Tanto accorto ad accontentare tutti i partiti per fare stare in piedi il nuovo Governo d'unità e pace, quanto poco interessato all'equilibrio della rappresentanza geografica e alle istanze territoriali. E così il Governo di Mario Draghi nasce a trazione nordista, al di là delle dichiarazioni di intenti. Non ci saranno ministri siciliani e calabresi. Ben il 75% dei membri del nuovo governo proviene dal Nord: addirittura 8 sono lombardi e 4 veneti. Il Meridione nel suo complesso è rappresentato dai lucani Luciana Lamorgese e Roberto Speranza e dai campani Luigi Di Maio e Mara Carfagna, a cui è stato proprio affidato il ministero per il... Sud. Che a dirla così sembra quasi una "riserva indiana" una sorta di "specie protetta". A oggi l'Italia politica di Mario Draghi si è fermata a... Potenza.
E così dal governo con più siciliani della storia della Seconda Repubblica si passa a quello con zero. L'esecutivo di Mario Draghi non avrà rappresentanti dell'Isola: l'ultima volta era accaduto quando a Palazzo Chigi era di casa Mario Monti. In estrema sintesi negli ultimi trent'anni è la terza volta. I due governi Conte avevano invece dato grande "peso" all'Isola sulla scia di quel contributo decisivo che i "grillini" siciliani avevano portato in dote al trionfo elettorale. E così se nel Conte I avevano trovato spazio in tre (Alfonso Bonafede, Peppe Provenzano e Nunzia Catalfo) nel Conte II i rappresentanti di Trinacria erano addirittura diventati quattro con l'aggiunta della siracusana Lucia Azzolina. Per non parlare dei due vice (Vito Crimi e Giancarlo Cancelleri) e dei tre sottosegretari (Steni Di Piazza, Manlio Di Stefano e il barcellonese Alessio Villarosa). Nell'esecutivo di Draghi mancheranno anche i calabresi: bisogna giusto fare ricorso all'albero genealogico di Vittorio Colao, il super manager che si occuperà della Transizione digitale, per trovare origini calabresi. Per il resto il nulla. Adesso la tornata dei viceministri e dei sottosegretari. La cui nomina suonerà come contentino.
Inevitabile la rabbia delle regioni più a Sud: la prima reazione arriva dall'Ars. “Non era certo questo il governo che ci aspettavamo e che ci si aspettava soprattutto in Sicilia” tuona il gruppo parlamentare del M5S all'Ars. “Siamo delusi sia dal nome dei ministri, che dalla loro provenienza geografica.La Sicilia è stata totalmente dimenticata, e in questo momento storico, con la programmazione del Recovery Fund, questo può essere devastante, contribuendo ad allargare ancora di più il gap tra Nord e Sud. Se fossimo al posto dei parlamentari siciliani a Roma non voteremmo la fiducia a questo governo Draghi”."La Sicilia - afferma il capogruppo Giovanni Di Caro - è sempre stata una roccaforte per il Movimento 5 stelle, non essere rappresentata nell'esecutivo è uno schiaffo per i nostri cittadini, che non meritavano. Inoltre abbiamo ceduto ministeri chiave e capisaldi dell'azione politica del Movimento, primo fra tutti il ministero del Lavoro".
Il presidente Ars Micciché: "Speriamo nei sottosegretari"
«Non si può non notare l’assenza di siciliani al governo anche se il Ministero del Sud a Mara Carfagna mi rende molto felice. Speriamo nei sottosegretari, sono fiducioso» scrive il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè (Fi) nei suoi profili social. Qualche perplessità anche nella Lega. «Certo è un fatto che salta all’occhio, lo ritengo casuale ma speriamo che ci sia l'attenzione da parte di tutti i ministri» commenta Nino Minardo, segretario regionale del Carroccio. «I nostri - aggiunge - sono di assoluta qualità e insieme lavoreremo per la Sicilia, ma chiederemo una maggiore attenzione nelle scelte di viceministri e sottosegretari». Una richiesta che, per una volta, trova d’accordo anche il segretario regionale del Pd Antony Barbagallo: «Non sempre la presenza di siciliani è garanzia di attenzione, ma in questo quadro la rappresentanza al governo sarebbe stata fondamentale, è una ferita e il Pd ha il compito di rimuoverla come il numero esiguo delle donne, speriamo nei viceministri e nei sottosegretari».
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