«Di fronte ai limiti dati dallo scostamento di bilancio bisognerebbe usare i soldi per aiutare chi ha subìto danni dal Covid - penso alle imprese che avranno dei ristori tutto sommato al di sotto del necessario - piuttosto che chi ha aperto un contenzioso dieci anni fa». Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, in un’intervista a Repubblica, ribadisce la sua contrarietà e quella del Pd alla misura di stralcio delle vecchie cartelle esattoriali contenuta nel decreto Sostegni. Nessuna sorpresa, poi, sulla diversità di vedute con il M5s: «So che si tratta di una loro posizione storica, ma quest’alleanza deve favorire un’evoluzione, in parte già avvenuta, e in quest’evoluzione mi auguro si possa convergere su un punto: un conto è il fisco amico, un altro è indebolire la fedeltà fiscale».
Il premier Draghi, secondo Orlando, «ha dato un messaggio chiaro. E’ legittimo che ognuno cerchi di affermare il suo punto di vista programmatico, ma quando si carica di significato simbolico una questione, spesso si finisce per non risolverla». E il segretario del Pd, Enrico Letta, «ha parlato in sintonia con il presidente Draghi: non è il momento di far pesare sul governo le bandiere propagandistiche. Ognuno ha il diritto di sventolarle, ma non può tenere in ostaggio l’esecutivo. Che si fonda su un’alleanza tra diversi, anche alternativi. Questo passaggio si giustifica perchè il capo dello Stato ha richiamato la situazione drammatica della pandemia, ma è chiaro che non siamo né vogliamo essere omologati alla Lega».
Per quanto riguarda il blocco dei licenziamenti, che per le grandi aziende scadrà a fine giugno, il ministro del Lavoro spiega: «Da qui a giugno dovremo verificare due cose: se dentro la grande industria ci siano settori che hanno particolari gradi di sofferenza, per cui questa risposta non sarebbe adeguata. E se si riesce a mettersi intorno a un tavolo per capire se c'è la volontà comune, tra le parti sociali, di attivare gli ammortizzatori per evitare i licenziamenti». Per proteggere il lavoro, sottolinea Orlando, servono «nuovi ammortizzatori sociali. A ogni lavoratore - indipendentemente dal contratto - va dato uno strumento che faccia da paracadute nelle crisi».
Sulle alleanze, Orlando crede che Letta perseguirà «la costruzione di un campo largo» in continuità con Zingaretti, «perchè, al di là delle strumentalizzazioni, non c'è nessuno nel Pd che davvero metta in dubbio l’alleanza con i 5 stelle. La discussione è sul dove è maturo quest’asse, nelle città, e su come va realizzato su basi programmatiche». Ma non ci sono preclusioni verso i liberali: «Se vogliamo vincere alle amministrative, in un sistema che spinge verso il bipolarismo, non si può partire da veti». Il Pd deve «traguardare alla vocazione maggioritaria, che oggi significa riconquistare l’elettorato popolare. Deve assumere la questione sociale come cruciale». Infine, sulle eventuali dimissioni dei capigruppo di Camera e Senato, Orlando dichiara: «E' un gesto che storicamente si è sempre fatto. Un atto di riguardo, quasi dovuto».
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