Il governo Draghi, quando nascerà, potrebbe diventare di diritto il più votato alle Camere della storia repubblicana. Se infatti l’esecutivo guidato dall’ex numero uno della Bce fosse sostenuto dall’intero arco costituzionale con l’esclusione della sola FdI, si costituirebbe la più ampia maggioranza mai vista prima in Parlamento. Una maggioranza non politica, è stato detto, ma di salvezza nazionale, paragonabile come spirito a quella nata dopo la fine della Seconda guerra mondiale e frutto della resistenza, che unì forze poi avversarie come Dc e Pci. E, numeri alla mano, supera anche quello altrettanto unitario guidato da Mario Monti, nato dopo la crisi economica e finanziaria che portò lo spread a 500 punti (mentre ora quell'indicatore veleggia ben sotto i 100 punti). E stacca di gran lunga i precedenti governi guidati da un tecnico, quelli di Carlo Azeglio Ciampi, mentore dello stesso Draghi, e di Lamberto Dini. Se infatti Draghi riunisse ottenesse per il suo esecutivo il sostegno di Pd, Forza Italia, Iv, Leu e gruppi "minori", oltre a M5s e Lega, il nuovo esecutivo avrebbe una maggioranza amplissima: almeno 288 sì al Senato, che potrebbero crescere fino a sfiorare i 300 (la maggioranza assoluta è fissata a quota 161), e oltre 580 alla Camera, sui 629 componenti attuali. Secondo a Draghi, in questa classifica, c'è il governo Monti e subito dopo il governo Andreotti IV. Ma guardando i numeri va chiarito innanzitutto che i primissimi governi della Repubblica ricevevano la fiducia dall’Assemblea costituente, composta da 556 esponenti. Il Governo De Gasperi II, il primo dopo la nascita della Repubblica, ottenne dall’Assemblea costituente la fiducia con 389 voti a favore, 53 contrari e 7 astensioni su 556 componenti. Fu un governo di unità nazionale, inizialmente sostenuto da Democrazia Cristiana, Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria, Partito Comunista Italiano, Partito Repubblicano Italiano, Partito Liberale Italiano. All’opposizione sedevano Fronte dell’Uomo Qualunque, Blocco Nazionale della Libertà, Movimento per l’Indipendenza della Sicilia, Partito Sardo d’Azione, Movimento Unionista Italiano. Restò in carica dal 14 luglio 1946 al 2 febbraio 1947 e il presidente De Gasperi si dimise dopo la scissione da cui nacque il Psdi. De Gasperi successe a se stesso e ottenne la fiducia l’8 febbraio con 292 voti a favore, 102 contrari e 1 astenuto.