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Dalla maturità alle graduatorie dei docenti, tanti nodi ancora da sciogliere per la scuola

Lucia Azzolina

Se in alcuni paesi europei come la Francia o la Norvegia si è deciso un lento ritorno alla normalità che comprende la riapertura delle scuole, in Italia è molto probabile che in classe per la fine dell’anno scolastico non si tornerà più.

In questo senso si sono pronunciati, in questi giorni, autorevoli esperti sanitari - sempre precisando che la decisione spetta ovviamente al Governo - e lo dice oggi anche il sottosegretario all’Istruzione Peppe De Cristofaro: "l'ipotesi del non rientro a scuola sembra quella più largamente probabile».

«L'anno scolastico è finito ma nel governo nessuno ha il coraggio di dirlo al paese», attacca Mariastella Gelmini capogruppo di FI che chiede di approntare un Piano straordinario per settembre. Sulla stessa linea la collega di partito Licia Ronzulli, presidente della Commissione parlamentare per l'infanzia e l’adolescenza: «Macron ha annunciato la progressiva riapertura delle scuole. Forse è una scelta prematura, ma almeno ammette un problema, non tenta di nascondere la polvere sotto il tappeto come in Italia dove il governo e la ministra Azzolina dicono che va tutto bene».

Anche nella maggioranza Lucia Ciampi del Pd chiede «chiarezza su quando e come verrà riaperta la scuola. Gli annunci non chiari e contraddittori che si rincorrono da giorni stanno creando problemi a insegnanti e studenti».

Ma se la scuola, come sembra, è terminata, come svolgere gli esami di maturità? E come valutare gli studenti 'a distanza?'. Per i quasi 500 mila maturandi, «si potrebbe pensare a caserme o plessi scolastici o sedi degli uffici comunali dove far svolgere le prove, anche fosse il solo colloquio orale a distanza», ragiona Maddalena Gissi, segretaria generale della Cisl scuola. E questo per sopperire al digital divide che continua a fare sì che una fetta, seppur minoritaria, di studenti non sia raggiunta dalla connessione o sia sfornita di pc, «certo, nessuno può essere escluso dagli esami», fa notare Gissi. Paola Serafin, che guida i dirigenti scolastici per la Cisl, chiede un quadro chiaro per garantire la legittimità delle operazioni relative alle valutazioni di tutti gli alunni. «Si rischia molto dal punto di vista del contenzioso e la difformità non aiuterebbe - fa notare - esami e valutazioni hanno rilevanza giuridica».

Il tema che desta però maggiore preoccupazione è quello della ripresa a settembre. C'è chi, come il presidente dell’Anp, l'Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, non vuol sentire parlare di 'rientri gradualì: «a scuola o si torna o non si torna - dice -, la scuola non è come la fabbrica. Gli operai possono lavorare con le mascherine, i ragazzi non possono farle. Poi costano, chi paga? Se ci saranno le condizioni si torna tutti, altrimenti si continua con la didattica a distanza».

Né per Giannelli sono praticabili modelli in cui la lezione è seguita in presenza da alcuni, a distanza da altri studenti. Tre miliardi servono subito per il presidente del sindacato dei presidi, per il rinnovo dei contratti del mondo della scuola, per ristrutturare le scuole, spesso vetuste e per adeguarle anche dal punto di vista informatico. Il presidente della Commissione Istruzione della Camera, Luigi Gallo, punta su meno alunni per classe, didattica a distanza strutturale e didattica all’aperto. Per il sottosegretario De Cristofaro si istituirà a breve al ministero una task force sulla ripresa a settembre.

E intanto continua ad essere forte lo scontro tra il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina e i sindacati. Domani era previsto un incontro-informativa sui concorsi, ma Cgil, Cisl, Uil Gilda e Snals hanno fatto sapere che non parteciperanno, chiedono prima un confronto a livello politico. Mentre in serata si delinea uno spiraglio per la riapertura delle graduatorie, per la provincializzazione delle quali la ministra Azzolina chiede un confronto in Parlamento ed un’ampia condivisione.

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