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La logica della palude e il rimpasto di giunta in Sicilia...

Che cos’è la palude? E' anche l’ignobile ingiustizia orchestrata per dosare la rappresentanza geografica degli assessori nel governo regionale

Nel film “La Grande Bellezza” un monumentale Toni Servillo, giornalista-scrittore raffinato, incalza con le sue domande una sciamana casereccia, fino a metterla con le spalle al muro chiedendole: «Che cos’è una vibrazione?». Lei balbetta, ma capisce subito che quella domanda, così cruda, smaschera l’impostura spacciata a una platea di debolezze alla ricerca di scaldini spirituali. E reagisce male, sentendosi scoperta nel suo volgare imbroglio.

Ecco, presidente Musumeci, Lei che è sempre stato schietto («ho attraversato la palude scansando gli schizzi di fango») dovrebbe rispondere a una domanda: che cos’è la palude? Affarismo che fa leva sul potere politico, clientelismo seminato per garantirsi una continuità politica; intreccio perverso con ambienti mafiosi travestiti da faccendieri. Un sottobosco, presidente, così lontano dal suo profilo etico che sarebbe quasi superfluo fare questa premessa. Se non fosse che la palude è anche altro.

È, per esempio, l’ignobile ingiustizia orchestrata per dosare la rappresentanza geografica degli assessori nel governo regionale. Il presidente dell’Ars e commissario politico di Forza Italia in Sicilia, Gianfranco Miccichè, ha dettato - con insopportabile protervia - le mosse del rimpasto per equilibrare la giunta siciliana, sbilanciata - sostiene - dall’affollata presenza di «assessori della Sicilia orientale». Vorremmo capire a quale logica “territoriale” risponde la pretesa di Forza Italia. E se la Sicilia orientale, per esempio, corrisponde alla città di Catania.

Miccichè allarga i confini, forse immaginando di avere di fronte i selvaggi davanti al fuoco. In realtà non ha tutti i torti, visto che Messina - con i silenzi complici - ha accolto supinamente la tesi barbarica che ha cancellato l’unico assessore (donna) della provincia peloritana. Ma il presidente dell’Ars non ha avuto il coraggio, o l’onestà intellettuale, di rinfacciare a Musumeci la colonizzazione etnea del governo regionale (4 assessori più il presidente). Certo, è mortificante seguire la logica “territoriale”. Preferiremmo un eschimese capace e intelligente piuttosto che un brodoso messinese. Ma se questi sono i neuroni che regolano la politica siciliana ci può spiegare, presidente Musumeci, perché la provincia di Messina e l’unica donna assessore sono stati rimossi dal governo regionale? E non è forse questa la logica della palude?

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