Coronavirus: verso il sì a spostamenti dentro la propria regione dal 4 maggio, poi riapertura dei negozi
Permettere gli spostamenti anche fuori dal proprio Comune e all’interno delle singole Regioni dal 4 maggio, lasciando però in vigore i limiti alla mobilità intra-regionale. E’ l’ipotesi, a quanto si apprende da diverse fonti, sul tavolo del governo in vista dell’avvio della «fase 2». Niente di deciso, viene spiegato, ma questo sarebbe al momento l’orientamento prevalente. Autorizzare dalla metà di maggio prima l’apertura dei negozi al dettaglio, poi di bar e ristoranti. E’ l’idea sul tavolo del governo, in vista della fase 2. L’ipotesi è che il 4 maggio queste attività restino ancora ferme ma con la possibilità di eccezioni, come consentire la vendita da asporto per la ristorazione, che si aggiungerebbe alle consegne a domicilio, già permesse. Non sarebbero ancora definite date, ma un’ipotesi sarebbe far riaprire i negozi dall’11 maggio, la ristorazione dal 18. «Le date di riapertura dei concerti, dei teatri, del cinema mi piacerebbe poterle dire ma stiamo discutendo con il comitato tecnico-scientifico delle misure che consentano le riaperture dalla data in cui saranno possibili. Oggi non siamo in condizione di dirlo. Dipende dall’andamento epidemiologico. Lo stesso vale per la stagione estiva, per gli stabilimenti balneari». Lo ha sottolineato il ministro per i beni e le attività culturali e il turismo, Dario Franceschini nella replica alla seduta della Commissione Cultura della Camera della scorsa settimana. "Per mostre e musei penso, ma devo confrontarmi su questo, possano riaprire prima se sono in grado di garantire tutte le misure di sicurezza, mascherine, distanziamento, evitare le file» ha spiegato il ministro. "Nessuno pensa che l’offerta online si debba sostituire all’offerta dal vivo. In questa fase potrebbe essere una risorsa necessaria perchè i teatri possano svolgere i loro spettacoli, offrirli online fino alla riapertura. E dopo se funzionerà potrebbe integrarla ma mai sostituirla. Lo spettacolo si chiama dal vivo, non a caso» ha detto Franceschini. Un primo allentamento del lockdown quindi: il ritorno al lavoro di 2,7 milioni di lavoratori e una maggiore facilità per tutti di uscire da casa e muoversi, anche fuori dal proprio Comune. Prende forma la «fase 2» che dal 4 maggio detterà agli italiani nuove regole per «convivere» con il Coronavirus. Non riapre ogni attività, neanche a maggio: «Non è un liberi tutti», avverte Conte. Ma un primo segnale si vedrà il 27 aprile, quando verranno sbloccati altri codici Ateco, ossia si permetterà a singoli settori produttivi di ripartire. Più lentamente, nel corso di maggio, apriranno negozi (forse l’11), bar e ristoranti (l'ipotesi è il 18 maggio), ma è possibile un primo allentamento per consentire ad esempio di vendere prodotti da asporto. Più cautela per cultura e turismo: partiranno con più lentezza e regole stringenti. Il quadro si definirà meglio entro il weekend: dovrebbe esserci il via libera alle corse da soli lontano da casa, la possibilità, con mascherine, di andare a trovare i parenti o andare alle seconde case. Ma è chiaro fin d’ora che resteranno limiti alla mobilità tra le Regioni e anche alcune «aree rosse», visto che anche gli esperti suggeriscono di condizionare le aperture alla tenuta della sanità nei singoli territori. Vittorio Colao illustra con ausilio di slide le cinque pagine - che vengono tenute riservate e non distribuite neanche ai membri del governo - frutto del lavoro della sua task force al premier Giuseppe Conte, ai ministri, i commissari all’emergenza e alcuni esponenti del comitato tecnico scientifico. Poi il premier, avvertendo che si procederà con «massima cautela, allentando e non stravolgendo» le regole, vede sindacati e imprese e poi gli enti locali per condividere con loro le prime linee guida. Le indicazioni dei due comitati saranno infatti la base per le decisioni che Conte tradurrà in un nuovo dpcm in vigore dal 4 maggio, mentre le eccezioni dal 27 aprile per la riapertura di singole attività saranno autorizzate con decreto dei ministri dello Sviluppo economico e dell’Economia: potrebbe trattarsi di singoli comparti come la produzione di macchinari per l’agricoltura o per l’industria. Ma l’Ance spinge anche per un parziale riavvio di cantieri, magari permettendo di effettuare lavori di messa in sicurezza. Il primo step - indicano gli esperti di Colao - è far partire manifattura, costruzioni e servizi: secondo le stime tornerebbero al lavoro non più di 2,7 milioni di persone, anche considerato che verrà incentivato un forte uso dello smart working. La task force suggerisce di tenere a casa chi è in condizioni di salute precarie e chi abbia più di 60 anni. Ma sul punto Conte frena, anche perché molti over 60 non hanno mai smesso di lavorare, nella sanità o negli alimentari. La task force propone poi non solo un piano di comunicazione e sensibilizzazione ma anche un monitoraggio e prevenzione del rischio psicologico e sociale. Mentre sulla scuola e le famiglie vengono incentivate specifiche misure ma non si entra nello specifico perché il ministero istituisce un comitato ad hoc. Il comitato tecnico scientifico definirà una serie di indicatori, in base ad andamento del contagio, adeguatezza del sistema sanitario locale e disponibilità di dispositivi di protezione individuale, sulla base dei quali potrebbero essere limitate le aperture in singole Regioni o aree «rosse» interne alle Regioni, nelle quali potrebbe proseguire il lockdown. Per andare al lavoro ci saranno numeri limitati e file distanziate per accedere a metro e bus, si incentiveranno mezzi privati, bici, scooter, trasporti aziendali. Ci saranno ispezioni per verificare che nelle aziende siano rispettati i protocolli su distanze, turni e orari spalmati nel corso della settimana. Nel prossimi giorni si dettaglieranno le misure, per trasporti e logistica ma anche in un nuovo incontro con i sindacati sui protocolli di sicurezza, ma anche sugli orari di lavoro. Nelle città ci si muoverà con mascherine e partirà l’app per monitorare i contagi: una nuova normalità, senza per ora palestre e discoteche, e con tante regole. Con un’avvertenza, dove risalirà il contagio, potrebbe essere di nuovo chiuso tutto.