Testimone, libero e acuto, del divenire politico del nostro Paese, protagonista del grande giornalismo Rai dalla fine degli anni Sessanta, cronista politico-parlamentare del Tg1, di cui è stato direttore, Nuccio Fava, autentico uomo dello Stretto – calabrese di nascita ma messinese di formazione – ha seguito nel tempo le vicende relative all’elezione dei Presidenti della Repubblica, da Saragat a Napolitano. «L’elezione che mi è rimasta più impressa – afferma – è stata quella del 1971 successiva alla presidenza di Saragat, che vide protagonista Giovanni Leone, che venne eletto al posto di Aldo Moro, per l’ostracismo non solo della destra democristiana ma anche di personalità come La Malfa, che non accettavano Moro come promotore dell’intesa con il Pci per la solidarietà nazionale», ricorda Fava, che rivela un aneddoto inedito e intenso: «Caso volle che incontrai Moro la vigilia di Natale. Mi trovavo con la mia Giulietta sprint in via Veneto e a Porta Pinciana vidi proprio Moro che passeggiava mesto, solo e apparentemente tranquillo. Mi salutò facendomi gli auguri, e quando gli chiesi del suo stato d’animo rispose con serenità. Un Moro malinconico e assorto, come fosse una scena di un film». Un momento simbolico di quella “Dolce vita” che andava scemando... Poi ecco Pertini, il presidente più amato dagli italiani, Un “retroscena” ci svela il ruolo avuto dallo stesso giornalista per la sua elezione: «Pertini era una figura autonoma e indipendente anche all’interno dello stesso Partito socialista. Aveva avuto la leggerezza di farsi appoggiare dall’intera sinistra, e il leader democristiano Zaccagnini si diceva poco favorevole a votarlo a queste condizioni. Io suggerii a Ghirelli, collaboratore di Pertini, di ritirare la candidatura ancora non unitaria, e quel gesto venne apprezzato da Zaccagnini, che si disse disposto a fare votare la Dc per il grande uomo politico e partigiano. Il cambio di strategia funzionò!». Altri ricordi legati a Oscar Luigi Scalfaro: «La sua elezione fu merito di Pannella, che all’indomani dell’attentato di Capaci al giudice Giovanni Falcone riuscì a convincere i comunisti guidati da Occhetto a votarlo. Sono legato a Scalfaro, allievo di Mons. Fasola, l’arcivescovo di Messina che ebbe il merito di applicare i nuovi slanci del Concilio Vaticano II. Una grande personalità di cui Messina, città dove mi sono formato, deve andare fiera, e di cui Scalfaro si nutrì per la sua formazione», osserva ancora. E oggi chi vorrebbe al Quirinale, il cronista politico Nuccio Fava? «Sicuramente una donna, o la ministra Cartabia, fine giurista, o Letizia Moratti, che ricordo con piacere come mia presidente alla Rai».