Le sardine si fermano. Troppi dissapori, troppe liti interne, troppe differenze sul modo di intendere la loro fase due, ovvero su come far evolvere quel movimento nato in maniera spontanea a Bologna in dichiarata antitesi a Matteo Salvini, poi espansosi in tantissime piazze in Italia. Ad annunciarlo, dopo che Repubblica aveva anticipato il malessere, è stato uno dei fondatori e il portavoce più riconoscibile del movimento, Mattia Santori, che con un lungo post su Facebook ha annunciato «una legittima pausa di riflessione e di riposo». Comincerà ufficialmente giovedì quando i quattro ragazzi bolognesi che il 15 novembre, con un tam tam social, riempirono un pò inaspettatamente piazza Maggiore presenteranno un «manifesto valoriale» che non sarà, ci tengono a sottolineare, un «manifesto politico». «Non sarà la fine delle Sardine - dice Santori - al massimo uno spartiacque. Sicuramente un momento di confronto sincero, corretto e dovuto». Nel suo post, Santori parla di «dissidi interni, litigate per i post e paranoie complottiste. Non voglio assumermi la responsabilità di generare una massa di frustrati rabbiosi che passa più tempo sul web che nella vita reale. Il lockdown è finito e la politica può aspettare, perlomeno quella fatta a parole». Alla base della «pausa di riflessione» c'è soprattutto la diatriba su «cosa fare da grandi»: nel momento di massima visibilità delle sardine moltissime persone si sono avvicinate al movimento, senza conoscersi, ma animate dalla contrarietà alle posizioni sovraniste. Ma moltissime si sono rivelate le differenze di visione fra i vari gruppi attivi nelle diverse città: fra chi voleva trasformarlo in un partito da strutturare, pronto a candidarsi alle elezioni e chi, come i promotori bolognesi, voleva mantenerne uno spirito «puramente etico e culturale», facendolo funzionare come un sostegno (come è stato per le regionali vinte da Bonaccini) e un pungolo nei confronti della politica e dei partiti, in particolare quelli di sinistra. «So - ha scritto ancora - che avete notato uno stallo in queste settimane. Non vi nego che questo stallo è dovuto alla stanchezza e alla paura che tutto il lavoro fatto fin qui si traduca in un vantaggio per pochi e in una delusione per molti. Ho sempre avuto un’idea precisa di quel che avrebbero dovuto essere le sardine da grandi e forse ho sbagliato ad aspettare tutto questo tempo a dirvela. Sento che più prendiamo la direzione politica più finiamo per imitare gli altri. Più rincorriamo i like più caschiamo nella trappola del narcisismo».