Green pass, la Granato insiste: "Lotta per il no va avanti. Non siamo in un paese democratico"
«Certo che vado avanti, bisogna andare avanti, assolutamente. Perchè siamo solo all’inizio ed è una situazione pericolosa e grave perchè sembra che tutti i poteri dello Stato si siano coalizzati su una linea che a mio avviso contrasta con il dettato della Costituzione». Lo dichiara all’AGI la senatrice di "L'alternativa c'è", Bianca Laura Granato, che ieri è stata interdetta dai lavori parlamentari per 10 giorni per essersi rifiutata di esibire il green pass all’ingresso di Palazzo Madama. All’indomani della decisione del Consiglio di presidenza del Senato a suo carico, la Granato non demorde, anzi rilancia la sua battaglia, e si accinge a raggiungere in giornata Trieste, il fronte più caldo della protesta no green pass: «Sono molto preoccupata, ora - aggiunge la senatrice - dobbiamo cercare di vedere cosa fare, tenersi in contatto e raccordarsi con tutti questi gruppi che stanno portando avanti queste battaglie dimostrando sensibilità nel farsi interprete di un disagio a differenza di tanti politici che non hanno preso in carico la situazione, e a differenza dei corpi intermedi o dei sindacati che sono spariti, anzi si sono schierati dall’altra parte. Salgo a Trieste - rimarca la Granato - per unirmi al gruppo dei manifestanti e ai miei colleghi che sono già lì, per essere vicini a quanti stanno tutelando uno stato di diritto che ci hanno negato attraverso leggi incostituzionali e autoritarie, che non esistono in nessun altro paese europeo». Granato dunque non arretra neanche davanti alla sospensione temporanea dal Senato: «Ho avuto molti attestati di stima, qualcuno anche fuori da mio gruppo anche se non esplicitamente. Insomma, ho avuto pacche sulle spalle. Quanto alla sospensione, in realtà me l’aspettavo, l’avevo messa in conto ed era stata anche preannunciata. Certo, quello che ritengo grave - rileva la senatrice di "L'Alternativa c'è" - è che abbiano addirittura precluso, adesso, anche la possibilità di accedere. Io sono potuta accedere perchè comunque c'era l’invito a non accedere ma non era perentorio: invece adesso si impedisce a un senatore sprovvisto di green pass di accedere ai locali del Senato, e questo significa infrangere la Costituzione in nome di un decreto del governo che è un atto unilaterale che ancora non è stato convertito in legge e che il Consiglio di presidenza del Senato ha fatto proprio stravolgendo completamente la Costituzione. Io penso che il mandato che ti è conferito dal popolo abbia un valore superiore rispetto a un passaporto verde che non attesta nulla, almeno me lo auguro se siamo ancora in paese democratico. Ammesso che siamo ancora in un paese democratico, e - ha concluso la Granato - non lo credo più».