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Presidente della Repubblica: la liturgia dell'elezione, dai "catafalchi" al "luccicar di sciabole"

Per il giuramento campane e 21 salve di cannone

L’elezione del presidente della Repubblica segue una liturgia antica, fatta di regole e riti inossidabili dentro e fuori il Palazzo. Il giorno dell’elezione l'Aula di Montecitorio diventa un seggio elettorale, ogni altra attività è sospesa per accogliere i Grandi Elettori e per consentire le votazioni che per prassi sono due al giorno ma quest’anno per l’emergenza Covid sarà solo una. Ecco per capitoli i principali simboli e le usanze prima e dopo la votazione.

I "CATAFALCHI"

Sono le cabine elettorali montate tra il banco della presidenza e quelli del governo nell’Aula di Montecitorio che fecero la loro prima apparizione nel 1992, durante l'elezione che avrebbe portato al Quirinale Oscar Luigi Scalfaro, per garantire la segretezza del voto. I Grandi Elettori passano sotto il catafalco, scrivono il nome del candidato e poi depositano la scheda in un’urna che si chiama "insalatiera». Per questa elezione i catafalchi saranno riadattati e più simili a cabine elettorali per essere più igienici e a norme Covid.

GLI APPLAUSI RIVELATORI

Lo spoglio avviene al termine di ogni votazione, il presidente della Camera legge ad una ad una le schede. In genere viene seguito nel silenzio più religioso, per consentire a chi in ogni gruppo parlamentare effettua la 'contà di non commettere errori. Ma quando, secondo i calcoli, c'è la sicurezza dell’elezione nell’emiciclo si leva un applauso, che segna la 'fumata biancà e blocca per qualche istante lo spoglio delle schede. Che poi prosegue fino all’ultima scheda.

CAMPANE, TRICOLORI, LUCCICAR DI SCIABOLE E SALVE DI CANNONE

Sono i segni caratteristici del "big day", quello del giuramento del nuovo presidente della Repubblica. La campana di Montecitorio suona per tutto il tragitto dell’eletto dalla sua residenza romana fino alla Camera dei deputati e, poi, nel momento in cui egli pronuncia il giuramento. In questo stesso momento il cannone del Gianicolo spara 21 salve, l’onore riservato ai capi di Stato. Al suo arrivo a Montecitorio, il presidente eletto riceve gli onori militari da un reparto di Carabinieri in alta uniforme. Da lì si dirige in Aula, ornata con 21 bandiere e drappi rossi. Qui il capo dello Stato rivolge il suo messaggio alla Nazione. Quando esce, da presidente nella pienezza dei poteri, a rendere gli onori sono i Corazzieri, Guardie del presidente della Repubblica.

Il nuovo Capo dello Stato ascolta l’Inno di Mameli in Piazza Montecitorio, passa in rassegna il reparto d’onore schierato con bandiera e banda. Poi sale sulla Lancia Flaminia 355 decappottabile con il presidente del Consiglio ed il segretario generale del Quirinale per andare a rendere onore all’Altare della Patria e, da lì, per raggiungere il Colle, scortato dai Corazzieri a cavallo e dai motociclisti. Giunto al Quirinale riceve gli onori militari. Poi sale allo studio alla vetrata dove ha un colloquio con il presidente uscente che consegna al nuovo Capo dello Stato il collare di Gran Croce decorato di gran Cordone, la massima onorificenza della Repubblica. A quel punto, il presidente si trasferisce nel salone dei Corazzieri per un intervento alla presenza dei vertici delle istituzioni e dei leader politici.

A causa del Covid cambiano le regole

Adesso le "regole del gioco" per l'elezione del presidente della Repubblica ai tempi di Omicron sono nero su bianco. La conferenza dei capigruppo della Camera ha stabilito quelli che saranno gli accorgimenti che i 1.009 grandi elettori dovranno rispettare per partecipare alla designazione del successore di Sergio Mattarella.

Le "danze" avranno inizio il 24 gennaio alle 15. L'accesso all'aula di Montecitorio avverrà dal lato sinistro dell'emiciclo e per fasce orarie, con un massimo di 50 grandi elettori alla volta. In tutto, anche durante lo scrutinio, in aula non potranno esserci più di 200 persone. Deputati, senatori e delegati regionali per esprimere in segretezza la loro preferenza non avranno a disposizione i classici catafalchi in legno con la tendina in feltro - assai poco igienizzabili - ma nuove cabine elettorali più ampie e ventilate.

Regole e (dovute) precauzioni a parte, però, a far discutere i partiti è l'ipotesi di consentire anche ai grandi elettori positivi, e quindi in quarantena, di partecipare alle votazioni. Allo stato attuale, secondo il "bollettino" di Montecitorio, i contagiati sono una quarantina alla Camera e 8-10 al Senato, ma i timori che il picco di Omicron, atteso a fine gennaio nel resto del Paese, faccia sentire i suoi effetti anche nei palazzi della politica costringe a una riflessione. È FdI, nel corso della conferenza dei capigruppo, a sollevare il tema e a chiedere "che si attuino tutte le procedure idonee a permettere il voto ai grandi elettori, qualora dovessero risultare positivi o sopposti a quarantena preventiva". "In queste ore, sia autorevoli costituzionalisti sia esponenti della politica hanno più volte richiamato il rischio che un capo dello Stato eletto da una base elettorale falcidiata dall'alto numero di assenze dovute alla pandemia, possa inficiare il momento del voto e l'autorevolezza del presidente eletto - mette in chiaro il capogruppo FdI Francesco Lollobrigida - Altri ancora, inoltre, hanno sottolineato l'importanza di una elezione senza condizionamenti".

FI e Lega sono d'accordo. Gli azzurri propongono che ai positivi si consenta di votare nelle prefetture, il Carroccio pensa alla possibilità di far esprimere loro una preferenza in busta chiusa. L'alternativa che emerge, poi, "data la portata eccezionale dell'evento" è quella di consentire a chi è contagiato di recarsi a Roma per votare, con tutte le prevenzioni e le cautele del caso. Il centrodestra è favorevole ma la proposta viene bocciata da Pd, Leu e M5S (anche se in colloqui riservati anche Luigi Di Maio si sarebbe speso per fare "tutto il possibile" per consentireai positivi di votare. In capigruppo, però, il no è netto: "La questione è molto semplice. C'è la Costituzione italiana e ci sono i regolamenti della Camera per cui bisogna votare nella seduta comune, punto - è il ragionamento che viene fatto.

E ancora: "E' stato ipotizzato di far votare i positivi in prefettura, ma non si capisce come questo voto arriva, come lo scrutini, come garantisci la segretezza del voto: le prefetture sono organi del ministero dell'Interno, il Parlamento ha una sua autonomia. Tutta una serie di complicazioni per le quali il rimedio rischia di essere peggiore del male". Bocciata, poi, la possibilità di creare un regime eccezionale per i positivi: "Sarebbe un privilegio", tagliano corto da Pd, M5S e Leu. Il presidente della Camera Roberto Fico non si esprime. Italia viva ragiona su possibili soluzioni e Matteo Renzi apre. "Lo spazio e il modo per far votare i positivi c'è. Oggi Omicron non è la peste, si può ragionare di fare un percorso che così come ti vai a fare il tampone vai a votare per il presidente della Repubblica. Lo riterrei corretto, basta mettere un catafalco in una sala predisposta", dice. "E' inutile che ci arrovelliamo sulla possibilità o meno di far votare i positivi.

La legge dello Stato non gli permette di uscire di casa. Il problema, in caso, lo deve risolvere il Governo, non può farlo il Parlamento. Serve o una norma da inserire in un decreto o un'ordinanza del ministero della Salute, che consenta ai grandi elettori positivi di venire a Roma, chiudersi in una stanza di un Covid Hotel e uscire poi per pochi minuti in modo da votare in un'aula diversa dall'emiciclo o in cortile. Se questo è un privilegio abbiamo una diversa idea di rappresentanza", dice a LaPresse il deputato di Iv Marco Di Maio dopo aver partecipato alla conferenza dei capigruppo. "Il Parlamento non ha gli strumenti per permettere ai positivi di venire a Roma. Detto questo, anche se ci fossere 100 positivi, non è che la votazione non è valida", aggiunge. Intanto, a Montecitorio fervono i preparativi. Nel cortile d'onore gli operai sono statI al lavoro nel pomeriggio, con tanto di metro e muletti, per spostare le palme e per far spazio alla tensostruttura che trasformerà lo spazio all'aperto in una "costola" del Transatlantico. Un'area cioè dove politici e cronisti potranno, fino all'ultimo, tentare - e raccontare - trattative, accordi e piani B.

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