe Conte non ci sta a incassare accuse e recriminazioni. Offre ai governatori di collaborare per elaborare insieme le misure da adottare a partire dal 14 aprile e più in generale per gestire la «fase 2» di «convivenza» con il Coronavirus. Ma, dopo gli scontri degli ultimi giorni con la Regione Lombardia, dopo critiche e fughe in avanti dei presidenti, chiede anche «correttezza": non «alimentare scontri, che non ci sono e non devono esserci».

I presidenti di centrodestra, su tutti Attilio Fontana, dopo la riunione scelgono di non polemizzare ma al tavolo di Palazzo Chigi lamentano di non essere stati coinvolti abbastanza nell’elaborazione dei dpcm adottati finora dal governo. Ma il premier sottolinea che si è sempre lavorato insieme: «Sono consapevole - tende un ramoscello d’ulivo Conte - delle pressioni cui siete sottoposti. Ognuno di noi sta dando il massimo con un obiettivo comune che è quello di salvare più vite possibili e mettere in sicurezza il nostro Paese».

Il ministro Speranza illustra ai governatori le nuove linee guida del ministero su tamponi e test sierologici. Boccia spiega che fino al 13 i presidenti possono prorogare le ordinanze regionali già adottate ma che per la fase che inizierà dopo Pasqua c'è la volontà di lavorare insieme per adottare linee uniformi su tutto il territorio nazionale, sia per le aziende che per i cittadini. Basta fughe in avanti, insomma.

Alla fine Stefano Bonaccini festeggia aperture su una cabina di regia per le regole della «fase 2» e su un’interlocuzione sulle misure economiche: una riunione governo-Regioni in vista del decreto di aprile si terrà ad ore.  Prendono la parola i singoli presidenti, per ribadire problematiche e richieste. Alcune fonti raccontano di un momento di confronto del lombardo Fontana con il piemontese Alberto Cirio. Nicola Zingaretti ribadisce la proposta Pd di istituire una cabina di regia, con scienziati, governo e regioni, per preparare le regole per la ripartenza.

Il siciliano Nello Musumeci chiede maggiori controlli delle forze dell’ordine e della definizione di un’intesa sul piano finanziario. Il ministro Enzo Amendola, viene spiegato ai governatori, sta lavorando per superare i vincoli sugli aiuti europei alle singole aree. Conte, che descrivono assai irritato con il capo della protezione civile che ha indicato l’orizzonte di metà maggio per l'allentamento della stretta, è deciso a muoversi con la massima cautela: la prossima settimana, spiegano fonti di governo, sarà decisiva per capire l’andamento dei dati sull'epidemia e valutare di conseguenza.

Sul tavolo del ministero dello Sviluppo economico c'era già questa settimana l’ipotesi di una piccola revisione dei codici Ateco, per pochissime attività produttive. Ma il premier ha scelto di rinviare tutto al 14. Solo a quel punto proprio dalle aziende potrebbe iniziare un primo, limitato, allentamento dei blocchi. Domani le Regioni torneranno
a incontrare il governo per le misure economiche, poi verso fine della prossima settimana si farà il punto sull'andamento dell’epidemia per capire come procedere.

Sono gli stessi governatori, spiegano più fonti, a invocare regole uniformi e chiare. Si vedrà però se si riuscirà ad adottare scelte condivise da tutti e mettere a tacere le polemiche, che si sono infiammate tra Lombardia e governo, sulla gestione delle prime fasi dell’emergenza.

Fino al dunque 13 i presidenti possono prorogare le ordinanze regionali già adottate ma che per la fase che inizierà dopo Pasqua c'è la volontà di lavorare insieme per adottare linee uniformi su tutto il territorio nazionale, sia per le aziende che per i cittadini. E in serata il presidente Musumeci ha disposto una nuova ordinanza con cui proroga le misure regionali attualmente adottate. Restano, dunque, anche le chiusure domenicali e nei festivi di tutte le attività commerciali ad eccezione di farmacie ed edicole.

Intanto Conte continua il suo pressing sull'Europa per ottenere più risorse per gestire l’emergenza. Lo fa in tandem con il ministro Roberto Gualtieri che in serata torna a invocare gli Eurobond, come unica soluzione adeguata.  Quanto al Mes, il problema non sono solo le condizioni, ma anche l’entità dei fondi: non è in grado di garantire all’Italia quel «bazooka» che serve a contrastare il crollo del Pil dovuto all’emergenza Coronavirus. Ecco perché Conte è deciso a battersi fino all’ultimo a Bruxelles per ottenere il massimo possibile.

Come ribadito alla lettera indirizzata alla presidente della commissione Ue Ursula Von Der Leyen, le anticipazioni dei lavori tecnici in preparazione dell’Eurogruppo non sono per il premier italiano «all’altezza» della «potenza di fuoco» che l’Unione potrebbe mettere in campo. Perciò il presidente del Consiglio insiste su strumenti come gli Eurobond o come il fondo proposto dalla Francia. Se non passeranno, è pronto ad assumersi la responsabilità politica di agire in deficit - e far lievitare il debito - per stanziare tutto quanto necessario.

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