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Elezioni, Renzi apre le porte ad Azione: "Uniti facciamo il botto". E Calenda lancia "Italia sul serio"

Sostiene che la rottura tra dem e Azione sia la conferma che «la grande ammucchiata non funziona. Si va dagli elettori condividendo delle idee, non uno schema con il numero dei collegi» e tende la mano a Calenda «quando abbiamo lavorato insieme abbiamo lavorato bene» aprendo alla nascita del Terzo polo. Così in un’intervista a Il Messaggero il leader di Italia Viva, Matteo Renzi su elezioni e alleanze.

«Quello del 25 settembre sarà un seme, che avrà un ottimo risultato elettorale ma che sarà destinato ad affermarsi in futuro - sottolinea -. Ci sono moderati che non vogliono votare la Fiamma, ci sono riformisti che non vogliono votare gli anti Draghi: dare loro un tetto significa avere una visione politica, non una lista di cose tecniche da fare». Affrontando la questione dell’alleanza con Calenda dice: «Le idee in comune sono più vicine delle diversità metodologiche e caratteriali che ci separano. Noi ci siamo posizionati sul Terzo Polo da subito. Se Azione ci sta, siamo pronti a ricominciare insieme, senza primogeniture ma puntando al bene dell’Italia. Io e Carlo insieme possiamo fare il botto».

Secondo Renzi «Letta è il vero sconfitto di questa fase politica»: «Poteva fare un accordo in nome dell’antimelonismo e dell’antisalvinismo - sottolinea -. Per farlo però doveva fare l’accordo con i Cinque Stelle. Non c'è riuscito. Oppure viceversa poteva fare un’agenda politica in nome di Mario Draghi e allora doveva portar dentro Italia Viva, Azione e i riformisti. E tenere fuori i populisti, invece è rimasto invischiato nei suoi rancori personali contro di me. E soprattutto è rimasto indeciso e tentennante sulla strategia politica».

D'altra parte il leader di Azione, in un'intervista a Repubblica, torna a parlare della rottura dell’alleanza con i dem «figlio di un negoziato durissimo e un compromesso» tanto che «si erano create due ali della coalizione, una delle quali contraria a tutto quello che dice l'altra» e poi parla del possibile accordo con Italia Viva annunciando «ci incontreremo per discuterne».

Calenda: un accordo con Renzi non è né scontato né banale

«Il problema del Pd è sempre lo stesso - sottolinea -, siccome non si sente in grado di rappresentare tutta la sinistra, mette dentro chiunque. Temevano che Fratoianni e Bonelli andassero con Conte. A fare cosa, Melénchon con la pochette? È finita a bordello e per la sinistra sarà una sconfitta clamorosa». È certo che non avrà bisogno di raccogliere le firme per presentarsi «In ogni caso non ho problemi a farlo» e non ha paura che con la sua scelta di rompere con i dem favorisca la destra: «Non è detto che Meloni vinca. Prenderò molti voti in uscita dal centrodestra, ci sarà una grande onda di consenso come è accaduto a Roma - evidenzia -. Se vado bene toglierò tantissimi consensi alla destra nel proporzionale e questo compenserà il risultato dei collegi, anzi il saldo per loro sarà negativo. Posso mandare Forza Italia sotto il 3%». Calenda è pronto a discutere con Renzi per un’alleanza, ma precisa: «Un accordo tra di noi non è né scontato né banale - commenta -. Con Renzi ci sono rapporti deteriorati nel tempo, ci unisce una consonanza programmatica e ci dividono alcune scelte».

Oltre ai contatti con Renzi e al lancio della  sua campagna elettorale che si chiamerà «Italia sul serio», Calenda risponde anche ad una domanda su Giorgia Meloni: «Ha un problema di preparazione», dice riferendosi alla possibilità che possa diventare presidente del Consiglio. «Non penso che sia fascista - aggiunge - ma non ha mai detto la parola definitiva su questo tema, con il rischio di finire nella serie C dell’Europa, che sarebbe gravissimo». Il leader di Azione ritorna anche sui rapporti con Enrico Letta dicendosi «dispiaciuto» per la rottura con il Pd. «Ma c'era nell’alleanza una classe dirigente ex M5s, come Di Maio e Di Stefano - aggiunge - impresentabile». Per non parlare del rapporto con la sinistra di Fratoianni. «Quello che manca nella politica è la nettezza», dice ancora spiegando che lui ci sta provando ad esserlo da «uomo libero». «Ci presenteremo con un programma molto chiaro e di buon senso che ricalcherà il discorso fatto da Mario Draghi al Senato».

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