Il Covid riscrive ancora una volta il calendario del fisco: mentre la maggioranza cerca la quadra su tasse e cartelle, il Mef fa sapere che con il prossimo decreto Sostegni arriverà anche uno slittamento delle scadenze legate alla dichiarazione dei redditi precompilata che, quindi, sarà disponibile solo a partire dal 10 maggio. La maggioranza preme per fare presto, già a inizio settimana, ma il decreto non dovrebbe vedere la luce prima di giovedì-venerdì, anche perché va trovata la sintesi sugli interventi, compresa la platea dei nuovi indennizzi alle imprese. Intanto il Mef annuncia che le imprese avranno tempo fino al 31 marzo per inviare la Certificazione unica dei redditi dei dipendenti, stessa scadenza fissata per l’invio dei dati utili per il calcolo delle detrazioni in dichiarazione. Misure che si aggiungono alla proroga al 30 aprile per i versamenti delle rate della "pace fiscale" sospese da inizio pandemia, e all’ennesimo rinvio, a maggio, della digital tax. Ma ci sono diverse altre richieste dei partiti che aspettano risposta, da un nuovo stop alla plastic tax, perorato dalla Lega, a una nuova edizione di rottamazione e saldo e stralcio, promossa dal M5S, fino alle scadenze del 16 marzo, quando bisognerebbe saldare le tasse sospese a novembre e dicembre con i vari decreti Ristori. Il tema è sul tavolo, assicurano fonti parlamentari, insieme all’ipotesi di usare il fondo da 5,3 miliardi istituito con il Ristori quater proprio per cancellare le tasse sospese alle imprese più in difficoltà. E ancora non ha una versione definitiva la nuova operazione di pulizia del "magazzino" della ex Equitalia. Né i sottosegretari né i partiti finora hanno visto i testi, anche se le riunioni a vari livelli si sono susseguite per tutta la settimana. Un punto con i capigruppo di maggioranza lo dovrebbe fare lo stesso ministro dell’Economia Daniele Franco prima del varo del decreto, ma ancora non è stato fissato. Leu vede come fumo negli occhi l’idea di cancellare senza filtri tutte le vecchie cartelle tra il 2000 e il 2015 fino a 5mila euro, figurarsi fino a 10mila euro come insiste a chiedere la Lega. A non piacere per niente sarebbe l’effetto condono "mascherato" che si otterrebbe con la misura dato che il tetto non sarebbe per contribuente ma per ruolo, con il rischio di cancellare a un singolo debitore anche molte migliaia di euro. Un fenomeno, fanno notare sempre da Leu, già descritto dalla Corte dei Conti nell’analisi dello stralcio delle mini-cartelle fino a 1000 euro del 2018. Per le imprese l’ipotesi che si fa sempre più concreta è di prevedere indennizzi per le Pmi fino a 10 milioni di fatturato. Il meccanismo di calcolo fin qui ipotizzato, però, non convince tutti e non basta la promessa di un nuovo scostamento - dell’ordine di 15-20 miliardi - da fare entro l’inizio di aprile con il Def. Parametrare gli indennizzi ai cali di fatturato (di almeno il 33%), con un calcolo della media mensile moltiplicata per due, finirebbe per coprire appena «il 5% delle perdite», troppo poco lamenta ad esempio Stefano Fassina che chiede di "correggere l’impostazione» e versare contributi «in relazione alle perdite effettive» e in due rate, una con il decreto Sostegni, l’altra dopo il nuovo scostamento. Il resto del decreto sembra invece più definito, dai 2 miliardi per i vaccini al pacchetto per Regioni, Province e Comuni e per il trasporto pubblico locale (oltre due miliardi e mezzo complessivi) ai circa 10 miliardi per il lavoro, dalla proroga della Cig Covid per tutti fino a giugno e per i piccoli fino a ottobre in attesa della riforma degli ammortizzatori, alle nuove indennità per stagionali e precari dello sport e dello spettacolo, alla ulteriore proroga della Naspi fino al rifinanziamento del Reddito di cittadinanza e del Rem.