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La crisi nel M5S, i parlamentari chiedono a Grillo e Conte una "riappacificazione"

Beppe Grillo (R) with prime minister Giuseppe Conte (L) during the presentation of the 2019 Blue Book at the Customs and Monopolies Agency, Rome, Italy, 11 September 2020. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

"L'assemblea dei senatori del Movimento 5 Stelle ritiene doveroso esprimere gratitudine per lo sforzo profuso nella redazione del nuovo statuto, che tuttavia ad oggi gli iscritti e gli eletti non conoscono ed hanno tutto il diritto di vedere ed esaminare. In un Movimento che della democrazia diretta e della trasparenza ha fatto i propri principali pilastri, il documento in questione è indispensabile che sia condiviso con l'intera comunità 5 Stelle". Così in una nota i senatori del Movimento 5 Stelle. "Si ritiene inoltre che una sintesi e una mediazione siano ancora possibili perché al di là delle divergenze di vedute, l’ambizioso progetto non debba andare disperso, ma al contrario messo a disposizione di quella comunità di uomini e donne che credono che si possa ancora lavorare insieme per il bene del Movimento e del Paese", aggiungono.
Una parola chiara sul modo in cui procedere l’ha scritta una personalità della prima ora di M5s, Paola Taverna: su Facebook, la senatrice ha parlato di «un progetto pronto, che doveva solo essere votato. E allora credo che sia doveroso consentire ai nostri iscritti di esprimersi su questo progetto e quindi sul futuro del Movimento». «La democrazia diretta è un principio fondamentale, che non è sufficiente affermare o brandire, ma di cui deve essere garantito un esercizio reale e pieno. Il futuro del Movimento deve essere deciso dal Movimento», ha ribadito.

Stesso discorso alla Camera. Si chieda una riappacificazione e si eviti la scissione: è questa, si apprende, la sintesi del dibattito in corso alla Camera tra i deputati M5s le cui posizioni apparirebbero più variegate di quelle dei senatori, quanto al nuovo progetto. Dunque, c'è chi è per Conte, chi pro Grillo e chi addirittura è in procinto di mollare. E’ stato l’ex viceministro al Mise Stefano Buffagni a fare un intervento di sintesi: «Per una volta chiediamo noi, a Beppe e Giuseppe, responsabilità. Vediamoci e capiamo come difendere un sogno comune. Qualsiasi cosa si deciderà, dobbiamo garantire che ci sarà agibilità coordinata in vista del Quirinale». «La nostra nemesi non può finire con Berlusconi al Quirinale, perché divisi», ha ammonito.

 

La giornata

Nuova giornata al cardiopalma per il Movimento 5 Stelle che assiste, inerme, ad una guerra di nervi e di posizione tra Beppe e «Giuseppi». Il fondatore e garante si difende da chi l’accusa di essere il "padre-padrone» del Movimento ma non ha dubbi: l’esperienza Conte è chiusa definitivamente, ora si torna su Rousseau e si vota il direttorio che comporrà la leadership collegiale decisa dagli Stati Generali del Movimento.

E anche di corsa: «in 24 ore». Poi mette in guardia chi si mette di mezzo alla sua volontà, come il reggente Vito Crimi. Ma anche l’ex candidato leader non pare volersi fare di lato: il suo progetto politico non rimarrà «nel cassetto per la contrarietà di una persona sola» annuncia. Ma la divisione delle strade lascia i parlamentari nel caos più totale. «Stiamo uniti se possiamo e se poi qualcuno vuol fare una scelta diversa la farà in tutta coscienza» dice Grillo che ha messo in conto la nascita di nuovi gruppi parlamentari contiani. Più difficile invece la strada per la rifondazione del Movimento con il vecchio armamentario. Grillo ha infatti intimato il «reggente» Vito Crimi ad «autorizzare, entro e non oltre le prossime 24 ore» Rousseau ad avviare le procedure per il trattamento dei dati necessari a fare le votazioni. In caso contrario «sarai ritenuto direttamente e personalmente responsabile per ogni conseguenza dannosa dovesse occorrere al MoVimento «. Grillo e Casaleggio sanno di avere dalla loro la delibera del Garante della Privacy che li autorizza e anche lo Statuto del Movimento. Ma non hanno messo in conto la reazione durissima di Vito Crimi.

Il quale minaccia le dimissioni dal Comitato di Garanzia ed anche la sua permanenza nello stesso movimento. E come lui anche gli altri componenti del comitato, Giancarlo Cancelleri e Roberta Lombardi, minacciano di fare lo stesso. E se Rousseau è ormai sulla rampa di lancio per predisporsi alla nuova votazione, in Parlamento si susseguono assemblee, alla Camera e in Senato per cercare di trovare una quadra. Perché ormai pare ovvio che si andrà alla conta. Chi sta con Conte e chi sta con Grillo. Con un occhio a quello che faranno i dirigenti più in vista del Movimento. «Smentiamo i retroscena, le fantasiose ricostruzioni e le presunte prese di posizione del ministro Di Maio che rimbalzano su agenzie e giornali in queste ore» mette le mani avanti Luigi Di Maio. "Io ho agito come dovevo agire: con il mio cuore, con la mia anima e con la mia intelligenza. Non sono il padre-padrone del M5s, sono il suo papà» dice Grillo che prova ad abbassare il tono dello scontro con il suo ormai rivale: lo Statuto di Conte "metteva al centro solo lui» e «io ho solo chiesto la garanzia di avere la struttura del garante identica allo statuto che c'è ora. Non ho chiesto altro» torna a ribadire il fondatore. "Ho sempre rispettato e continuerò a rispettare Beppe Grillo ma non dica falsità sul mio conto» gli ribatte a stretto giro l’ex candidato leader che sfida Grillo sul terreno della trasparenza: "ho agito sempre in trasparenza. Sono pronto a pubblicare lo scambio di mail che ho avuto con Grillo se lui mi autorizza».

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