Controlli per chi rientra dall'estero, spostamenti limitati in tutta Italia, misure per evitare assembramenti durante lo shopping, ristori anche per le attività che ruotano attorno al turismo invernale e che non potranno aprire tra Natale e Capodanno ma solo dopo le feste.
Ad una settimana dalla scadenza del Dpcm, il governo continua a lavorare al provvedimento che dovrà definire le regole per le feste e che dovrà bilanciare la necessità prioritaria di non far impennare nuovamente la curva epidemica con quella di dare respiro all'economia. "Pensiamo si debbano introdurre misure maggiori per prevenire un'ondata di contagi" ha detto anche il premier Giuseppe Conte. Parole in linea con quanto da giorni ripete l'ala rigorista del governo: evitare di ripetere a Natale gli errori dell'estate, con il 'liberi tutti' di luglio e agosto che ha portato alla seconda ondata.
"Se apriamo senza limiti - conferma il ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia in Parlamento - le perdite di dicembre in vite umane ce le ritroveremo a febbraio: questo significherebbe essere entrati nella terza ondata ed è nostro dovere evitarla". Le limitazioni sono dunque "inevitabili". "Mi piacerebbe poter dire - sottolinea il ministro della Salute Roberto Speranza che il 2 dicembre sarà in Parlamento per illustrare le misure e il piano sui vaccini - che i problemi sono tutti risolti e si può riaprire tutto, ma non direi la verità".
Le scelte sono quindi quasi obbligate, anche se su uno dei temi più controversi, quello degli spostamenti tra le regioni, la discussione è ancora aperta e tesa. Alla linea sintetizzata dal coordinatore del Cts Agostino Miozzo - "I movimenti della popolazione sono un fattore di grave rischio, vanno mantenute le misure restrittive" - si affianca quella di chi nel governo ritiene che non sia possibile, nel caso in cui buona parte dell'Italia si trovi in zona gialla, porre limitazioni alla mobilità. Il compromesso su cui si starebbe lavorando è quello di consentire gli spostamenti solo per raggiungere parenti stretti e congiunti.
Né rigoristi né aperturisti nel governo immaginano invece divieti per quanto riguarda il cenone: nel Dpcm ci sarà un forte raccomandazione affinché gli italiani evitino quanto più possibile di incontrarsi con persone che non fanno parte dello stretto nucleo familiare e mantengano le precauzioni, a partire dalla mascherina, anche in casa.
La discussione è su quante persone indicare nella raccomandazione: 6, forse 8, qualcuno nel governo ipotizza fino a dieci come deciso dalla Germania. Quel che invece ci sarà nel Dpcm è una stretta sui controlli per chi va all'estero per il periodo di Natale e poi rientra in Italia. L'annuncio è arrivato dallo stesso Conte: "Non vogliamo invadere scelte di natura nazionale, ci stiamo premurando per evitare che ci siano trasferimenti transfrontalieri, evitando che nel caso si vada all'estero si possa rientrare senza nessun controllo" sanitario.
Non è stato ancora deciso se ciò significhi tampone obbligatorio o isolamento obbligatorio per chi rientra ma quel che è evidente che si tratta di una misura che punta a scongiurare l'assalto degli italiani alle piste da sci in quei Paesi che decideranno di lasciare gli impianti aperti. Su questo fronte il premier continua comunque a lavorare affinché si possa arrivare ad un coordinamento europeo e Boccia ha assicurato in Parlamento che anche per tutte le attività che ruotano attorno al turismo invernale "saranno assicurati i ristori così come sono stati garantiti per le attività che già oggi sono chiuse".
Il ministro non ha inoltre escluso che, come è stato per gli stabilimenti che sono "partiti più tardi", anche gli impianti possano aprire a fine gennaio. "Discuteremo insieme se partire un mese, 40 o 50 giorni dopo".
Il nuovo Dpcm darà invece il via libera all'apertura dei negozi, con una fascia oraria più ampia e il conseguente allungamento del coprifuoco, per evitare il crollo di migliaia di attività commerciali che dagli acquisti di Natale ricavano un terzo del fatturato annuo.
Ma saranno potenziati i controlli: per evitare lunghe code davanti o all'interno dei negozi e per impedire gli assembramenti nelle vie e nelle piazze dello shopping, anche attraverso il contingentamento degli ingressi.
Quello che non cambierà, su questo il governo è compatto, è il sistema delle fasce e della collocazione delle regioni in zona gialla, arancione o rossa in base all'indice di rischio indicato nel monitoraggio. Quello atteso per venerdì dovrebbe consentire alle prime tre regioni entrate in fascia rossa - Lombardia, Piemonte e Valle d'Aosta - di uscirne mentre Puglia e Sicilia, che per prime sono diventate arancioni, dovrebbero rimanere in quella fascia.
"Per stare tranquilli - dice una fonte di governo - dovremmo avere 5-7mila casi al giorno in tutta Italia, perché quella è la soglia che consente di tracciare tutti i casi. Fino a che non saremo in quella condizione non si può allentare". E con quasi 26mila casi ancora oggi, ci vorranno settimane. Ben oltre Natale e Capodanno.
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