Il Senato ha approvato la riforma costituzionale che attribuisce anche ai 18enni il voto per eleggere proprio il Senato. Con questo voto il Parlamento ha approvato definitivamente la riforma che sarà promulgata tra tre mesi per consentire di chiedere il referendum confermativo, dato che alla Camera sono mancati i due terzi. Tutti gli elettori potranno eleggere i senatori. Cade il vincolo stabilito dall’articolo 58 della Costituzione che riservava questa facoltà a chi aveva compiuto 25 anni di età. Il Senato, con 178 voti favorevoli, 15 contrari e 30 astenuti, ha dato oggi l’ultimo via libera alla riforma costituzionale. Dalle prossime elezioni, circa 4 milioni di giovani elettori potranno votare anche per il Senato. Per la promulgazione dovranno passare tre mesi, durante i quali potrà essere richiesto il referendum confermativo: il 9 giugno scorso, infatti, la Camera ha approvato il ddl senza raggiungere il quorum dei due terzi.
Le prime reazioni: dal M5S...
«Con l’ok definitivo del Senato al voto degli under 25 per la Camera alta, avanza spedito l’iter delle riforme costituzionali all’esame del Parlamento. Dopo la pausa estiva arriverà anche l’ok della Camera alla proposta di legge che inserisce la tutela dell’ambiente in Costituzione. 4 milioni di giovani potranno votare al Senato alle prossime politiche perché le forze politiche sono state capaci di dialogare e collaborare. Tutto è nato da una polemica in commissione con il Pd nel 2019, ai tempi all’opposizione, sul taglio del numero dei parlamentari. In commissione trasformammo insieme quello scontro in azione costruttiva e d’intesa con i colleghi Ceccanti, Macina e Iezzi presentai una proposta di legge che, dopo pochi mesi, arrivò in aula e ottenne 487 sì. Solo così il Parlamento può scrivere risultati storici». Lo dichiara Giuseppe Brescia (M5S), presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera e primo firmatario della proposta di legge costituzionale per il voto ai 18enni al Senato. «Per andare avanti vanno abbandonati i veti che hanno caratterizzato i mesi post referendum e bisogna confermare il metodo vincente delle riforme puntuali. Ripartiamo dalle riforme già approvate o incardinate, come il referendum propositivo, i poteri speciali per Roma Capitale e la riforma di adeguamento post taglio proposta dal collega Fornaro. Dobbiamo poi affrontare il tema della limitazione della decretazione d’urgenza – conclude Brescia - e mettere mano seriamente alla riforma dei regolamenti parlamentari per rendere il Parlamento ancora più centrale».
...al Partito Democratico
«Oggi si chiude un percorso, nato nelle aule parlamentari, che dà un nuovo diritto a 4 milioni di cittadini italiani che prima non lo avevano. Diciamo ai ragazzi tra i 18 e i 25 anni che la politica ha bisogno di loro e della loro capacità di scegliere». Lo ha detto in aula nel corso della sua dichiarazione di voto sul ddl, la Presidente dei Senatori del Partito Democratico, Simona Malpezzi. «Questo è un nuovo strumento per fare in modo che la loro partecipazione trovi uno sbocco. Una partecipazione - ha proseguito - che tra i più giovani esiste ed è forte: prima del Covid le piazze erano piene di giovani che manifestavano sui temi che stanno loro a cuore, all’ambiente ai diritti. Finalmente, queste istanze potranno essere rappresentate anche al Senato. Ma c'è anche un altro elemento importante. Questa riforma darà maggiore stabilità e consentirà un funzionamento migliore delle nostre istituzioni. Rendere omogenei gli elettorati di Camera e Senato contribuirà a ridurre i problemi di efficienza delle nostre istituzioni. Vogliamo garantire un nuovo protagonismo nella vita civile per tutti i giovani. Il voto che esprimiamo oggi - ha concluso - è anche un segno della nuova centralità del Parlamento e della capacità della democrazia di agire per il bene della società e in questo caso per 4 milioni di giovani che dalle prossime elezioni potranno votare per entrambi i rami del Parlamento». «Con il voto favorevole del Senato nell’ultima lettura della riforma che darà finalmente ai diciotto-venticinquenni l’elettorato attivo al Senato, il Parlamento afferma il proprio ruolo nell’aggiornamento costituzionale. Bisognerà attendere tre mesi per l’entrata in vigore perché, a causa di alcune assenze non si è arrivati ai due terzi». Lo afferma Stefano Ceccanti del Pd: «C'è di che essere soddisfatti non solo nel merito, perché alcuni milioni di cittadini maggiorenni avranno finalmente la pienezza dei diritti e perché diventa così praticamente impossibile che le Camere nascano con maggioranze diverse, ma anche per il metodo. Quella riforma è in tutto e per tutto parlamentare e non solo per le firme delle proposte di legge (due del Pd, una della collega Bruno Bossio ed una mia; una del M5s a prima firma Brescia, una Meloni per Fdi), ma anche per il luogo in cui è nata, la Commissione Affari Costituzionali della Camera. Quando si discusse in prima lettura il testo sulla riduzione dei parlamentari il Presidente Brescia dichiarò inammissibili molti emendamenti tra cui questo, ma concordammo la presentazione di proposte di legge da affrontare separatamente in tempi veloci e con un doppio relatore, uno di maggioranza (la collega Corneli del m5s) ed uno di opposizione al Governo Conte 1 (il sottoscritto). Tutto è nato così, discutendo in Commissione, tra parlamentari, al di là della linea di frattura maggioranza-opposizione. Niente decreti-legge, niente fiducie, niente blindature. Un grazie particolare anche a Dario Parrini che è stato relatore al Senato e che con molti altri si è impegnato a fondo a palazzo Madama».
E Fratelli d'Italia chiede di più
«Fratelli d’Italia voterà a favore di questa riforma perché non ci siamo mai tirati indietro nelle sfide di rinnovamento, alle quali abbiamo sempre approcciato con una visione organica. Il che significa però, che non si può prescindere da un presupposto fondamentale che va introdotto nella Costituzione accanto alla riduzione del numero dei parlamentari e accanto alla maggior partecipazione dei giovani: l'elezione diretta del Capo dello Stato» così il senatore di Fratelli D’Italia Achille Totaro durante la dichiarazione di voto in Aula sulla modifica del disegno di legge per l'elettorato del Senato. "Tuttavia crediamo che questa sia una riforma giusta a metà. Da sempre ne parliamo, la destra lo fa da quando Giorgia Meloni, allora Ministro della Gioventù, portò all’attenzione dell’Aula la necessità del coinvolgimento dei giovani nella vita politica, con l’abbassamento - in quella proposta di legge si parlava di equiparazione - dell’età per votare e per essere votati. Se vogliamo infatti che i giovani rappresentino in Parlamento anche quel pezzo di società, e quindi il futuro, la speranza e l'ambizione di questa Nazione, non basta questa piccola riforma ma è necessario che possano anche essere eletti» conclude il senatore Totaro.
I contrari
«Forza Italia non si assocerà al coro pressoché unanime in favore di questa riforma. Noi abbiamo grande rispetto per i giovani ma anche per la serietà e i giovani non ci chiedono di votare per il Senato, chiedono invece serietà, più opportunità e meglio di altri respingono la politica dei like, di cui questa riforma è chiara espressione». Lo ha detto in aula il vicepresidente vicario dei senatori di Forza Italia Lucio Malan, dichiarando il voto di astensione sul ddl costituzionale che estende il voto per l'elezione del Senato ai diciottenni. «Vorrei evidenziare che dopo la riduzione dei parlamentari che noi abbiamo contrastato - ha aggiunto Malan - bisognava porre subito mano a una serie di riforme per far fronte agli squilibri che quella sbagliata riforma produrrà dalla prossima legislatura. Fu Zingaretti, allora segretario del Pd, tra i primi a dire che si sarebbe subito passati agli atti conseguenti. Nulla, non è accaduto nulla, se non questa legge che di fatto peggiora le cose. Dal 1963 quando il Senato fu composto da 315 membri gli elettori per ogni senatore erano 98 mila passati a 148 mila nell’ultima elezione del 2018 per via dell’aumento della popolazione. Ebbene, dopo il taglio dei parlamentari, avremo un senatore ogni 233 mila elettori ed ora con il voto ai diciottenni uno ogni 260mila. I giovani avranno così molto meno potere nella scelta dei loro rappresentanti. Sappiamo bene - ha osservato- che è difficile non votare a favore di questa riforma ma noi siamo per fare cose serie e non per approvare leggi con leggerezza che possono dare immediati consensi sui social ma fare danni con la loro applicazione. Siamo - ha concluso - per dare davvero potere al popolo, anche ai più giovani, un potere reale, non fasullo perché se danneggiamo gli organi istituzionali il potere che perdono non va al popolo ma ai grandi potentati economici oppure ancora peggio a potenze straniere, come la Cina».