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Il Sud ha contenuto meglio i contagi da Coronavirus, Patuanelli: "Fase 2 a tappe per regioni"

Il ministro Patuanelli con il premier, Giuseppe Conte

Calano i malati ma i dati del contagio disegnano sempre più un'Italia divisa, un paese dove il coronavirus sembra dilagare in maniera difforme. Dati che per la fase 2 non sono di poco conto. E che potrebbero pesare anche sulle modalità della tanto attesa ripresa.

A dirlo chiaro è il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli: "Si può ragionare su una regionalizzazione delle aperture: nelle zone con un numero inferiore di persone positive è più facile valutare la catena dei contatti". Un'ipotesi che non sta bene al presidente della Lombardia Attilio Fontana, che ha paventato "un'Italia zoppa" se la fase 2 dell'emergenza dovesse cominciare prima in alcune zone e poi in altre.

Va da sé che secondo questo principio la regione di gran lunga più colpita - ma anche la più ricca e produttiva - finirebbe per riaprire in un secondo momento rispetto ad altre. Eppure i numeri, con i dati che marcano una diffusione differenziata del contagio, e le considerazioni degli esperti che supportano il governo indicano come possibile la ripartenza tenendo proprio conto del numero dei casi e del trend.

L'Istituto superiore di sanità (Iss) sta calcolando l'R0 - l'indice di contagiosità - di tutte le Regioni e nei prossimi giorni lo comunicherà all'esecutivo, prima di renderlo pubblico. Si sa già che alcune regioni, specie del centro-sud, hanno un indice inferiore a 1 (ogni persona contagiata ne infetta meno di una). Nei giorni scorsi il presidente del Consiglio superiore di sanità (Css) Franco Locatelli ha detto che al momento l'R0 medio nazionale è 0,8. L'obiettivo è sempre stato portarlo per cominciare sotto l'1 in ogni regione (in Lombardia nel periodo di massimo impatto del Covid 19 era superiore a 3).

I dati raccontano una realtà della quale bisognerà tenere conto per ripartire. Per questo i presidenti di Regione puntano ad avere una maggiore autonomia oltre che una protezione dei confini con il divieto temporaneo di ingressi e partenze extraregionali, tutte richieste ieri avanzate all'esecutivo.

In Lombardia si concentrano il 36% dei casi e il 51% dei decessi complessivi registrati in Italia. Il 70% dei casi italiani e il 77% decessi si concentrano nelle quattro regioni del Nord più colpite (Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto). Le regioni del Sud "sono riuscite a contenere bene la situazione" osserva l'esperto, al punto che Sicilia, Sardegna, Campania, Puglia, Basilicata e Calabria registrano meno di 15 casi ogni 10.000 abitanti.

Tanto che, secondo il Comitato tecnico scientifico per l'emergenza coronavirus in Sicilia, dal 4 maggio potrebbero gradualmente ripartire nell'Isola, alcune attività considerate a basso rischio.

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