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Il Partito democratico lima le liste e ripesca Ceccanti. Bobo Craxi a Palermo

Mancano ormai poche ore alla scadenza della presentazione delle liste elettorali e in casa democratici e progressisti gli ultimi tasselli cominciano a trovare la loro collocazione. Dopo qualche giorno di trambusto, meditazioni e proposte rifiutate a mezzabocca si conclude il caso relativo a Stefano Ceccanti. Il costituzionalista, già deputato eletto nelle liste del Pd la scorsa legislatura, correrà nel collegio uninominale di Pisa alla Camera. «Accetto con gioia la proposta del nostro segretario Enrico Letta - le parole di Ceccanti -. Fin dall’inizio mi ero dichiarato disponibile a correre per questo collegio, che è uno di quelli più incerti a livello nazionale». Una possibilità che si è aperta dopo la rinuncia di Nicola Fratoianni a correre nel collegio della sua città, Pisa appunto. Il leader di Sinistra italiana sarà capolista nei listini del proporzionale in Toscana, regione nella quale correrà anche Ilaria Cucchi. «Il nostro collegio «sicuro» è andato a lei», annuncia Fratoianni. Si tratta dell’uninominale di Firenze al Senato. Sempre in quota rosso-verde si contenderanno due posti per Palazzo Madama i leader di Possibile: l’ex Pd Giuseppe Civati e la segretaria del Partito Beatrice Brignone, entrambi per un uninominale in Emilia Romagna. Nell’uninominale friulano del Senato ci sarà invece l’ex sindaco di Udine Furio Honsell e sempre all’uninominale ma alla Camera ci sarà Bobo Craxi, candidato a Palermo. Curioso il caso che si è creato attorno all’ex presidente del Senato Pietro Grasso. «La mia disponibilità era nota ma nessuno mi ha chiamato», ha raccontato all’Ansa il già capo politico di Liberi e uguali, partito che ha annunciato la candidatura del deputato uscente Luca Pastorino in Liguria, tra le file dei progressisti. All’interno della coalizione di centrosinistra una querelle è nata attorno alla candidatura della viceministra dell’Economia Laura Castelli di Impegno civico. Pareva pronto per lei un posto all’uninominale alla Camera nel collegio di Novara, una scelta però che avrebbe portato alle dimissioni di Saverio Mazza, attualmente membro della direzione metropolitana dem torinese. Ma Castelli ha presto smentito i rumor: «Scopro dai giornali che sarei candidata all’uninomimale di Novara. No grazie, «casa mia" è Collegno. Darò il mio contributo nei plurinominali». E se sembra volgere al termine la telenovela legata alle liste, non sembrano invece placarsi gli attacchi ai candidati dem che partono dal centrodestra. Dopo il caso del segretario lucano Raffaele La Regina, che ha rinunciato a correre per le critiche subite a causa di vecchi post anti-Israele, oggi è toccato a Rachele Scarpa, capolista in Veneto, e a Marco Sarracino, segretario del Pd a Napoli, finire nel mirino delle polemiche. La prima colpevole, secondo gli avversari di avere posizioni antisemite, il secondo di aver celebrato la rivoluzione comunista in Russia del '17. «Dopo i giovani candidati del Pd che negano il il diritto all’esistenza e alla sicurezza di Israele, arriva anche chi inneggia all’Unione sovietica», scrive Giorgia Meloni e le fa eco Matteo Salvini: «La pupilla di Letta prima attacca Israele e poi programma l’ennesima stangata», con riferimento a una proposta di patrimoniale.

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