Martedì 23 Aprile 2024

Letta: "Col centrodestra allarme democratico". La Meloni: "Parlano solo di noi, siamo il loro fantasma"

Rosatellum alla mano, Enrico Letta ha lanciato «un allarme: la destra potrebbe raggiungere il 70% dei seggi, con evidente rischio di stravolgimento della democrazia del nostro Paese». E’ stato un attacco a due fronti: a Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi, ma anche a Giuseppe Conte e a Carlo Calenda. Il ragionamento del segretario Pd si basa sugli «effetti perversi» della legge elettorale, alla luce del taglio dei parlamentari: «E' possibile - ha spiegato - che il 43% dei consensi dati al centrodestra si trasformi in un 70% dei seggi, uno scenario politico e democratico da incubo». Per Letta, però, non c'è ancora nulla di scritto. L’idea che la destra abbia già vinto «è solo un abbaglio», perché «ci sono 60 collegi uninominali contendibili» e la partita si gioca lì, per questo la scelta vera è «fra noi e la destra». In quest’ottica, "il voto per le liste di Calenda e Conte è oggettivamente un aiuto per la vittoria della destra». Di nuovo: Rosatellum alla mano, per Letta «un +4% a noi» invece che a 5s o Terzo polo "consentirebbe di riportare la partita nella contendibilità». In un collegamento via Zoom, Letta ha spronato i 600 candidati e candidate della lista: «Abbiamo 17 giorni per cambiare la storia del nostro Paese». Nel pomeriggio, in piazza Santi Apostoli a Roma, il segretario dem ha aperto la campagna elettorale per la Capitale e il Lazio. «Non c'è nessun rischio per la democrazia perché il popolo è sovrano - gli ha risposto Salvini - Letta vive su Marte». E anche Giorgia Meloni ha respinto al mittente: la legge elettorale «è stata scritta e imposta dal Pd, con il voto contrario di Fratelli d’Italia. Ma quanto fa ridere la sinistra italiana?». Gelido Silvio Berlusconi: «Sto vivendo» questa campagna elettorale «in un modo non praticato da altri leader, perché io parlo solo dei punti del nostro programma. Mentre vedo che molti altri fanno una campagna elettorale tutta di attacchi e calunnie e questo mi spiace molto». Il colpo di Letta era diretto soprattutto a destra, al rischio «che venga stravolta nei fatti la nostra Costituzione». Ma il rinculo è arrivato al centro e sul M5s. «Ma quindi Enrico Letta&amp avete già perso? - è stata la battuta di Calenda -. Che modo di fare campagna elettorale assurdo. Bloccheremo noi la destra sul Senato al proporzionale». E Conte: «Cari cittadini non cadete nella mistificazione opportunistica di chi dice che il voto utile sia solo il voto utile solo a se stesso, trovo tanta arroganza in questa posizione. Letta ha deciso di fare di noi un capro espiatorio». Al Nazareno ripetono che «la partita è aperta e contendibile, ce la possiamo giocare, punto su punto, territorio su territorio». E l’apertura della campagna elettorale in Santi Apostoli, a Roma, è stata tutta su questo refrain: «Cominciamo la nostra rimonta qua, da questa che è la nostra piazza, la piazza del popolo del centrosinistra», ha esordito Letta. Il clima è stato da motivatori. In attesa del comizio, musica da discoteca anzi, da playlist "tendenza" di Spotify. Sono saliti sul palco il sindaco di Roma Roberto Gualtieri e poi Nicola Zingaretti, la capogruppo Simona Malpezzi ed Elly Schlein. Attacchi alla Meloni e uno sprone ai militanti: E’ in gioco il destino del Paese e possiamo farcela. Per Letta, bisogna combattere «tre percezioni sbagliate che si stanno diffondendo nel Paese. La prima, una vittoria annunciata della destra e quindi di conseguenza un clima da liberi tutti. Il rischio è che al posto del voto utile ci sia il voto della leggerezza, della superficialità. La seconda è: vinceranno, ma non governeranno, perché si squaglieranno subito dopo. La terza: tanto l’Europa alla fine ci salva» invece, ha concluso parlando ci candidati, "dopo non ci salverà qualcun altro, sta a noi oggi, nella campagna elettorale e nel voto, salvare noi stessi, salvare l'Italia».

La Meloni alla conquista delle grandi piazze

Un minitour elettorale della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni nei prossimi giorni toccherà le grandi piazze italiane. Domani L’Aquila, poi Firenze, nella storica Piazza Santa Croce, che spesso ospita le manifestazioni dei sindacati. Quindi Trento, Bolzano, Mestre. E domenica la sfida più impegnativa, quella di Piazza Duomo, al centro di Milano, la città che ad aprile ospitò la conferenza programmatica del partito. Fino all’exploit della chiusura unitaria con Berlusconi e Salvini, il 22, nella stessa piazza del Popolo dove il giorno dopo chiuderà la campagna elettorale il leader dem Enrico Letta. «Dobbiamo centrare due obiettivi: vincere come coalizione e essere primo partito», è il piano della Meloni, pronta a contestare che «la posta in gioco sia tra un governo di centrosinistra o di destra, ma tra uno con una maggioranza solida e uno con una maggioranza arcobaleno». E intanto, dal salotto di «Porta a Porta», la leader di Fdi rilancia sulle riforme. «Possiamo ripartire da sistema francese, qualcuno propone il premierato, il sindaco d’Italia, importante è che si parli di questa che è la madre di tutte le riforme. La Bicamerale è una delle soluzioni su cui sono d’accordo, sono per aprire un dibattito. Io vorrei fare le riforme con tutti ma non mi faccio impantanare dalla sinistra», spunta le armi di Letta che grida all’allarme democratico con la vittoria del centrodestra. Le riforme, lascia intendere la Meloni, le faremo a larga maggioranza e con l’accordo di tutti. All’alleato Matteo Salvini la leader Fdi ribadisce ferma la sua posizione su energia ("per rifondere i sovraccosti da qui a marzo servono 3 o 4 miliardi di euro dai fondi europei: non serve lo scostamento di bilancio") e sanzioni alla Russia ( «Non mi torna che non stiano funzionando, qualcosa invece stanno facendo. Mosca ci metterà 10 a anni a recuperare il Pil prima della guerra"). E ammette che con il leader della Lega "ci sono battibecchi, ma montarli ad arte no..." Per esempio spiega: nella famosa foto di Cernobbio «avevo le mani ai capelli, ma Salvini non stava parlando: stava parlando Letta». Giorgia Meloni squaderma sondaggi che danno Fdi ancora in crescita. E intanto torna a rintuzzare le parole del segretario dem, contro l’attuale legge elettorale: «Enrico Letta - attacca Meloni - definisce il Rosatellum «la peggiore legge elettorale che ha visto il nostro Paese". E ha ragione. Non a caso è stata scritta e imposta dal PD, con il voto contrario di Fratelli d’ Italia. Ma quanto fa ridere la sinistra italiana?». «Nel programma del Pd c'è scritto Meloni: se smetto di fare politica che fanno? Pensano sempre al mostro», ironizza. E poi: «E' gravissimo che Letta parli di una Europa di serie B con Ungheria e Polonia. Loro immaginano la Ue come un club. Letta chieda scusa alla Polonia, la nazione più esposta con la Russia, perché fa avere a Putin il messaggio che a noi della Polonia non ce ne frega nulla», affonda a «Porta a Porta».. Da registrare oggi anche la ribadita contrarietà all’adozione per i single e per le coppie gay, anche se viene accettato l’invito a cena dall’assessore al Welfare di Napoli, Luca Trapanese, papà single che ha felicemente adottato una bimba con una grave disabilità, di nome Alba e ha chiesto alla Meloni di confrontarsi. «Per un bambino essere cresciuto e amato da un papà e una mamma è meglio che esserlo da uno solo dei 2» è la chiosa della leader Fdi, che non si sposta dalle sue posizioni.    

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