Domenica 22 Dicembre 2024

Crisi di Governo, si lavora alla "quarta gamba". Conte in pressing sui moderati

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, a Palazzo Chigi

Prima allargare la maggioranza con un nuovo gruppo, poi il patto di legislatura e il rimpasto. E' questa la road map concordata da Giuseppe Conte con i vertici di Pd, M5s e Leu, nel 'day after', il primo giorno della maggioranza senza Iv. Il premier riunisce per due ore in videoconferenza Nicola Zingaretti e Dario Franceschini, Alfonso Bonafede e Vito Crimi, Roberto Speranza. Poi a sera sale al Quirinale per un colloquio interlocutorio con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella di quasi un’ora. Per ora niente dimissioni: il tentativo è far nascere il Conte 2-bis, senza Matteo Renzi. Il leader di Italia Viva "bombarda" da fuori quello che ha già ribattezzato il governo «Conte dimezzato» e cerca di mantenere compatti i suoi. Ma dalla maggioranza confidano di riportare "a casa" i deputati e senatori di Iv che non ci stanno ad accomodarsi all’opposizione. E far nascere un nuovo gruppo di maggioranza a Palazzo Madama anche con nuovi arrivi da Fi e Udc. I numeri sono fragili, il sentiero è stretto, i timori restano. La nascita della «quarta gamba» della maggioranza è una priorità e l’obiettivo è fare presto, se possibile entro il fine settimana. C'è infatti una data segnata in rosso sul calendario: il 27, salvo rinvii, si voterà in Parlamento la relazione sulla giustizia del ministro e capo delegazione M5s Bonafede: Renzi ha già schierato Iv per il No e il centrodestra spera di saldare al Senato i suoi 140 voti ai 16 "superstiti" di Iv, per battere il governo, confidando sul fatto che martedì l’asticella si è fermata a 156 e che la maggioranza non può sempre fare affidamento sulla presenza dei senatori a vita. Non accadrà, ribattono dal governo. Giovedì il ministro Federico D’Incà potrebbe riunire i capigruppo di maggioranza per iniziare a serrare le fila. Mentre i pontieri proseguono il lavoro per allargarle. Franceschini avrebbe spiegato ai capigruppo Pd Delrio e Marcucci, in una videoconferenza in serata con Zingaretti e Orlando, che l’allargamento è la priorità. Non solo per il voto sulla giustizia, ma anche perché ora in quasi tutte le commissioni Iv tiene in scacco la maggioranza e invece se nascesse un nuovo gruppo sarebbe possibile un riequilibrio dei componenti. L’obiettivo indicato dal capo delegazione Pd è 170 senatori. Per il momento ci si accontenterebbe di superare quota 161, per poi aspettare nuovi arrivi. Ma, spiegano dalla maggioranza, il rimpasto verrà dopo, altrimenti si rischierebbe di alimentare appetiti dei singoli senatori verso posti di governo e sottogoverno, inizierebbe un "mercato" insostenibile. C'è chi starebbe tentando anche un ultimo canale di dialogo con Forza Italia o almeno parte dei berlusconiani, con la proposta di una sorta di appoggio esterno sul Recovery plan (modello Ala), la trattativa sul proporzionale e la possibilità di sedere anche al tavolo dell’elezione del prossimo capo dello Stato. Ma si tratta di voci smentite da Fi, che siede al tavolo del centrodestra e firma una nota congiunta con Lega e Fdi per fare appello al Colle contro un governo «di minoranza, incapace, arrogante e raccogliticcio che tiene in ostaggio il Paese». Al Senato le pregiudiziali sul decreto Covid passano senza problemi, anche per le molte assenze e il voto sullo sfostamento passa con ampio margine, con l’annunciato via libera di Iv. Ma la priorità è trasformare la minoranza in maggioranza. L'orizzonte è di due, massimo tre settimane, con un primo passo avanti e la nascita dei gruppi al più presto. Alla Camera ci lavora Bruno Tabacci, che avrebbe già 11 o 12 potenziali aderenti. Al Senato il nuovo gruppo potrebbe nascere sotto le insegne del Maie (9 i senatori potenziali attuali, cui potrebbe aggiungersi Lonardo) o di quelle dell’Udc, che continua a non chiudere la porta. Anche da Fi potrebbero venire altre sorprese (si citano Minuto, Vitali, Tiraboschi). Non aderirebbero al nuovo gruppo ma al Pd, ma comunque aumenterebbero i numeri di maggioranza, rendendo meno determinante Renzi, eventuali nuovi arrivi da Iv: Comincini si è smarcato, con lui potrebbero andare Marino, Grimaldi, Carbone. Il senatore di Rignano, che riunirà i gruppi parlamentari, prova a tenere compatti i suoi scommettendo sul fallimento dell’allargamento della maggioranza, che porterebbe alle dimissioni di Conte e al rientro di Iv in partita. Ma la perdita di almeno tre o quattro senatori oltre a Nencini e di altrettanti deputati è messa in conto. Evitato il «salto nel buio», bisogna «correre» per dare "identità alla maggioranza", dice Nicola Zingaretti. Senza Iv non ci saranno più rallentamenti, dicono fonti M5s. Al ritorno di Renzi chiude con nettezza non solo Palazzo Chigi ma anche il Pd, con Goffredo Bettini. Il dirigente Dem immagina un percorso in due fase, con la possibile assegnazione della delega all’Agricoltura subito (si parla di Nencini o un ex M5s). E poi un rimpasto più ampio. Una parte dei Dem e del M5s insiste per il Conte ter: si parla tra l’altro di Andrea Orlando alla Giustizia, con Bonafede o Luciana Lamorgese ai Servizi, e un sottosegretario alla presidenza del Consiglio per il Pd. Ma la via preferita da Conte resta quella di non passare dalle dimissioni: il rimpasto potrebbe avvenire attraverso l'assegnazione delle deleghe di Iv e lo spacchettamento di alcuni ministeri come i Trasporti e le infrastrutture e la Cultura e il Turismo. La partita non è ancora nel vivo. Anche perché, raccontano, avrebbe sollevato l’irritazione di diversi capigruppo e potenziali "volenterosi" la riunione di governo convocata da Conte con i soli Pd, M5s e Leu. I gruppi di maggioranza scalpitano, i responsabili vogliono sedere al tavolo.

Renzi: "Pronto a dare mano per il bene del Paese"

«Dopo tante polemiche su di noi inizia a venir fuori la verità. I principali commentatori italiani e stranieri si rendono conto che la situazione è semplice: le cose di cui parlavamo noi di Italia Viva erano giuste». Lo scrive Matteo Renzi nella sua Enews. «Sul Recovery Plan avevamo ragione noi, sui servizi segreti avevamo ragione noi, sul rapporto Stato-Regioni avevamo ragione noi. Purtroppo ci danno ragione sempre il giorno dopo anzichè darci ascolto il giorno prima», aggiunge Renzi. «Ma noi non molliamo. Continuiamo a lavorare per il bene degli italiani facendo proposte e restando sui contenuti. Come avevamo fatto con il Premier Conte con la lettera, alla quale il Premier non è stato in condizioni di rispondere. Ci dispiace. Adesso avanti pensando all’interesse dell’Italia».

Sindacati: "Adesso Conte passi ai fatti"

Superata una crisi di governo giudicata «incomprensibile», «affatto utile al Paese» e «lontana dai reali problemi delle persone», e aver incassato i ringraziamenti del premier Giuseppe Conte nel suo discorso alla Camera, i sindacati chiedono all’esecutivo di passare ai fatti, avviando quel confronto sul Recovery Plan invocato da settimane. «Conte dai ringraziamenti passi ai fatti e coinvolga davvero le parti sociali», afferma il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, secondo cui «i costruttori vanno cercati nel Paese» e se la politica non recupera il ruolo delle parti sociali «va a sbattere». «Dopo la fiducia del Parlamento al governo ora il Paese attende risposte concrete dalla politica», dichiara la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, secondo cui «occorre un patto sociale per la crescita e lo sviluppo, lavoro e coesione sociale, con una governance condivisa sul Recovery plan e sulle necessarie riforme economiche non più rimandabili. Bisogna fare presto con il coinvolgimento delle parti sociali». «Il sindacato - sottolinea il segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri - chiede alla politica e al Governo di tornare immediatamente ad affrontare le questioni che riguardano il lavoro, l’occupazione e l’economia reale, per costruire un progetto condiviso di ripresa e sviluppo del Paese. Bisogna recuperare il tempo perso sul Recovery Plan e ci aspettiamo già oggi la convocazione ed il testo». Per Landini, il governo Conte deve coinvolgere le parti sociali e avviare le riforme necessarie, altrimenti non ha futuro. Occorrono in particolare risposte immediate sulla proroga del blocco dei licenziamenti e sulla riforma degli ammortizzatori sociali. «Noi - assicura Bombardieri - siamo pronti a confrontarci, sin da subito, mettendo sul tavolo le nostre proposte per la soluzione dei problemi dei lavoratori, dei pensionati e dei giovani e per puntare alla crescita con un uso razionale ed efficace degli strumenti straordinari messi a disposizione dall’Europa». Secondo Furlan, bisogna guardare ai numeri della pandemia e alle cifre preoccupanti dei tanti lavoratori che a marzo rischiano di essere licenziati. «Solo insieme - spiega la leader Cisl - si esce da questa crisi attraverso un confronto ed un accordo forte che metta in evidenza cosa si deve immediatamente fare per ripartire dal lavoro, affrontando insieme il tema dei ristori, dei progetti del Recovery plan, degli investimenti, del rafforzamento della sanità, della scuola, delle riforme fiscali e della Pubblica amministrazione, della riduzione del divario tra Nord e Sud, del blocco dei licenziamenti, degli ammortizzatori sociali, delle politiche attive.  

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