I costruttori-responsabili non crescono. Il gruppo di senatori che dovrebbe rimpiazzare il vuoto di Italia viva e garantire una nuova stabilità stenta a decollare. Al Senato, il governo è ancora lontano dalla maggioranza assoluta di 161 voti. Intanto, però, nella “controparte”, quella dei renziani, si avvertono scricchiolii. Insomma, i giochi sono ancora aperti ma si respira meno ottimismo. Martedì a Palazzo Madama ci sarà la conta: con l'astensione annunciata di Italia Viva, al momento il governo è in grado di superare la prova. La compagine dei costruttori si va delineando più per esclusione che per aggiunte. L'Udc, che può contare su tre senatori, si è tirata fuori. Anche il sottosegretario agli Esteri Riccardo Merlo (Maie), fondatore del gruppo di Italia 2023 che dovrebbe raccogliere adesioni pro-Conte a Palazzo Madama, non ha nascosto le difficoltà.
I numeri
Al Senato, il pallottoliere della maggioranza è fermo a 154, un cifra data dalla somma dei senatori del M5s (92), del Pd (35), del Maie-Talia 23 (4), di Leu (6) e delle Autonomie (8). A questi si sommano i senatori a vita Renzo Piano, Liliana Segre, Carlo Rubbia e Mario Monti. E poi ci sono i costruttori: Sandra Lonardo (ex FI, moglie di Mastella), gli ex M5s Maurizio Buccarella e Gregorio de Falco, e poi Sandro Ruotolo (Misto). Il conto include anche Riccardo Nencini (Psi), che però è ancora fra gli incerti.
Oggi la direzione del Pd
Proseguono i contatti per garantire una maggioranza forte al governo Conte dopo le dimissioni dei ministri di Italia Viva, mentre il premier prepara il suo discorso alle Camere. Il deputato di Iv De Filippo ha annunciato il suo ritorno nel Pd e domani alla Camera sosterrà il governo. Al Senato martedì, però, Conte potrebbe doversi accontentare, appunto, di soli 154 voti, abbastanza per restare in sella con l’astensione di IV ma sette sotto la maggioranza assoluta che anche il Quirinale auspica per poter contare su un esecutivo solido. L’Udc si è chiamato fuori riaffermando la sua fedeltà al centrodestra che ieri ha riunito i suoi vertici dicendosi pronto a costruire un’alternativa. Diversi gli scenari ancora aperti. Oggi si riunisce la direzione del Pd, convocati anche i parlamentari di Iv.
E intanto Renzi...
E intanto il leader di Italia Viva Matteo Renzi, in un'intervista al Corriere della Sera, chiarisce che se qualcuno «nel Pd preferisce Mastella alla Bellanova o Di Battista a Rosato ce lo farà sapere. Noi vogliamo che si formi un governo di coalizione con un ruolo fondamentale per il Pd e per i suoi esponenti». Il Pd sa, secondo Renzi «che senza Italia viva non ci sono i numeri. Forse non sarà più amore, ma almeno è matematica. Se Zingaretti insiste a dire no a Italia viva, finisce col dare il Paese a Salvini». Se invece Conte ottenesse 161 voti al Senato, "sarebbe un atto di chiarezza. E riconoscerei il successo parlamentare per il premier». In quel caso «da senatore continuerò a sostenere l’Italia sulle cose che condivido e votare contro le cose che non condivido».
Ma il premier Conte...
In questo clima il piano di Conte resta quello di venerdì: andare in Aula, ottenere anche solo una maggioranza relativa e poi aprire il tavolo per il programma da governo e, probabilmente, anche il rimpasto. Niente dimissioni e niente Conte-ter, quindi.