«Il 2 giugno si celebra l'anniversario della nascita della nostra Repubblica. Lo faremo in una atmosfera in cui proviamo nello stesso tempo sentimenti di incertezza e motivi di speranza. Stretti tra il dolore per la tragedia che improvvisamente ci è toccato vivere e la volontà di un nuovo inizio. Di una stagione nuova, nella quale sia possibile uscire al più presto da questa sorta di incubo globale». Lo ha detto il presidente Sergio Mattarella in occasione della Festa Nazionale della Repubblica.
«Accanto al dolore per le perdite e per le sofferenze patite avvertiamo, giorno dopo giorno, una crescente volontà di ripresa e di rinascita, civile ed economica. Come alla nascita della Repubblica, nel 1946, serve oggi un nuovo inizio. Superando divisioni che avevano lacerato il Paese. Anche allora forze politiche, che erano divise, distanti e contrapposte su molti punti, trovavano il modo di collaborare nella redazione della nostra Costituzione, convergendo nella condivisione di valori e principi su cui fondare la nostra democrazia. Ora sarebbe inaccettabile e imperdonabile disperdere questo patrimonio, fatto del sacrificio, del dolore, della speranza e del bisogno di fiducia che c'è nella nostra gente. Ce lo chiede, anzitutto, il ricordo dei medici, degli infermieri, degli operatori caduti vittime del virus nelle settimane passate».
«Allora si reagiva ai lutti, alle sofferenze e alle distruzioni della guerra. Oggi dobbiamo contrastare un nemico invisibile, per molti aspetti sconosciuto, imprevedibile, che ha sconvolto le nostre esistenze e abitudini consolidate. Ha costretto a interrompere relazioni sociali, a chiudere le scuole. Ha messo a rischio tanti progetti di vita e di lavoro. Ha posto a durissima prova la struttura produttiva del nostro Paese. Possiamo assumere questa giornata come emblematica per l'inizio della nostra ripartenza», ha detto il presidente Sergio Mattarella.
«Questo giorno interpella tutti coloro che hanno una responsabilità istituzionale - a partire da me naturalmente - circa il dovere di essere all'altezza di quel dolore, di quella speranza, di quel bisogno di fiducia» ha ribadito il capo dello stato. «Siamo tutti chiamati a un impegno comune contro un gravissimo pericolo che ha investito la nostra Italia sul piano della salute, economico e sociale. Le sofferenze provocate dalla malattia non vanno brandite gli uni contro gli altri. Questo sentimento profondo, che avverto nei nostri concittadini, esige rispetto, serietà, rigore, senso della misura e attaccamento alle istituzioni. E lo richiede a tutti, tanto più a chi ha maggiori responsabilità. Non soltanto a livello politico».
«Sono convinto che insieme ce la faremo. Che il legame che ci tiene uniti sarà più forte delle tensioni e delle difficoltà. Ma so anche che la condizione perché ciò avvenga sarà legata al fatto che ciascuno, partecipando alla ricostruzione che ci attende, ricerchi, come unico scopo, il perseguimento del bene della Repubblica come bene di tutti. Nessuno escluso», ha ribadito il presidente.
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