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Via libera della Camera con 535 sì, 56 no e 5 astenuti. Draghi: "Credito di imposta per investimenti al Sud"

Mario Draghi incassa la seconda fiducia. Numeri ampi per il governo dell’ex numero uno della Bce anche alla Camera: i sì sono 535, 56 i voti contrari e 5 gli astenuti, ben 219 voti in più rispetto alla maggioranza assoluta. Il numero dei dissidenti M5s cresce rispetto a palazzo Madama, ma non è l’emorragia che i vertici pentastellati temevano. In tutto, tra voti contrari, astensioni e non partecipazione al voto, la fronda non sfonda la trentina.
L’Aula di Montecitorio riserva al premier una accoglienza più calda rispetto a ieri: Draghi - come già avvenuto al Senato - assiste al lungo dibattito che precede il voto, poi interviene per poco meno di 15 minuti per le repliche e pone l’accento sulla lotta alla corruzione, la semplificazione della macchina della Pubblica amministrazione, le carceri, lo sport e il turismo e anche la giustizia, dove serve garantire la giusta durata dei processi. Si congeda con un grazie, che l’emiciclo accoglie con una standing ovation e l’applauso della maggioranza. Solo i deputati di FdI non muovono un muscolo. Domani per Draghi la prims internazionale al G7 con Biden. Il premier parteciperà al tavolo "virtuale" che anticipa il summit di giugno a Carbis Bay in Cornovaglia. Sempre domani, il presidente del Consiglio sarà alla cerimonia inaugurale dell’anno giudiziario della Corte dei Conti.

E' caos nel Movimento 5 Stelle

Ma se il governo si appresta a entrare nel vivo dei primi dossier, la neo maggioranza che lo sostiene già vive i suoi primi tormenti, scossa dal terremoto interno ai 5 stelle con l’espulsione dei 15 senatori dissidenti che hanno votato no alla fiducia, a cui si aggiungono almeno altri 15 deputati (si dovrà decidere anche per la sorte degli assenti non giustificati). Una situazione incandescente che costringe il garante Beppe Grillo ad intervenire nuovamente, invocando l’unità come «unica strada» e tornando a blindare Draghi: «I grillini non sono più marziani», scrive sui social. Ma a mettere a dura prova la neo maggioranza è anche il malessere che serpeggia nei partiti per il puzzle dei sottosegretari e viceministri ancora da comporre e che difficilmente soddisferà i vari appetiti di chi finora è rimasto a bocca asciutta.
Una maggioranza attraversata inoltre dalle perplessità, soprattutto in casa dem, sull'intergruppo nato al Senato solo due giorni fa tra M5s, Pd e Leu con l’obiettivo, «a partire dall’esperienza positiva del governo Conte II, di promuovere iniziative comuni sulle grandi sfide del Paese, dalla emergenza sanitaria, economica e sociale fino alla transizione ecologica ed alla innovazione digitale», e già ridimensionato e depotenziato prima dal capogruppo Pd Andrea Marcucci ("ha lo scopo di garantire un confronto parlamentare sui temi e sull'agenda del Senato. L’ho fatto io da capogruppo, avvalendomi della mia autonomia") e subito dopo dal segretario in persona, che parla di semplice «coordinamento nei lavori parlamentari» e invita a «non accendere troppi casi politici su questo, non cavalchiamo troppo questo tema», scandisce Nicola Zingaretti.

 

Centrodestra in fibrillazione

Anche nel centrodestra di governo non mancano fibrillazioni, ma i due rispettivi leader, Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, per il momento preferiscono vedere il bicchiere mezzo pieno e ostentare una unità di Forza Italia e Lega che, a loro dire, manca nelle altre forze di maggioranza. «Per quanto riguarda la squadra di governo, è una buona squadra. Poi non c'è mai la perfezione in nessuna squadra di governo. Io personalmente, come d’altronde chiunque, avrei scelto qualche altro ministro al posto di qualcuno di questi ministri. Ma direi che complessivamente si può parlare di una buona squadra», dice il Cavaliere che torna a lodare i tre ministri azzurri, «molto esperti e capaci». Anche Salvini promuove a pieni voti il premier: «Del discorso di Draghi mi è piaciuto tutto. L’unica cosa che non mi piace di Draghi è che tifa la Roma, ma è pur vero che sul campo di calcio ognuno è libero di tenersi le proprie bandiere». Poi, guardando nell’altro campo, annuncia: «Nelle prossime ore, e non solo dai 5 Stelle, ci saranno diverse persone che cominceranno il loro cammino con la Lega, sia alla Camera che al Senato». E rimarca il 'pesò dei due partiti di centrodestra: «Oggi in Senato Lega e Forza Italia sono forza di maggioranza rispetto al Pd e 5 Stelle». Ma intanto perde un uomo, Vinci che dalla Lega passa a Fratelli d'Italia. Guarda al Parlamento come possibile sbocco futuro Rocco Casalino, ex portavoce di Giuseppe Conte. Il quale, fa sapere il rettore dell’Università di Firenze Luigi Dei, dal primo marzo tornerà ad insegnare diritto.

Il messaggio di Draghi alla Camera

«Spero che condividiate questo sguardo costantemente rivolto al futuro che confido ispiri lo sforzo comune» per uscire dalla pandemia e dalla crisi economica e che «certamente caratterizzerà l’azione del mio governo». Lo dice il premier Mario Draghi nella replica alla Camera. "Un Paese capace di attrarre investitori deve difendersi dai fenomeni corruttivi, lo deve fare comunque intendiamoci. Questi portano a effetti depressivi sul tessuto economico e sulla libera concorrenza", ha sottolineato Draghi. E proprio per combattere la corruzione, ha osservato il premier, "è centrale il ruolo dell'Anac". Quindi, ha esortato a velocizzare gli iter pubblici perché nei ritardi "si annidano gli illeciti".

Draghi ha anche parlato del Made in Italy, precisando che "per tutelarlo dalla concorrenza sleale l'impegno del governo sarà totale" e, per la ripartenza delle piccole e medie imprese il governo intende sostenere l’internazionalizzazione e potenziare il credito d’imposta per le piccole e medie imprese. «Ci sono tre aspetti che riguardano le Pmi - ha detto Draghi - uno riguarda l’emergenza, un altro riguarda la preparazione per la ripartenza quando comincerà ad attenuarsi la pandemia e poi sono stati sollevati due o tre esempi di tutele specifiche per le Pmi italiane. Sul primo punto, cioè sull'emergenza, quel che è stato fatto da noi ricalca abbastanza bene quel che è stato fatto in altri paesi europei dal punto di vista qualitativo. Sul secondo punto la questione è più di medio periodo e questo comporta internazionalizzazione, accesso al capitale e investimenti per rafforzare la nostra manifattura: la strada è quella di sostenere il processo di internazionalizza delle Pmi, di potenziare il credito di imposta per investimenti ricerca e sviluppo nel mezzogiorno e anche quello per le spese di consulenze relativo alla quotazione, dobbiamo estendere a questo il piano nazionale della transizione 4.0 per favorire e accompagnare le imprese nel processo di transizione tecnologica e sostenibilità ambientale».

A conclusione della sua replica alla Camera, durata in totale 13 minuti, il premier ha parlato dello sport, tema non affrontato ieri al Senato. "Il fatto che non abbia detto nulla non significa che non sia meno importante", ha chiarito. E ha aggiunto: "Il mondo dello sport è stato fortemente colpito nella pandemia, l'impegno del governo è sostenerlo". Quindi ha concluso: "Lo sguardo al futuro caratterizzerà il mio governo". Al momento sono in corso le dichiarazioni di voto e l'esito della votazione sulla fiducia è atteso per le ore 20. Ma sul risultato incombe l'incognita dei dissidenti del Movimento 5 Stelle: già dieci deputati grillini si sono iscritti per parlare a titolo personale nelle dichiarazioni di voto.

Crimi: saranno espulsi i 15 senatori M5s che hanno votato no

«I 15 senatori che hanno votato no alla fiducia saranno espulsi». Lo scrive su Facebook il capo politico del movimento 5 stelle vito Crimi.  «I 15 senatori che hanno votato no - prosegue Crimi - sono venuti meno all’impegno del portavoce del Movimento che deve rispettare le indicazioni di voto provenienti dagli iscritti. Tra l’altro, il voto sul nascente Governo non è un voto come un altro. E’ il voto dal quale prendono forma la maggioranza che sostiene l’esecutivo e l’opposizione. Ed ora i 15 senatori che hanno votato no si collocano, nei fatti, all’opposizione». Per questo, prosegue il capo politico M5s, «non potranno più far parte del gruppo parlamentare del Movimento al Senato. Ho dunque invitato il capogruppo a comunicare il loro allontanamento, ai sensi dello Statuto e del regolamento del gruppo. Sono consapevole che questa decisione non piacerà a qualcuno - conclude - ma se si pretende rispetto per chi la pensa diversamente, lo stesso rispetto si deve a chi mette da parte le proprie posizioni personali e contribuisce al lavoro di un gruppo che non ha altro obiettivo che quello di servire i cittadini e il Paese».

 

 

 

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