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Schermaglie tra Meloni e Salvini sulla crisi energetica, Berlusconi li mette in guardia sulla Ue

I due litigano un po', e d’altronde 30 miliardi sono una cifra che ci si potrebbe fare anche una manovra. Lo scontro resta ampiamente nei limiti del galateo, ma Giorgia Meloni e Matteo Salvini continuano a battagliare. Il segretario della Lega chiede più deficit per fermare il caro bollette. Dopo giorni di risposte evasivamente negative, la leader di FdI ha palesato il suo «No» netto: «Lo dico anche rispetto alla polemica sullo scostamento di bilancio, 30 miliardi è un pozzo senza fondo». Salvini ha incassato, ma senza demordere: «Voglio vincere le elezioni con il centrodestra, siamo uniti e d’accordo con tutto, mi piacerebbe che tutti fossero d’accordo anche sull'emergenza nazionale che è il costo delle bollette, il costo della luce, del gas».

Forti di un sentiment che indica la coalizione in vantaggio in vista del voto del 25 settembre, i due leader di centrodestra portano avanti la loro campagna elettorale senza eludere la polemica. E tra i due «litiganti» si inserisce Silvio Berlusconi per mettere in chiaro un punto: «La nostra presenza nel governo è garanzia assoluta che sarà liberale, cristiano, europeista e atlantista. Se questi signori, i nostri alleati, di cui ho fiducia e rispetto, dovessero partire per direzioni diverse noi non ci staremmo». Ma il tema più battuto resta quello del caro-energia. Salvini ne fa un punto fondamentale, derubricando pure il dibattito nato dal documento degli 007 americani sui fondi russi ai partiti occidentali: «Qual è l’emergenza oggi? A leggere i giornali sono la Russia e la Cina... i dossier. Non abbiamo mai preso soldi dall’estero. Ma adesso l’emergenza sono le bollette». Per questo chiede i 30 miliardi subito, «per aiutare gli italiani a lavorare, a tenere aperte fabbriche e negozi, a pagare le bollette, è una emergenza nazionale».

In supporto arrivano anche i governatori leghisti: «Siamo di fronte a una vera e propria emergenza nazionale, e alle emergenze è necessario rispondere con tempestività e coraggio come chiedono famiglie, lavoratori e imprese. Servono subito nuove e importanti risorse pubbliche», è l’appello dei presidenti di Regione Massimiliano Fedriga, Attilio Fontana, Maurizio Fugatti, Christian Solinas, Donatella Tesei, Luca Zaia. Meloni condivide l'obiettivo, ma ha parecchie perplessità sul deficit. E alla fine le ha messe sul tavolo. Anche per replicare a quell'avversario «sempre più polemico con me che con gli avversari», aveva sottolineato nei giorni scorsi. Per Meloni, "più noi decidiamo di indebitarci per regalare soldi ai grandi player dell’energia e più loro alzeranno l’asticella, per cui credo che il fatto di continuare a fare debito purtroppo sia una misura che non ci salverà. Noi abbiamo bisogno di alzare la voce sul tetto del prezzo del gas». La sua ricetta della leader di FdI, quindi, è «soprattutto il price cap europeo» - che piace anche a Salvini ma che ha bisogno di tempi più lunghi - e «il disaccoppiamento tra il prezzo del gas e quello delle fonti di energia elettrica» per il quale servirebbero circa «3-4 miliardi di euro da qui a marzo». Se Meloni blocca Salvini sullo scostamento, Salvini blocca Meloni sul presidenzialismo. Per il segretario della Lega «è un dibattito affascinante di cui parleremo nel 2023 - taglia corto - se poi nei prossimi anni si modificherà la Costituzione nel nome del presidenzialismo va benissimo, noi ci stiamo e vanno coinvolti tutti». All’orizzonte c'è anche il tema Lombardia, col centrodestra che dovrà trovare una quadra sul candidato presidente alla Regione, al voto nel 2023. La conferma del leghista Attilio Fontana potrebbe non essere data per scontata da tutti. «Quello che mi risulta - ha detto il sindaco di Milano, Giuseppe Sala - è che Letizia Moratti è ben decisa a rimanere in campo, questo è un punto di cui sono abbastanza convinto». Ma Salvini glissa: «L'unica partita che mi interessa è quella delle bollette della luce e del gas. Bisogna correre per aiutare gli italiani. Di Lombardia riparliamo a marzo».

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