C'è il via libera della Commissione europea sul Piano nazionale di ripresa e resilienza: «Green light». Lo ha detto, a quanto si apprende, il premier Mario Draghi aprendo il Consiglio dei ministri sul Pnrr. Draghi si è scusato per il ritardo del Cdm, che era convocato alle 10 ed è stato riconvocato alle 21.30. Il ministro dell’Economia Daniele Franco ha poi ribadito che c'è un sostanziale via libera al testo, prima di illustrare al Consiglio dei ministri il testo del Pnrr. Nel corso del Consiglio dei ministri è arrivato, a quanto apprende l’AGI, l’impegno dal ministro dell’Economia, Daniele Franco, per la proroga al 2023 del Superbonus. Ma è stata una giornata complicata: il piano da oltre 200 miliardi da cui passa la ripartenza dell’Italia dalla crisi peggiore del dopoguerra resta bloccato per tutto il giorno tra tensioni dei partiti sul Superbonus e rilievi degli uffici di Bruxelles: a tentare di «sbloccare l’impasse» interviene direttamente il premier, con una telefonata con la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, con cui dà la sua garanzia del cambio di passo per assicurare la messa a terra degli investimenti e, soprattutto, la realizzazione delle riforme necessarie alla ripresa. Ma Bruxelles fa sapere che servono ancora «rifiniture», in particolare sui dossier fisco e business environment. La bozza del testo, più di 300 pagine in cui si descrive l’Italia tra 5 anni, più verde e più digitale, va coordinato per dare coerenza a tutti i capitoli, e servono ancora aggiustamenti tecnici e formali. E poi ci sono le interlocuzioni informali con Bruxelles, che aspetta il documento ufficiale entro il 30 aprile e vuole più dettagli sulle riforme: la task force del ministero dell’Economia che ha gestito la fase di preparazione del piano non ha mai smesso di confrontarsi con i tecnici della Commissione Ue per evitare problemi nella fase successiva, quella in cui prima i commissari e poi l’Ecofin saranno chiamati ad approvare il Pnrr e a garantire, così, il primo anticipo da 24 miliardi entro l’estate. Nessuno vuole una bocciatura, meglio quindi verificare ogni capitolo nei dettagli. Mentre il premier tira le fila con la Commissione, a Roma i partiti sono sempre più in fibrillazione: non è piaciuto nemmeno ai ministri il riserbo con cui si è lavorato sulle bozze, circolate solo ieri. E si diffondono i malumori, per quell'accenno a Quota 100 che non sarà rinnovata, per lo schema della governance ancora da definire sul fronte della regia politica. Ma anche per la lista delle cose che mancano, compresa l’indicazione di Torino come sede di I3A, l’istituto per l’intelligenza artificiale, che fa infuriare la sindaca, Chiara Appendino (ma la sede quella sarà, la rassicura poi in serata il viceministro al Mise Pichetto Fratin). L’opposizione si inserisce e parla di «democrazia sospesa» con Giorgia Meloni che accusa il governo di mancanza di informazioni: «anche l'indecenza ha un limite. Mancano meno di 48 ore dalle sedute parlamentari e il Recovery Plan non è stato ancora nemmeno pubblicato». Il Pd, torna a sottolineare il segretario Enrico Letta chiede che ci sia un vincolo chiaro, nei contratti di appalto per i progetti del Recovery, che garantisca più occupazione per donne e giovani. Forza Italia vede un piano «migliorato rispetto a quello di Conte» ma a cui servono «correttivi su politica industriale, rigenerazione urbana, fondi per il Sud» che non devono essere «meno del 40%», come chiarisce il coordinatore di Fi, Antonio Tajani. Il partito di Silvio Berlusconi si è affiancato al Movimento 5 Stelle anche nella battaglia più dura, quella sul Superbonus. Più moderato su questo dossier - al contrario di quello sulle aperture - il profilo che assume la Lega, che pure chiede di proseguire. Sulla proroga dell’incentivo al 110% per le ristrutturazioni green e antisismiche la bozza del Recovery è ambigua, si parla di una proroga della misura introdotta a maggio scorso con il decreto Rilancio «dal 2021 al 2023» ma le risorse - in tutto 18,5 miliardi tra Recovery e fondo extra - sono le stesse già previste dal vecchio piano di gennaio che però, di fatto, contemplava le estensioni già introdotte con la legge di Bilancio (scadenza a giugno 2022, per i condomini a fine del prossimo anno e allungamento fino a giugno 2023 solo per le case popolari). Lo reclamano i costruttori, le imprese, le banche, lo chiedono anche i Dem ("è una misura rivoluzionaria» dice anche Nicola Zingaretti). E insorge il Movimento, cui non bastano le rassicurazioni che le risorse per arrivare al 2023 - se ne serviranno altre - saranno indicate con la prossima manovra, in autunno, date dal ministro dell’Economia Daniele Franco alla collega Mariastella Gelmini, come filtra da Fi. I 5S chiedono garanzie «nero su bianco» e «un segnale inequivocabile" direttamente da parte di Draghi. Perché si tratta di «un punto essenziale», come lo definisce l’ex premier Giuseppe Conte che, per la prima volta, interviene su un tema di governo da leader del M5S.