Elisabetta Belloni è ancora in pista, sembra ormai uscire Pier Ferdinando Casini, mentre riprende quota Paola Severino. E Mario Draghi è lì, ad una incollatura. Questo il borsino offerto da fonti dem questa mattina alla Camera. Al termine della riunione fra il segretario Pd, Enrico Letta, e i grandi elettori il nome dell’ex presidente della Camera Casini era molto in alto nelle preferenze dem, grazie al lavoro dei "pontieri" che per tutta la giornata di ieri hanno fatto sponda con gli altri partiti della maggioranza. E grazie alle frenetiche interlocuzioni a distanza fra i leader. La numero uno del Dipartimento Informazioni per la Sicurezza è un nuovo ingresso nel ventaglio delle ipotesi allo studio dei paritti. Riscuote un certo consenso in entrambi i campi, ma si tratta di una popolarità che, almeno pr il momento, non sembra in grado di assicurare un "tentativo" nelle urne. Il nome di Casini, non ha prodotto entusiasmo tra i gruppi parlamentari dem che hanno cominciato a interrogarsi sulle possibili conseguenze di quella scelta. La prima: mettere fuori gioco il presidente del Consiglio, Mario Draghi, indebolendolo anche nel suo ruolo di capo dell’esecutivo. La seconda: scegliere una personalità di centro in un contesto fortemente polarizzato avrebbe significato dare nuovo vigore alle forze politiche centriste, indebolendo il progetto di campo largo di centrosinistra. Terzo: Casini, sebbene eletto nel collegio di Bologna con il Pd grazie all’accordo con l’allora segretario Matteo Renzi, è percepito come un esponente di centrodestra da molti grandi elettori dem. Così, già questa mattina, "Pier" era dato in discesa sia in casa Pd sia tra i parlamentari di Italia Viva che attribuiscono a Salvini la responsabilità di aver impallinato l’ex presidente della Camera. Anche fra i Cinque Stelle il nome di Casini aveva fatto storcere più di qualche naso. Al contrario, ai grillini non dispiacerebbe Paola Severino, 'madrè della legge sulla prevenzione e repressione della corruzione. Giuseppe Conte tiene, in ogni caso, la porta aperta a tutte le ipotesi, confidando nel fatto che «nessuno può eleggere il presidente della Repubblica da solo». Nel M5s rimane tuttavia forte anche il "partito" interno di quanti vorrebbero eleggere Mario Draghi. Sono ancora i Cinque Stelle a rappresentare la maggiore incognita nel campo progressista. La scelta dei vertici M5s di lasciare «libertà di coscienza» sul voto per il Quirinale, dopo l’accordo sulla scheda bianca raggiunto nel corso della riunione di coalizione di questa mattina, viene letto in casa dem come un mezzo per non offrire l’immagina di un partito spaccato. Infatti, gli ex Cinque Stelle di Alternativa hanno annunciato di voler votare il nome del magistrato Nino Di Matteo, una scelta che potrebbe essere seguita da altri del M5s. Nel partito guidato da Conte, poi, non si è mai del tutto spenta la speranza di un reincarico per Sergio Mattarella. Segnali non rassicuranti per Conte, ma nemmeno per gli alleati. Un rincorrersi di nomi e ipotesi al quale si aggiunge quello che va in scena nel campo del centrodestra e che restituisce la misura di una partita ancora tutta da giocare. Nonostante questo, tuttavia, nel Pd circola un moderato ottimismo sulla possibilità di chiudere l’accordo 2fra stasera e domani mattina», come riferisce una fonte parlamentare.
Si punta a un "esterno". Belloni e Cassese in pole
Oggi i parlamentari del centrodestra si asterranno mentre l’ex fronte rosso-giallo opta per la scheda bianca. Ma le forze politiche stanno dietro le quinte trattando sul nome su cui cercare una convergenza per domani. I contiani non escluderebbero il nome di Elisabetta Belloni ma la guida del Dis non sarebbe la prima scelta del Pd, anche se non è esclusa una apertura dei dem. Mentre nel centrodestra, oltre alla proposta di Maria Elisabetta Casellati, prende piede l’ipotesi di Sabino Cassese. Ipotesi che sarebbe gradita a Fratelli d’Italia: Cassese è stato ospitato ad Atreju e sul presidenzialismo si è detto disponibile. Sul suo nome però ci sarebbero corpose fibrillazioni nella Lega, per le dichiarazioni contro l’autonomia rilasciate nel tempo dal giurista 86enne. Il nome di Cassese, che comunque non sarebbe stato fatto al vertice di centrodestra, non sarebbe in cima alle preferenze neanche dei 5 stelle. Certo, Cassese e Belloni non sono considerati candidati di centrodestra. Ma la numero uno del Dis e il giurista sono abbastanza graditi a FdI. «Cassese non possiamo considerarlo un candidato di centrodestra ma è il meno lontano da noi per le sue posizioni sul presidenzialismo», spiega un alto dirigente di FdI.