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Lauria: "Con l'elezione del presidente della Repubblica la politica torni al centro"

Camera dei deputati
Il coordinatore di Italia Viva Calabria, l'avv. Davide Lauria interviene sull'elezione del Presidente della Repubblica: "L’elezione del presidente della Repubblica - dice - forse rappresenta la più alta forma di politica intesa come “La scienza e l’arte di governare, cioè la teoria e la pratica che hanno per oggetto la costituzione, l’organizzazione, l’amministrazione dello stato e la direzione della vita pubblica” (definizione “Treccani”). Dico questo perché ciò che è chiamato a svolgere il Parlamento in seduta comune nonché, più in generale, gli oltre mille grandi elettori, è un compito che lega rappresentanza, istituzioni e Costituzione nel solco tracciato dai valori che accomunano il nostro sentire e che stanno alla base dello Stato Repubblicano. È sempre stato un appuntamento affascinante, ma nello stesso tempo ricco di imboscate, colpi di scena e “franchi tiratori. Ogni appuntamento ha avuto uno strascico politico all’interno dei partiti, in quanto, nel segreto dell’urna quirinalizia, si sono consumate le battaglie politiche più cruente. Ogni elezione ha avuto i suoi franchi tiratori, le sue congiure, i suoi intrighi, a partire dal 1948 con la mancata elezione di Carlo Sforza (candidato ufficiale DC) per finire alla “carica dei 101” franchi tiratori artefici della mancata elezione di Romano Prodi. In guerra puoi essere ucciso una sola volta, in politica molte volte, direbbe Winston Churchill.

Eppure, si direbbe, l’elezione del Capo dello Stato dovrebbe essere un momento di unione tra le forze politiche visto il ruolo di garanzia e di unità che, quest’ultimo, è chiamato a rivestire. Ma la politica si sa, è un’arte, l’arte del compromesso dove interessi particolari e interessi generali si intrecciano a volte confondendosi. Ma stavolta le forze politiche sono chiamate ad uno sforzo maggiore, l’occasione non può essere sprecata almeno per tre fattori che hanno una rilevanza, a mio modesto avvisto, cruciale:

Il primo fattore riguarda la crisi sociale, economica e sanitaria che il nostro paese attraversa e che impone non solo di eleggere una figura di rilievo nella quale i cittadini possano ritrovarsi unitariamente, ma anche perché il momento impone una presa di coscienza comune da parte di ogni forza politica, un po' ricalcando il modello della elezione di Draghi a palazzo Chigi.

Il secondo fattore attiene alle politiche di ripartenza europea, al PNRR e, nel complesso, ad un coinvolgimento più ampio e determinante nel processo di unione comunitaria che, come diceva il compianto Presidente Sassoli, non è un incidente della storia.

Terzo ed ultimo elemento, forse quello più strettamente politico, interessa l’evoluzione del sistema politico/partitico che può essere influenzato dalla elezione presidenziale. Dico questo ovviamente consapevole del fatto che il PdR, come già detto precedentemente, è una figura di garanzia, di unità e mai di parte ma, paradossalmente, penso che l’elezione del nuovo inquilino del Quirinale porterà una ricomposizione del panorama parlamentare anche in vista delle elezioni del 2023.

I Presidenti succedutisi nei decenni ci hanno insegnato che ci può porre in posizione di imparzialità e garanzia anche fiutando l’evolversi del tempo e della democrazia, indirizzando, attraverso moral suasion, messaggi o azionando le prerogative presidenziali, il dibattito politico e, per certi versi, il futuro democratico. Penso che la partita, per i leader, stia tutta qui, coniugare i due fattori di interesse generale e propri della figura del Capo dello Stato, con l’ultimo fattore che, seppur ricompreso nella complessità del ruolo istituzionale del Presidente, attiene ad una visione più “politica” del Capo dello Stato. La ricomposizione politica oggi, finalmente, è sotto gli occhi di tutto. Tocca orientarla".

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