Lunedì 23 Dicembre 2024

Ddl Zan nella palude del Senato, rischio rinvio a settembre. Esplode il caso Borghi

Il ddl Zan resiste in Aula ma si fa sempre più concreto il rischio di essere rimandato a settembre. Senza una mediazione tra contrari e favorevoli il testo contro l'omotransfobia rimane bloccato nella palude di palazzo Madama. Il dibattito nell’Aula di Palazzo Madama non si è ancora concluso: dei 35 senatori iscritti a parlare oggi, 16 non sono intervenuti. E di fatto oggi è scomparso dal calendario, almeno fino al 30 luglio, per far posto ai decreti Sostegni bis, Recovery, e P.a, e anche all’informativa del ministro Cartabia, così ha stabilito la capigruppo.

Zan può attendere

Si tratta di decreti in scadenza che devono essere approvati prima della pausa estiva, il ddl intanto può attendere. L’ostacolo non è solo il serrato programma d’Aula, il provvedimento viene braccato anche da oltre mille emendamenti depositati oggi alle 12. Proposte di modifica che chiedono per lo più di intervenire sugli articoli 1, 4 e 7: identità di genere, libertà di espressione e gender nelle scuole. La Lega ne propone 672, più 20 del senatore Roberto Calderoli. A sorpresa anche Italia viva presenta 4 proposte di modifica, due a firma del capogruppo, Davide Faraone insieme al collega Giuseppe Cucca e due di Cucca con il socialista Riccardo Nencini. Forza Italia ne deposita 134 mentre quelli di Fratelli d’Italia sono 127. Dalla sola senatrice Udc, Paola Binetti ne arrivano un’ottantina. Altri ancora dal Misto e dalle Autonomie.

Una maratona oratoria

Ancora non è stato stabilito quando ci sarà tempo per riprendere e concludere la lunga maratona oratoria al termine della quale Lega e Fratelli d’Italia intendono porre la richiesta di non passaggio agli articoli. Sembra che lo abbiano messo nero su bianco in una lettera presentata durante la capigruppo.  Con le firme di 20 senatori, potrebbe anche essere a scrutinio segreto e se passasse per il provvedimento non ci sarebbe futuro.

Un percorso ad ostacoli

Il testo Zan aggredito da più parti. Tanto che nei corridoi alcuni senatori Pd cominciano a dire che sarebbe meglio non arrivare alla fine della discussione per rimandare la prova del fuoco del primo voto segreto. Lo scontro intorno al testo Zan è sempre lo stesso, quello che a palazzo Madama occupa la scena ormai da mesi. Pd, M5s e LeU tirano dritti sulla volontà di approvarlo così come uscito dalla Camera nel novembre scorso. Lega, FdI compatti contro il testo chiedono una mediazione su alcuni temi. Forza Italia, pur con qualche voce interna contraria, si accoda ai due partiti di centrodestra. Italia viva e Autonomie dopo essere partiti lancia in resta a fianco del Pd si sono sfilati considerando un testo condiviso la chiave di volta per approvare almeno una legge di compromesso.

"L'alternativa è niente"

L’alternativa, mettono in guardia i senatori renziani, rischia di essere niente. «Auspichiamo una convergenza per le modifiche art.1», dice oggi Davide Faraone capogruppo Iv che propone «perseguire tutte le condotte discriminatorie fondate su misoginia, abilismo e omotransfobia, garantisce la tutela di tutti senza alcuna esclusione». In sostanza Iv fa sparire dall’articolo 1 la definizione di identità di genere e aggiunge il riferimento al rispetto «della piena autonomia scolastica» dall’articolo 7. La Lega, dopo le 700 richieste di modifica, si dice pronta a ritirarne una parte se il Pd aprisse al dialogo. La risposta dem è ironica: «gli emendamenti della Lega sono stati concordati con Orban?». Per la presidente Pd Simona Malpezzi la mole di emendamenti conferma infatti «la volontà di affossare la legge». Anche da Forza Italia Elio Vito commenta «mediazione impossibile con 700 emendamenti». Mentre per l’azzurro Maurizio Gasparri «è l’ostinazione di Letta ad affossare la legge».

La spada di Damocle di Calderoli e La Russa

La discussione generale potrebbe non proseguire prima di martedì prossimo. Oltre agli oltre mille emendamenti, sul ddl pesa poi la 'spada di Damocle' annunciata da Roberto Calderoli e Ignazio La Russa che, in una lettera alla conferenza dei capigruppo, hanno anticipato che proporranno di votare - possibile anche in modalità segreta - per evitare il passaggio alla votazione degli articoli, una volta conclusa la discussione generale. «La sensazione è che ora il Pd voglia prendere tempo e, dopo che la richiesta di sospensiva è stata respinta per un solo voto nei giorni scorsi, intenda allontanare il voto definitivo sul ddl», sostengono fonti del centrodestra.

L'esortazione di Faraone

Durante la riunione dei capigruppo, riferiscono poi fonti di Italia viva, Davide Faraone avrebbe esortato i colleghi a chiudere l’intesa prima dell’estate. «Non vorrei calasse l’attenzione visto che ci sono importanti decreti da convertire. M5s e Pd, invece di continuare con muro contro muro che rinvia tutto a sine die», avrebbe lamentato, «comincino a ragionare». Stessa accusa di voler rinviare il voto, per la verità, è mossa dagli ex giallorossi a Iv e al centrodestra. «I 672 emendamenti al ddl Zan dimostrano che la volontà della Lega non è mai stata quella di mediare ma solo di affossare una legge di civiltà attesa da anni», denuncia la capogruppo dem al Senato, Simona Malpezzi.

Il "caso Borghi"

Pd sulle barricate anche per il tweet controverso con cui l’ex presidente leghista della commissione Bilancio della Camera, Claudio Borghi, suggerisce un nesso tra persone Lgtb e sieropositivi. «Terzo giornalista che chiama per sapere se sono vaccinato. Finora sono stato gentile, al prossimo parte il vaffa... e la cancellazione dalla lista dei contatti. Perchè questi eroi la prossima volta che intervistano un Lgbt non gli chiedono se è sieropositivo e se fa profilassi?», scrive Borghi sui social. Questi sono «coloro con i quali noi dovremmo negoziare e condividere norme contro la omotransfobia ...», si limita a commentare il segretario del Pd Enrico Letta.

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