"Vogliamo accelerare il più possibile, grazie anche a un monitoraggio sulle regioni, con la possibilità di differenziare aprendo di più nei territori più pronti". Così il ministro della Salute, Roberto Speranza, ribadendo che dopo il «primo passo" di domani il prossimo passaggio sarà il 18 maggio. "Credo che sia giusto aprire di più in territori che sono più pronti e attendere in territori che lo sono di meno, che ancora pagano un prezzo per l’epidemia", ha affermato Speranza, il quale ha spiegato che il governo prenderà una decisione sulla base dell’evoluzione dei contagi monitorando "tre macroaree e 21 criteri specifici". "Questa partita non si vince per decreto e la responsabilità individuale è fondamentale per questa seconda fase: il coronavirus non verrà mai battuto da un atto di governo e non basta un’ordinanza o un decreto, sono strumenti messi in campo che servono, ma quello che conta davvero e il comportamento di ciascuno e non potranno essere i controlli a determinare l’esito di questa sfida". "Prevale in me un sentimento di grande preoccupazione perchè siamo ancora dentro la crisi, vorrei che non passasse il messaggio che è tutto finito e che da domani ripartiamo come se il virus non ci fosse mai stato. Purtroppo l'epidemia è ancora in corso anche se si sta in qualche modo riducendo, ma guai a pensare che è finito tutto", ha aggiunto Speranza. "Ci vuole ancora la massima prudenza e quando firmiamo atti o dpcm non possiamo guardare all’umore del momento e non possiamo inseguire il consenso, ma abbiamo bisogno di fare scelte non facili e che probabilmente non ci porteranno consenso, ma la prudenza è fondamentale - ha dichiarato il ministro - Dobbiamo decidere sula base dei dati scientifici, che ci dicono che questo virus è ancora molto pericoloso», ha detto. "Abbiamo scelto un metodo: abbiamo immaginato che la lettura di questa fase dell’epidemia da parte degli scienziati ci potesse guidare, poi - ha precisato Speranza - è chiaro che la politica decide. Ma non possiamo decidere sulla base di un sentimento comune diffuso, bensì sulla base dei dati scientifici, che ci dicono che questo virus è ancora molto pericoloso". "Mi pesa che le scuole non riaprano, ma se noi sbagliamo la misura di questo primo passo che parte domani - ha avvertito il ministro della Salute - rischiamo di azzerare e vanificare i sacrifici fatti finora".